O.I.A. Osservatorio Italiano per l'Intelligenza Artificiale ha diffuso questo post
Le dovremmo far passare già come atmosfere da balletto de Il lago dei cigni di Čajkovskij ?? Facciamo un po’ fatica ad accodarci, però. Il nostro “point of view” rimane, comunque, una prospettiva affascinante e complessa. Lo stato di salute attuale e futuro dell’AGI e dei grandi modelli linguistici è una partita aperta, apertissima. Secondo ENTE NAZIONALE per l'INTELLIGENZA ARTIFICIALE - E.N.I.A.® l’AGI non è più una prerogativa delle élite tecnologiche o dei grandi laboratori di ricerca. È stata scientemente creata come strumento popolare, una democratizzazione che fornisce scenari inediti (?). L’AGI non è più un traguardo scientifico, ma un catalizzatore per una coesistenza di saperi diversi: quello scientifico e quello popolare. La nuova intelligenza artificiale diventa il megafono di una moltitudine di voci, uno strumento di comunicazione di massa capace di veicolare messaggi politici, commerciali e culturali, portando con sé delle significative criticità. La capacità di condizionare le masse e omologare il pensiero attraverso gli LLM rappresenta una sfida senza precedenti, perché mentre da un lato si abbattono barriere e si aprono nuove possibilità di espressione, dall’altro cresce il rischio di manipolazione su vasta scala (tv, internet.. vi ricordano qualcosa). Si è definitivamente aperta la stagione della iperconnessione, l’AGI è già diventa uno strumento di emancipazione ma anche di controllo. Nell’affermarlo ci facciamo supportare dai grandi pensatori della sociologia. Ogni grande rivoluzione tecnologica, dall’invenzione della stampa all’avvento di Internet, ha attraversato fasi di apertura e consolidamento, libertà e controllo, speranza e timore. L’AGI non fa eccezione: oggi ci troviamo all’alba di un nuovo ciclo, le cui pagine sono ancora da scrivere. La domanda da farsi è se riusciremo a trovare un equilibrio dinamico tra nuove tecnologie e strutture di potere. L’AI sarà il prossimo capitolo di questa narrazione, in cui la sua diffusione non eliminerà i conflitti tra saperi, ma li trasformerà in una coesistenza che richiederà nuove riflessioni e paradigmi per affrontare le complessità emergenti. Uno scenario, questo, in cui non va ignorato la centralità dei grandi player tecnologici che detengono il controllo sui modelli linguistici più avanzati e potenti. Hanno un ruolo cruciale, perché non esisterà mai “davvero”, un’autorità globale in grado di guidare o regolamentare lo sviluppo dell’AGI. E lo sappiamo tutti. Così come è e sarà lo Spazio. Il potere di alcuni “attori”’si tradurrà in una capacità senza precedenti di influenzare le dinamiche economiche, sociali e politiche. Una asimmetria non nuova: è un elemento ricorrente nella storia delle tecnologie disruptive. Nuovi mood, quindi, la crisi dell’#AGI? Si, certo, tutto secondo programma. Adesso non c’è più bisogno dell’hype 😉