Vai al contenuto

Alpi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 5 gen 2018 alle 15:07 di Etienne (discussione | contributi) (rollback manuale completo (overlinking, alterazione dell'ordinamento alfabetico))
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Alpi (disambigua).
Alpi
Alpi innevate viste dal satellite, marzo 2007
ContinenteEuropa
StatiAustria (bandiera) Austria
Francia (bandiera) Francia
Germania (bandiera) Germania
Italia (bandiera) Italia
Liechtenstein (bandiera) Liechtenstein
Monaco (bandiera) Monaco
Slovenia (bandiera) Slovenia
Svizzera (bandiera) Svizzera
Ungheria (bandiera) Ungheria
Cima più elevataMonte Bianco (4 810,9 m s.l.m.)
Lunghezza1 200 km
Larghezzada 100 a 400 km
Superficie190 000 km²
Età della catenaOligocene
Tipi di rocceRocce metamorfiche, rocce sedimentarie

Le Alpi sono la catena montuosa più importante d'Europa, situate nell'Europa centrale a cavallo dei confini di Italia, Francia, Svizzera, Liechtenstein, Germania, Austria, Slovenia e Ungheria. Suddivise in svariati sottogruppi racchiudono in sé le vette più alte del continente centrale europeo, rivestendo anche un'importanza storica, naturalistica, idrografica e turistico-economica per i rispettivi paesi.

Toponimo

Il toponimo deriva dal latino Alpes, che può significare "pietra", "collina", "montagna", "bianco". Si chiamano in francese Alpes, in occitano Aups/Alps, in tedesco Alpen, in romancio Alps, in sloveno Alpe, in friulano Alps. Sesto Pompeo Festo nel suo Primo Libro attesta che il nome deriva da ALBUS (bianco) che i Sabini pronunciavano Alpus e indicava il colore sempre bianco della catena innevata anche durante la stagione estiva[1].

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia delle Alpi.

La storia del popolamento delle Alpi ebbe inizio con la fine dell'ultima glaciazione (circa 15.000 anni fa), quando lo scioglimento dei ghiacci incominciò a rendere abitabili vaste zone vergini.

Nella tarda preistoria i laghi prealpini ospitavano villaggi palafitticoli. Il testimone più famoso di quest'epoca è l'uomo di Similaun.

Nell'età del ferro, dai Reti e Camuni (Alpi Retiche), dai Veneti e Illiri (le Alpi Orientali), dai Celti delle culture di Hallstatt e La Tènè (il versante settentrionale). Intorno alla metà del primo millennio i Celti irruppero a sud delle Alpi e invasero buona parte del versante meridionale e occidentale, prima abitati da Liguri.

A tali quattro gruppi etnici appartenevano i popoli, politicamente organizzati in piccoli stati o confederazioni tribali, esistenti all'arrivo dei Cartaginesi e dei Romani. Durante la Seconda guerra punica i Liguri si allearono con i Cartaginesi, mentre i Galli si allearono preferibilmente con i Romani. L'episodio più famoso della guerra fu la traversata delle Alpi forse attraverso il colle del Moncenisio in val di Susa da parte dell'esercito di Annibale con gli elefanti. Alla fine della Seconda guerra punica l'Italia Settentrionale divenne la provincia romana della Gallia Cisalpina. Tuttavia le Alpi rimanevano in buona parte autonome.

Una quarantina di popoli delle Alpi Occidentali furono combattuti e vinti dai Romani nel 15 a.C. E a commemorare la vittoria fu costruito il Trofeo di Augusto, che ancora oggi si può vedere a La Turbie: rappresenta, per i francesi, la porta d'ingresso alla catena alpina. Alcuni popoli mantennero una certa autonomia sotto l'impero romano e non furono inglobati in alcuna delle province, bensì mantennero una amministrazione particolare: si tratta dei regni di Cozio e dei Graii. A ricordo di tale trattamento privilegiato rimangono gli archi di Augusto eretti nelle rispettive capitali, Susa e Aosta.

Da quanto descritto si capisce che nell'antichità le Alpi Occidentali erano le Alpi per antonomasia, attraversate da Annibale e da Giulio Cesare. Anche il nome "Alpes", che è utilizzato nel senso moderno per la prima volta in latino, è preso in prestito da una lingua parlata nelle Alpi Occidentali, probabilmente ligure, in cui significava semplicemente "montagne".

Durante il Medioevo le Alpi furono una delle aree dell'Europa Occidentale meno toccate dal Feudalesimo, in quanto il territorio non produceva abbastanza, oltre a quanto necessario alla famiglia del contadino o del pastore, per permettere di dare una parte del raccolto al feudatario. In effetti i territori alpini non erano di alcun interesse economico per gli Stati della pianura, ma erano strategici su di un piano militare.

Cosicché ci furono due tendenze, spesso riscontrabili nello stesso territorio: Da un lato parecchi territori alpini godevano di una sostanziale autonomia interna pur appartenendo a uno Stato confinante, che aveva diritto di tenervi guarnigione. Dall'altro lato molti di essi erano organizzati come comuni rustici, piccole repubbliche di montanari, o di piccoli nobili locali.

Il caso estremo di queste due tendenze è la Confederazione, pienamente indipendente, dei cantoni svizzeri. Tuttavia godevano di autonomia all'interno dei rispettivi stati anche gli écartons delle Alpi francesi e dell'alta Val di Susa, le comunità delle valli valdostane, i tre "terzi" della Valtellina, nonché le contee di Bormio e Chiavenna, le Magnifiche Comunità di Fiemme e di Fassa, le regole cadorine.

Tutte queste autonomie locali cessarono con l'occupazione napoleonica dei vari stati e l'Ottocento vide l'affermarsi delle amministrazioni centralizzate in tutti gli stati alpini, forse esclusa la Svizzera.

A partire dalla seconda guerra mondiale questa tendenza si è invertita e, sia pure per motivi questa volta linguistici, territori come la Valle d'Aosta, e le province di Bolzano e Trento hanno riottenuto un'autonomia che ricorda per certi versi quella di cui avevano goduto i territori alpini prima di Napoleone.

Geografia

Le Alpi dallo spazio (maggio 2002)

Per convenzione le Alpi hanno inizio a ovest del colle di Cadibona anche se in realtà il confine geologico è posto all'interno della superficie comunale di Genova ed è costituito dal gruppo di Voltri (dal nome del quartiere occidentale genovese presso cui è posto il confine geologico, lungo una discontinuità tettonica denominata linea Sestri-Voltaggio) e terminano a oriente nei pressi della città di Vienna, coprendo una distanza di circa 1.300 km a forma di arco tra l'Italia Settentrionale, la Francia sud-orientale, la Svizzera, il Liechtenstein, l'Austria, il sud della Germania, la Slovenia e l'Ungheria occidentale[2].

Tra Verona e Monaco di Baviera raggiungono la larghezza massima (circa 250 km), mentre nella parte sud-occidentale si arriva a quella minima (la catena tra Saluzzo e Grenoble è larga circa 120 km)[3]. L'arco alpino italiano presenta 3 grandi archi concavi presso Cuneo, Varese e Udine e una parte convessa presso Verona. L'arco alpino settentrionale viceversa è più lineare con un unico arco presso Ginevra.

La cima più alta è costituita dal Monte Bianco che con i suoi 4.810 m è considerato anche il tetto d'Europa; seguono il Monte Rosa (4.634 m), il Dom (4.545 m), il Weisshorn (4.505 m) e il Cervino (4.478 m). Altre vette importanti sono il Grand Combin (4.314 m), il Finsteraarhorn (4.274 m), l'Aletschhorn (4.193 m), la Jungfrau (4.158  m), il Barre des Écrins (4.102 m), il Gran Paradiso (4.061 m), il Bernina (4.049 m), l'Eiger (3.970 m), il Monte Pelvoux (3.946 m), l'Ortles (3.905 m), il Monviso (3.842 m), il Großglockner (3797 m), la Aiguille de la Grande Sassière (3751 m), la Palla Bianca (3.738 m), il Monte Emilius (3.559 m), la Presanella (3558 m), l'Adamello (3.554 m s.l.m.), il Monte Leone (3.552 m) il Rocciamelone (3.538 m), l'Adula (3 402 m) e la Marmolada (3.343 m)

Le Alpi sono abitate in tutto da più di 14 milioni di persone.[4]

Suddivisione

Non esiste una suddivisione del sistema alpino universalmente accettata da tutti. Vengono di seguito riportate le principali suddivisioni.

Partizione delle Alpi

Lo stesso argomento in dettaglio: Partizione delle Alpi.
Le 26 sezioni della Partizione delle Alpi

A seguito del IX Congresso geografico italiano, svoltosi nel 1924, vennero ufficializzate nel 1926 le suddivisioni del sistema alpino sulla base del documento "Nomi e limiti delle grandi parti del Sistema Alpino". La ripartizione principale individua tre grandi parti: Alpi Occidentali, Alpi Centrali e Alpi Orientali, suddivise a loro volta in 26 sezioni e 112 gruppi.

Le Alpi Occidentali vanno dal colle di Cadibona al col Ferret; le Alpi Centrali dal col Ferret al passo del Brennero; le Alpi Orientali dal passo del Brennero alla città di Fiume. Queste tre grandi parti sono suddivise ulteriormente in:

Tale classificazione deve considerarsi superata.

SOIUSA

Le 36 sezioni della SOIUSA

Nel 2005 è stata presentata ufficialmente la classificazione SOIUSA, acronimo di Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino, allo scopo di uniformare le denominazioni utilizzate negli Stati dell'area alpina. Questa classificazione prevede 2 grandi parti (Alpi Occidentali e Alpi Orientali) anziché le tre tradizionali italiane, in accordo con le classificazioni in uso oltralpe, e una ulteriore suddivisione in 5 settori, 36 sezioni e 132 sottosezioni.[5]

Le Alpi Occidentali sono suddivise in:

Le Alpi Orientali sono suddivise in:

Altre suddivisioni

Esistono anche le tradizionali classificazioni nazionali, che considerano soltanto la parte del sistema alpino ricadente sul territorio nazionale:

Esiste infine una classificazione delle Alpi Orientali secondo i Deutscher und Österreichischer Alpenverein, i club alpini austro-tedeschi detta Alpenvereinseinteilung der Ostalpen (AVE).

Geologia

Lo stesso argomento in dettaglio: Geologia delle Alpi.

Le Alpi formano una parte della cintura orogenetica terziaria, chiamata catena Alpino-Himalaiana, che si estende quasi ininterrottamente dall'Europa sud-occidentale fino all'Asia, formatasi come risultato della collisione tra la placca africana e la placca euroasiatica, evento in cui si è chiuso l'oceano della Tetide. Durante l'Oligocene e il Miocene enormi sforzi tettonici hanno premuto i sedimenti marini della Tetide, spingendoli contro la placca di Eurasia formando quindi le attuali Alpi. All'interno della catena è quindi possibile ritrovare porzioni del vecchio basamento cristallino, che costituisce il substrato dei depositi marini, affiorante in superficie.

Idrologia

Dalle Alpi nascono importanti fiumi europei, che vanno a lambire importanti città europee nelle loro rispettive pianure.

Lungo le creste più elevate poste in genere lungo i confini geografici delle nazioni interessate passa lo spartiacque alpino che delimita quattro bacini idrografici principali:

Numerosi sono i laghi, quasi tutti di origine glaciale.

Sul versante meridionale il più grande è il Lago di Garda (o Benaco) mentre il più profondo è il Lago di Como (o Lario); altri laghi notevoli sono il Lago Maggiore (o Verbano), il Lago d'Orta (o Cusio), il Lago di Lugano (o Ceresio), il Lago d'Iseo (o Sebino) e altri più piccoli.

Sul versante settentrionale sono particolarmente importanti i laghi posti in territorio svizzero o sui suoi confini: il Lago Lemano (o di Ginevra), che con i suoi 580 km² è il più grande tra tutti i laghi alpini, il Lago di Costanza, il Lago di Neuchâtel, il Lago dei Quattro Cantoni (o di Lucerna), il Lago di Zurigo, il Lago di Thun e molti altri più piccoli. Fuori della Svizzera vanno ricordati il Lago di Annecy e il Lago del Bourget in Francia, il Lago Atter in Austria, il Lago dell'Ammer, il Lago di Starnberg e il Lago di Chiem in Germania.

Le Alpi costituiscono anche un serbatoio di acqua dolce con i suoi numerosi ghiacciai.

Clima

Lo stesso argomento in dettaglio: Clima alpino.

Il clima delle Alpi è il tipico clima delle zone montuose elevate. All'aumentare della quota diminuisce proporzionalmente la temperatura. A circa 3000 metri di altitudine c'è il limite delle nevi perenni che a questa altitudine il calore non riesce a sciogliere completamente. Gli inverni sono lunghi e con abbondanti nevicate, le estati sono fresche e piovose e quindi si formano ghiacciai anche di notevoli dimensioni.

All'aumentare dell'altitudine, diminuisce la pressione atmosferica e l'aria contiene minori quantità di umidità e di anidride carbonica. Anche le piante risentono di questo fenomeno: infatti, l'acqua viene sottratta loro più rapidamente, mentre il loro livello di anidride carbonica diminuisce.

Il versante meridionale italiano delle Alpi gode in genere di un clima più mite rispetto ai versanti settentrionali e orientali grazie, oltre alla latitudine, anche all'azione schermante della catena montuosa rispetto ai venti da nord (tramontana) che in caduta sottovento possono provocare il tipico effetto föhn (o favonio). A parità di altitudine Alpi orientali e centrali tendono a essere più fredde rispetto a quelle occidentali per allontanamento dall'Atlantico e avvicinamento al blocco Euroasiatico, risentendo a volte delle correnti meridionali (scirocco e libeccio) schermate invece dall'Appennino settentrionale nel caso delle Alpi occidentali.

La piovosità è più elevata rispetto alle zone di pianura circostanti (es. Pianura Padana) e con essa anche la nevosità per effetto dell'altitudine. La stagione più piovosa è l'autunno seguita dalla primavera, l'inverno è rigido e moderatamente nevoso, l'estate è fresca e umida non mancando di frequenti rovesci e temporali. Il clima tende a essere freddo continentale nella valli alpine di bassa quota (es. Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige).

Il clima e l'idrologia delle Alpi sono soggette a cambiamenti sia di origine naturale sia antropica.[6][7][8] Le località più nevose dell'arco alpino italiano risultano essere Limone Piemonte, Madesimo e Sella Nevea.

Ambiente

Flora

Lo stesso argomento in dettaglio: Flora alpina.

Un limite naturale della vegetazione è l'altitudine, che si nota dalla presenza dei principali alberi decidui — quercia, faggio, frassino e acero montano. Questi non raggiungono esattamente la stessa quota, né è frequente che crescano assieme, ma il loro limite superiore di crescita corrisponde in modo abbastanza accurato ai cambiamenti di temperatura verso un clima più freddo che è ulteriormente confermato dai cambiamenti nel manto erbaceo nativo. Questo limite di solito rimane circa a 1200 m sopra il livello del mare sul lato nord delle Alpi, ma a sud spesso sale a 1500 m, talvolta anche a 1700 m.

Non si deve supporre che questa regione sia sempre segnata dalla presenza degli alberi caratteristici. L'intervento dell'uomo in molte regioni li ha quasi eliminati e, con l'eccezione delle foreste di faggi delle Alpi austriache, una grande foresta di alberi decidui è rara. Molte regioni, dove tali alberi esistevano una volta, sono state occupate dal pino silvestre e dall'abete rosso, che soffrono meno le devastazioni delle capre, i peggiori nemici della vegetazione arborea.

Fauna

Le specie ritratte nelle immagini seguenti si trovano numerose in diverse aree protette alpine.

Mammiferi

Tra i ruminanti, uno dei più significativi mammiferi delle Alpi è lo stambecco, che ha rischiato l'estinzione. Salvato dall'istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso è stato poi reintrodotto anche in altre aree protette delle Alpi ed è oggi considerato fuori pericolo.[9]

L'affine camoscio alpino ha visto anch'esso una forte diminuzione per la caccia eccessiva, ma con problemi meno gravi dello stambecco. Oggi è diffuso in tutta la regione alpina, anche se in modo discontinuo.[10] I camosci alpini appartengono alla stessa specie dei camosci dei Carpazi (Rupicapra rupicapra, sottospecie diverse), ma non dei camosci degli Appennini, che sono invece una sottospecie di Rupicapra pyrenaica.[11]

Sono diffusi inoltre il cervo rosso (o cervo nobile), il capriolo e in qualche zona anche il daino, introdotto dall'uomo già in epoca medioevale. Più di recente in alcune parti delle Alpi (p.es. Adamello, Alpi Marittime) è stato introdotto il muflone.[12]

I carnivori più grossi erano il lupo grigio, l'orso bruno, la lince europea, tutti cacciati intensamente e scomparsi dall'intero arco alpino entro il 1915 circa, con la sola eccezione di una piccola popolazione di orsi in Trentino. Il lupo è tornato sulle Alpi a partire dalle popolazioni appenniniche, raggiungendo intorno al 1990 le Alpi Occidentali[13] e dopo il 2000 anche le Alpi Centrali.[14] Anche nelle Alpi Orientali è ormai accertato l'arrivo da pochi anni del lupo,[15] dove però potrebbero incontrarsi sia esemplari provenienti da ovest (lupi appenninici) che esemplari orientali (lupi balcanici provenienti dalla Slovenia).

Uccelli

Altri vertebrati

Invertebrati

Parchi nazionali

Le Alpi sono sede di numerosi parchi nazionali all'interno di ciascuno Stato a testimonianza della loro importanza naturalistica. In Italia si trovano il Parco nazionale del Gran Paradiso, il Parco nazionale dello Stelvio, il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi e il Parco nazionale della Val Grande e numerosi altri parchi regionali e naturali. In Francia il Parco nazionale della Vanoise, il Parco nazionale degli Écrins e il Parco nazionale del Mercantour. In Austria il Parco Nazionale degli Alti Tauri, il Parco nazionale Gesäuse, Parco nazionale Kalkalpen.

Popolazione

Principali insediamenti dell'arco alpino

Le più grandi città dell'arco alpino sono Grenoble (Francia) con 157 424 abitanti, Innsbruck (Austria) con 122.458, Trento (Italia) con 117 185, Bolzano (Italia) con 106 441 e Lugano (Svizzera) con 68 677 e 150 000 nell'hinterland.

I francesi chiamano Grenoble "Capitale delle Alpi" (Capitale des Alpes), gli austriaci chiamano Innsbruck "Capitale delle Alpi" (die Haupstadt der Alpen), mentre in Italia viene chiamata Torino "Capitale delle Alpi" (892 649 abitanti), sebbene sorga in una pianura posta direttamente ai piedi delle Alpi.[16]

Nel 2013 la popolazione totale delle Alpi era di 14.232.088 abitanti; con un'area considerata di 190.717 km² la densità media risultava di circa 74,6 abitanti/km².[17]

Di questi la maggior parte sono francofoni, germanofoni e italofoni. Significativa è anche la comunità slovena. Tuttavia, a causa dell'isolamento dovuto alla conformazione orografica, le Alpi hanno permesso più di altre aree la sopravvivenza di minoranze linguistiche. Ad esempio nelle valli Po, Maira e Varaita si è conservato per secoli l'uso della lingua provenzale, che invece il governo francese ha bandito dall'uso ufficiale e religioso. Analogamente è successo per la lingua francoprovenzale in Valle d'Aosta. Le lingue retoromanze o ladine (friulano, romancio e ladino dolomitico), poi, sono parlate solo (eccetto il friulano) nelle Alpi. Come solo nelle Alpi sono parlati alcuni dialetti tedeschi meridionali, come il Walser e il Cimbro. Nelle vallate alpine meridionali sono parlate (di più che nella pianura padana) le lingue gallo-italiche, cioè il ligure, il piemontese, il lombardo e il veneto.

Quanto alla religione, le Alpi sono prevalentemente cattoliche. Sono protestanti i cantoni svizzeri, escluso il Ticino, che è a maggioranza cattolica. Ma anche a questo riguardo bisogna dire che le Alpi, grazie alla configurazione del territorio, sono state per secoli il rifugio di una minoranza, la comunità valdese, che era sorta a Lione, ma ne era dovuta fuggire a causa delle persecuzioni.

Comuni e centri abitati più elevati

Trasporti

Lo stesso argomento in dettaglio: Valico alpino.

La catena alpina rappresenta un ostacolo per le principali reti di trasporto transeuropee, potendo essere oltrepassate solo con valichi o tunnel. Fra i corridoi di attraversamento principali ricordiamo:

Turismo

Le Alpi hanno una fortissima vocazione turistica. Già nel XIX secolo gli inglesi esaltavano il concetto di Alpi come playground of Europe (v. Alpinismo). Una speciale importanza per le Alpi ha il turismo associato agli sport invernali, ma anche il turismo degli amanti delle escursioni e delle arrampicate. Per molte comunità alpine il turismo è diventato praticamente l'unica fonte di reddito (a scapito delle attività tradizionali, relegate a un ruolo marginale). Famose in Italia sono stazioni invernali ed estive come Sestriere, Courmayeur, Breuil-Cervinia, Alagna Valsesia, Macugnaga, Madesimo, Livigno, Bormio, Tonale, Madonna di Campiglio, Cortina d'Ampezzo, ecc. in Francia Chamonix, Courchevel, Tignes, Méribel, Morzine, Les Deux Alpes, ecc., in Svizzera Zermatt, Saas-Fee, Sankt Moritz, Wengen, Adelboden, Veysonnaz, Crans-Montana, Gstaad, Lenzerheide, Davos, ecc., in Austria Kitzbühel, Soelden, Schladming, Lienz, Flachau, Saalbach-Hinterglemm, Sankt Anton, Nassfeld-Pramollo, ecc., in Slovenia Kranjska Gora, Plezzo, Maribor, ecc., in Germania Garmisch-Partenkirchen, ecc.

Gli ambientalisti e una parte degli abitanti locali temono però sempre maggiormente i danni che il turismo di massa può arrecare e invocano sempre più spesso dei limiti all'utilizzo turistico delle Alpi. Ad esempio, vengono costruite sempre più vie di comunicazione attraverso le montagne, vengono alterate le strutture dei villaggi, aumentano i rifiuti da smaltire. D'altra parte, lo sviluppo delle infrastrutture turistiche ha già toccato in diverse vallate il suo limite perché la superficie utile è limitata da pericoli naturali (valanghe, frane, ecc.). Alcune tragiche disgrazie negli ultimi anni (ad es. a Galtür (Tirolo)) nel febbraio 1999 hanno evidenziato questa problematica.

Il turismo itinerante rappresenta invece un esempio di turismo ecologicamente sostenibile ("turismo dolce"), in particolar modo se riscopre vallate semi-abbandonate e minacciate dall'emigrazione, contribuendo ad assicurare una fonte di introiti per le popolazioni originarie. Questo tipo di turismo viene pubblicizzato in maniera esemplare dalla Grande Traversata delle Alpi in Piemonte.

Con una lunghezza di 23 chilometri e uno spessore di 900 metri, il Ghiacciaio dell'Aletsch è stato il primo sito naturale dell'arco alpino a essere integrato nel patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Condizioni

Il Cervino

La varietà paesaggistica, le bellezze culturali e le particolari condizioni climatiche sono prerequisiti ottimali per l'utilizzo turistico delle Alpi, poiché permettono offerte differenziate per i diversi interessi turistici (ad es. turismo di relax, attivo, di cura, culturale, ecc.). In estate sono possibili soggiorni riposanti o energizzanti (trekking, passeggiate, turismo balneare sui laghi), e soprattutto la vacanza sportiva nella sua forma più elevata, l'Alpinismo. Questa è stata anche l'attività che ha inaugurato lo sviluppo turistico delle Alpi. In particolar modo fu il turismo inglese a lasciare un'impronta decisiva al termine del XIX secolo. Già all'epoca vennero organizzati dall'inglese Thomas Cook dei viaggi di massa dalla Gran Bretagna verso le Alpi. In inverno le Alpi sono un'attrattiva mondiale per gli sport invernali, fra i quali domina lo sci nelle sue diverse evoluzioni e varianti. Negli ultimi decenni il turismo invernale ha però ceduto il passo alla sua variante estiva in numerose aree della catena montuosa.

Vantaggi e pericoli

Attraverso il turismo di massa si creano posti di lavoro e introiti a livello regionale, e si può ridurre lo spopolamento delle aree montane. Il turismo alpino è però spesso concentrato solo in determinati territori, città o paesi. Nei grandi territori privi di turismo di massa l'emigrazione è infatti tuttora rilevante. Spesso si incontrano a breve distanza aree di grande sfruttamento e "terre di nessuno", almeno a livello turistico. Questo fenomeno si riscontra prevalentemente nelle Alpi italiane, anche a causa della loro estensione.

Le popolazioni alpine sono ormai fortemente dipendenti dal turismo di massa. A questo fenomeno si sottomettono spesso intere aree del vivere civile, e talvolta le identità o le particolarità regionali si riducono a semplici cliché. Inoltre le condizioni di lavoro legate al turismo offrono spesso prospettive limitate e non interessanti (orari di lavoro estremamente flessibili, compensi ridotti, elevata stagionalità). I lavoratori che non vogliono o non possono sottostare a queste condizioni trovano soltanto le alternative dell'emigrazione o del pendolarismo.

L'intensivo turismo di massa ha portato anche problemi ecologici, come inquinamento, problemi di smaltimento dei rifiuti, incremento del traffico stradale e "inquinamento estetico", ad esempio a causa di strutture altamente tecnologiche come le funivie, che hanno un notevole impatto ambientale.

Curiosità

  • Nelle scuole di primo grado (negli anni sessanta e settanta, del secolo scorso) si insegnava una frase mnemonica per ricordare i nomi dei vari tratti dell'arco alpino che circonda la pianura Padana, nel loro esatto ordine:
"Ma Con Gran Pena Le ReCa(no) Giu", con la variante, più completa, di
"MA LI CON GRAN PENA LE RETI CALA GIU", che ricorda, partendo dalla Liguria, MArittime, LIguri, COzie, GRAie, PENnine, LEpontine, REtiche, CArniche, GIUlie.
  • Di seguito è riprodotta una rara immagine (composta) dell'arco alpino, visto dalla località Guarda di Loiano (Bologna) in una giornata di straordinaria limpidezza. Le montagne sono inquadrate da più di 250 km di distanza
Ingrandisci
Collegamento diretto all'immagine nelle sue dimensioni reali.

.

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ Fest. de verb. sign. I, s.v. album: Sabini tamen alpum dixerunt: unde credi potest nomen Alpium a candore nivium vocitatum.
  2. ^ I Monti Sopron e i Monti Kőszeg chiamati Alpokalja fanno ancora parte della catena alpina e si trovano in Ungheria.
  3. ^ Alpi, su treccani.it, Istituto Treccani. URL consultato il 25 luglio 2017.
  4. ^ Paolo Angelini e Marcello Emma, La convenzione delle Alpi per la popolazione e la cultura alpine, in Popolazione e cultura: le Alpi di oggi, FrancoAngeli, 2015, pp. 21.
  5. ^ Sergio Marazzi, Atlante Orografico delle Alpi. SOIUSA, Pavone Canavese, Priuli & Verlucca, 2005.
  6. ^ (EN) Matthias Huss, Regine Hock e Andreas Bauder, 100-year mass changes in the Swiss Alps linked to the Atlantic Multidecadal Oscillation, in Geophysical Research Letters, vol. 37, n. 10, 1º maggio 2010, pp. L10501, DOI:10.1029/2010GL042616. URL consultato l'8 novembre 2016.
  7. ^ (EN) Matteo Zampieri, Enrico Scoccimarro e Silvio Gualdi, Atlantic influence on spring snowfall over the Alps in the past 150 years, in Environmental Research Letters, vol. 8, n. 3, 1º gennaio 2013, pp. 034026, DOI:10.1088/1748-9326/8/3/034026. URL consultato l'8 novembre 2016.
  8. ^ Matteo Zampieri, Enrico Scoccimarro e Silvio Gualdi, Observed shift towards earlier spring discharge in the main Alpine rivers, in Science of The Total Environment, 503–504, 15 gennaio 2015, pp. 222–232, DOI:10.1016/j.scitotenv.2014.06.036. URL consultato l'8 novembre 2016.
  9. ^ (EN) Aulagnier, S., Kranz, A., Lovari, S., Jdeidi, T., Masseti, M., Nader, I., de Smet, K., Cuzin, F., 2008, Capra ibex, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 23 dicembre 2017.
  10. ^ (EN) Aulagnier, S., Giannatos, G., Herrero, J., 2008, Rupicapra rupicapra, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 23 dicembre 2017.
  11. ^ (EN) Herrero, J., Lovari, S., Berducou, C., 2008, Rupicapra pyrenaica, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 23 dicembre 2017.
  12. ^ Fauna, su Parco Naturale Adamello-Brenta. URL consultato il 23 dicembre 2017.
  13. ^ Centro faunistico Uomini e Lupi, su Parco delle Alpi Marittime. URL consultato il 23 dicembre 2017.
  14. ^ Situazione in Svizzera, su Kora. URL consultato il 23 dicembre 2017.
  15. ^ G.Drogo, Il ritorno del lupo sull'Altopiano di Asiago, su neXt Quotidiano, 5 aprile 2017. URL consultato il 23 dicembre 2017.
  16. ^ Torino 'capitale delle Alpi', ospiterà la XIII Conferenza, su adnkronos.com.
  17. ^ AA.VV., Cambiamenti demografici nelle Alpi (PDF), Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi, pp. 17. URL consultato il 23 maggio 2017.

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN148144928888154441142 · LCCN (ENsh85003839 · GND (DE4001328-5 · BNE (ESXX451467 (data) · BNF (FRcb11934036f (data) · J9U (ENHE987007294888005171
  翻译: