I(n)-RRealtà
Sfuggire all’inconsapevolezza è, da sempre, la mia missione personale.
Odio le reazioni automatiche, odio fare qualcosa senza accorgermene e l’idea di vivere la mia vita senza rendermi conto di dove sto andando e perché, mi è sempre sembrata la peggior condanna che esista.
E proprio per questo, negli ultimi anni, ho dedicato all’autoriflessione e all’introspezione un tempo sempre maggiore, uno spazio sempre più ampio della mia vita. Appena posso, mi tuffo dentro: frugo nelle mie emozioni, cerco correlazioni, cause, cerco risposte, rielaboro i ricordi... .
Per un po' ha funzionato, questa cosa sembrava portare più luce sulla mia vita, più presenza e invece mi accorgo che tutto questo mi sta danneggiando.
È paradossale, lo so, ma è vero: tutto questo riflettere mi allontana dalla vita!! La medicina che sembrava potesse curarmi dalla cecità, mi sta rendendo cieca (e dipendente anche)!.
Sì perchè di fatto, pensarsi tanto, cioè pensare tanto-spesso-e-volentieri a ciò che si è, a ciò che si fa e a ciò che si vuole, è un’attività ad altissimo rischio di dipendenza.
A me succede così: che tutto questo “arrotolarmi verso l’interno” mi crea come una realtà alternativa, tutta teorica-immaginaria-basata solo sulle mie percezioni-quindi-suggestionevole-e-suggestionante, che sembra espandersi e colorarsi sempre di più.
La mia mente si trova a suo agio in quei percorsi, si sente viva, le sembra di essere in esplorazione; quando scopre qualcosa, poi, un indizio, una risposta, ecco che quell’irrealtà diventa ancora più soddisfacente e piacevole, un luogo meraviglioso in cui restare.
La verità è che ci torno dentro anche senza volerlo. È diventato un automatismo. Esattamente l’automatismo da cui stavo scappando!
Esattamente l’assenza che volevo evitare.
Ma è fantastico riconoscerlo! E tirarmi fuori ogni volta che me ne accorgo.
Scultura in foto: “Overthinking is what kills you”.
Thomas Lerooy
Paris.