Instagram, la nostalgia è sempre quella di una volta

Alla fine è vero, le tecnologie e le innovazioni che ci piacciono di più sono quelle che ci fanno restare connessi ai nostri ricordi, ai sentimenti, alle persone. Antonio Filoni di Duepuntozero Doxa condivide generosamente i risultati della ricerca Italia 2.0, dedicata agli italiani digitali e ci parla del crescente sviluppo di Internet in Italia meridionale, dell’abitudine di informarsi in rete, dei nuovi usi di Linkedin e degli altri social media. Tutto interessante, ma più di tutto mi ha colpito la “pillola” numero 4: Instagram è il nuovo diario. Facebook l’agenda.

Instagram si distingue per essere il social network che meglio di tutti soddisfa il bisogno di tenere un diario dei propri momenti. Un dato che sorprende, soprattutto se si pensa a quanto Facebook abbia investito sulla funzione diario. Ma quali sono gli asset su cui Instagram ha nel tempo raggiunto questo primato? Sicuramente il potere del visual: immagini e video che consentono agli utenti di fare personal branding, di raccontare i momenti delle propria giornata in modo più facile, più emozionale, più caldo rispetto a quanto non accada con la modalità testuale, tipica di Facebook”.

E così milioni di Italiani si muovono tra Facebook - agenda, strumento del fare, dell’accadere - e Instagram - diario, luogo dove si fermano i momenti da ricordare, tenendoli vicini alle emozioni che li hanno accompagnati. A questo proposito, viene in mente un episodio di Mad Men (chi l’ha visto se lo ricorda) in cui Don Draper, come direttore creativo dell'agenzia presenta l’idea per il lancio del nuovo proiettore per diapositive Kodak, chiamato Wheel. Don proietta una serie di immagini tratte dal suo personale album di famiglia (immagini intrise di nostalgia, per chi conosce la sua storia), e intanto parla più o meno così:

Teddy mi disse che in greco nostalgia significa letteralmente dolore che deriva da una vecchia ferita. È uno struggimento del cuore di gran lunga più potente del ricordo. Questo aggeggio non è una navicella spaziale, è una macchina del tempo. Va avanti e indietro. Ci porta in un luogo dove moriamo dalla voglia di ritornare. Non si chiama “ruota”, si chiama “giostra”. Ci fa viaggiare nel modo in cui viaggiano i bambini. Gira e rigira, e poi di nuovo a casa. In un posto dove sappiamo di essere amati“.

Di quella puntata di mad Men ne hanno parlato in tanti, anche Il Post e il New York Times. Ed ecco il video: qui in inglese e qui in italiano.  Foto di AMC.



fabio corno

associate professor at Università Milano-Bicocca

8y

Molto interessante! I bisogno sono più o meno gli stessi; cambiano gli strumenti...

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