Il programma per lo sviluppo dei nuovi MTB e IFV per la componente corazzata pesante dell’Esercito Italiano è il più ambizioso in Europa in questo momento, con cifre che arrivano a sfiorare i dieci miliardi di euro. Si tratta di cifre importanti per un obiettivo strategico da raggiungere con una certa rapidità, anche in considerazione dell’urgenza che l’Esercito ha di rinnovare totalmente le sue forze pesanti, rendendole idonee a sostenere una dimensione “combat” tornata alla ribalta dopo anni di “alleggerimento” dei mezzi, figlio dell’impiego in missioni di peacekeeping e counterinsurgency.
L’ex capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Pietro Serino, ha spiegato che, se l’obiettivo è quello di “operare in ottica multidominio interforze”, sarà necessario che l’Esercito sia anch’esso in grado di lavorare in chiave multidominio al suo interno. Va da sé che anche le piattaforme totalmente terrestri, che siano esse carri armati o veicoli corazzati per fanteria, debbano, quindi, essere pensate, progettate, realizzate e impiegate seguendo lo standard che già si sta adottando per i mezzi ad ala rotante, come il nuovo elicottero da esplorazione e scorta (NEES) AW249: l’elicottero, infatti, già integra il concetto di manned-unmanned teaming ed è in grado anche di gestire munizioni e sistemi lanciati da altri. C’è anche un altro aspetto da evidenziare, circa la possibilità di ridisegnare in chiave “aeronautica” la plancia di comando e controllo di MTB e IFV, strutturata su “due operatori affiancati con schermi e cloche”.
Il concetto del manned-unmanned teaming per le piattaforme terrestri si esplica nell’ampliamento delle funzioni di comando e controllo, ma anche nella possibilità, per MTB ed IFV, di controllare droni aerei e terrestri direttamente dal mezzo, tramite un “un operatore dei sistemi di bordo”, che andrebbe a sostituire l’ormai obsoleto “servente al pezzo”..
Da capo dello SME, il generale Serino aveva spiegato che i mezzi dell’Esercito dovranno essere sviluppati coerentemente ad un approccio multidominio (che ha soppiantato la concezione di joint) e di cooperative systems, che dovrebbe superare la logica delle Combined Arms. Per essere funzionali a questo approccio – che è figlio dei conflitti in corso – le piattaforme dell’Esercito Italiano dovranno tutte essere strutturate seguendo il concetto “cooperativo” del C5I (Comando, controllo comunicazioni, computer, cyber e informazioni).
In considerazione del fatto che la dimensione terrestre sia essa stessa “multidimensionale”, non è escluso che la “mentalità aeronautica”, oltre ad essere un bagaglio di cultura industriale da traslare, nell’industria della difesa, per “mobilità interna” dal settore aerospaziale a quello dei sistemi terrestri, possa fungere anche da base concettuale per lo sviluppo del nuovo MTB e del nuovo IFV dell’Esercito Italiano.
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Danke Ralph!