- Arte per il Sabato - "Dipinti Segreti" di Mel Ramsden (1967 - 1968) Questa cosa mi piace da morire. Rispetto ai normali monocromi abbiamo qui anche un blocco di testo. Si legge: "Il contenuto di questo dipinto non è visibile: il soggetto e la dimensione del contenuto devono essere mantenuti permanentemente segreti, noti solo all’artista”. Appartenente a una serie, l'opera mi intriga non solo per il suo contenuto “concettuale”, in fondo non lontano dalle creazioni di Kosuth sul linguaggio e sulla estemporanea esplicazione di sé, come ad esempio “Four Colors Four Words” (che abbiamo già visto: primo link a questo post). Qui c’è anche l’omaggio a “Quadrato Nero” di Malevič (1915) di cui ho scritto qualche anno fa (Link nel primo commento a questo post). Conosciuto come “il punto zero della pittura”, Quadrato Nero venne archiviato e classificato dal regime bolscevico con la maldestra e contraddittoria motivazione “fra i più modesti tesori dello Stato”. Ma se il quadro nero di Malevič era espressione dell’idea suprematista della sensibilità pura nell’arte, questo lavoro di Ramsden va oltre la questione dell’essenza dell’opera, indagando il rapporto tra essa, l’autore e lo spettatore. #arte #art #concettuale #arteconcettuale
Post di Filippo Capurro
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- Arte per il Sabato - “Libro dimenticato a memoria” di Vincenzo Agnetti (1969) Un oggetto. Potremmo dire una scultura. Un grande volume corredato da nastri segna pagina e da una copertina di tela. Lo spazio delle pagine è stato però rimosso e i fogli ridotti a cornice. Un vuoto assoluto di grande impatto. Un’opera che, in linea con altre esperienze dell’arte concettuale, ci parla del limite insito nella parola, e forse in ogni altro linguaggio. Ma soprattutto un invito a riflettere. Perché la vita non è una sequenza di certezze; perché la nostra esistenza è una narrazione dove tutto è possibile; perché la forza del racconto sta proprio nella sua capacità di svolgersi e di cancellarsi. Ma sopratutto perché per andare avanti è necessario sia ricordare che dimenticare. #arte #art #arteconcettuale
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- Arte per il Sabato - “Giovane che guarda Lorenzo Lotto” di Giulio Paolini (1967) “Controfigura (critica del punto di vista)” di Giulio Paolini (1981) Ormai due classici dell’arte concettuale, queste fotografie realizzate su tela emulsionata. Il primo, “Giovane che guarda Lorenzo Lotto” del 1967, è un lavoro che riflette sull’atto di guardare l’opera d’arte. Si riprende il “Ritratto di giovane uomo” di Lorenzo Lotto e si attua un ribaltamento del punto di vista ponendo l’attenzione su ciò che sta fuori dalla riproduzione fotografica. La scelta del titolo rafforza il disorientamento: chi sta guardando l’uomo ritratto? Circa quindici anni dopo in “Controfigura (critica del punto di vista)” Paolini, con un fotomontaggio, sostituisce gli occhi del giovane con l’immagine dei suoi stessi occhi. Il ribaltamento delle parti è ancor più accentuato, entra in gioco anche il ruolo dell’artista che diventa, al tempo stesso, esecutore e fruitore dell’opera: guarda se stesso e insieme propone al pubblico il suo punto di vista. Nessuna soluzione in questo labirinto. Giulio Paolini disse in un’intervista: “L’arte non si preoccupa dell’osservatore, l’arte non osserva, l’osservazione è a senso unico, è lo spettatore che la guarda. Nella mia idea l’arte non ha nessun obbligo, va per conto suo. L’arte è oltre quella porta, non ci ascolta né si interessa a noi”. Il riferimento a un capolavoro del passato a me sembra così tanto post moderno. #arte #art #arteconcettuale
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La questione del rapporto tra l’opera d’arte e la sua immagine è una figura di grande interesse teorico, un sintomo che si impone alla nostra attenzione nel momento attuale, quello del confronto con il fenomeno dell’immagine culturale e sociale, con l’immagine prodotta dall’universo mediatico.
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- Arte per il Sabato - “Merda d’Artista” di Piero Manzoni (1961) E’ probabilmente una delle opere più note dell’arte concettuale. Ne furono realizzati novanta esemplari di cui oggi ne sono rimasti circa settanta. Il contenuto delle scatole sigillate, etichettate e simili a quelle della carne conservata, pesa trenta grammi. Il prezzo di vendita era ufficialmente quello dell’oro zecchino, ma la transazione doveva avvenire mediante scambio diretto con il metallo prezioso, senza l’intermediazione del denaro. Cosa veramente contenessero le scatole nessuno lo sa. Pippa Bacca - nipote dell’artista e a sua volta artista e protagonista di una tristissima vicenda di cronaca - disse che contenevano marmellata. Ma ciò che conta, come in tutta l’arte concettuale, è l’idea. Una chiave interpretativa dell’opera è la messa in ridicolo del sistema dell’arte, alludendo al fatto che un artista sostento dalla critica, troverebbe mercato al di là delle proprie qualità. Benché già dal “dada” - ad esempio “L.H.O.O.Q.” di Marcel Duchamp - sia andata in scena l'irrisione dell’arte, va detto che il "concettuale" passa messaggi più complessi. Abbiamo visto ad esempio il discorso di Kosuth e di Bochner sulla lingua; quello di Opałka sul tempo, la provocazione di Paolini sul rapporto tra opera e spettatore e il viaggio onirico nella memoria di Boltanski. Manzoni studia e sperimenta l’opera in funzione del corpo dell’artista e a volte di quello dello spettatore, come in “Base magica”, un supporto sul quale chiunque può essere considerato scultura. Nel caso dell'opera qui presentata il rapporto è simbolico giacché è precluso il contatto diretto con il contenuto della scatoletta. Sulla stessa linea ricordiamo “Impronte", “Fiato d’artista”, come pure il progetto delle fiale di “sangue d’artista”. E così il corpo diventa firma, sigillo e certificato di autenticità. Ma sopratutto si pone sacralmente come reliquia. #arte #art #arteconcettuale
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- Arte per il Sabato - “1965 / 1 – ∞” di Roman Opałka (1965) Le ultime volte Kosuth con la fragilità del linguaggio, oggi Opalka con l’inesorabilità del tempo. Roman Opałka decise di fare del tempo il tema principale della sua poetica e di rappresentarlo ricorrendo ai numeri, la cui successione esprime appunto lo snodarsi del divenire. Così iniziò a dipingere numeri bianchi su sfondo scuro, da uno all’infinito. Ogni nuova tela iniziava partendo dal numero successivo a quello con il quale era terminata la precedente. Lo sfondo si schiariva nel tempo e l’obiettivo era quello di arrivare a dipingere - alla fine della sua vita - bianco su sfondo bianco. Ciò, secondo lui, sarebbe avvenuto appena raggiunto il numero 7.777.777; ma l’Artista riuscì ad arrivare a 5.607.249. Così disse: "Tutto il mio lavoro è fatto solo per descrivere e contare l'inesorabile flusso del tempo, dal primo momento a un momento infinitamente futuro. Ciò che mi devasta è la nostra piccolezza: se esistiamo in un istante, il momento dopo potremmo non essere più nulla”. A questo progetto si affiancò nei primi anni ’70 quello dei "Détails photo" nel quale fotografava se stesso vestito sempre allo stesso modo, per documentare come il suo viso si modificasse nel divenire, divenendo così egli stesso scultura del tempo. Mi piace immaginare se fosse arrivato a dipingere bianco su bianco. Quale il significato? Io dico che quando i numeri non si vedono più, non è possibile sapere se ciò avviene perché il (nostro) tempo è davvero finito o solo per la limitatezza dei sensi, che non riescono a percepire ciò che ancora fluisce in altri modi. #art #arte #concettuale
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È uscito su Progetto Montecristo l’articolo di anna letizia candelise ( bio: https://lnkd.in/excg4uKs ) dal titolo « 𝐋’𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄𝐕𝐎𝐋𝐄 𝐂𝐔𝐑𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝐌𝐎𝐍𝐃𝐎 – 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐃𝐚𝐥𝐢𝐬𝐢 »
È uscito su Progetto Montecristo l’articolo di anna letizia candelise ( bio: https://lnkd.in/excg4uKs ) dal titolo « 𝐋’𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄𝐕𝐎𝐋𝐄 𝐂𝐔𝐑𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝐌𝐎𝐍𝐃𝐎 – 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐃𝐚𝐥𝐢𝐬𝐢 » https://lnkd.in/erK4mTj7 Vi si parla della figura di un artista contemporaneo, Riccardo Dalisi da poco scomparso, che l’autrice incontrò nel suo studio. All’interno sono presenti anche diverse fotografie delle opere dell’artista originario di Potenza. #progettomontecristo Editoriale Delfino Massimo Biecher
L’AMOREVOLE CURA DEL MONDO - Riccardo Dalisi
https://progettomontecristo.editorialedelfino.it
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Esiste un denso microsaggio dell'architetto Emanuela Pulvirenti attorno al ruolo dell'uovo in arte. Non senza aver prima sottolineato le implicazioni concettuali dell'oggetto (uovo cosmico; simbolo di Resurrezione per il Cristianesimo; fusione del cerchio - emblema del divino - con il triangolo - raffigurazione dell'ascesi mistica), Emanuela enumera illustri pittori che se ne sono occupati nel corso della Storia. Tra di loro, Velazquez, Bruegel il Vecchio, De Chirico, Dalì. Via tutto, ora. Sì, se mi scusate la brutalità, Vi chiedo di fare tabula rasa dei riferimenti testè esposti. Perché la fotografia di Leonardo Baldenegro merita di essere delibata d'acchito, beandosi del suo valore fotografico ed iconografico senza filtri culturali, solo - ma è molto - lasciandosi intridere della sua fine sapienza realizzativa e compositiva. Certo, anche Leonardo conosce gli antecedenti, in arte. E questa è una fotografia di chi ha respirato pittura. Molta pittura, da essa estraendo personale sintesi che esprime peculiare cifra stilistica. Cifra stilistica promanante severa icasticità, ove il netto stagliarsi delle parti non abdica a sobrietà timbrica e coloristica misura. E con tanto passato evocato e trasformato, la nota d'attualità: il tatuaggio del punto e virgola. Non lo sapevo, pare simboleggi tormentata vittoria dopo accidentato percorso psicologico. E come segno paragrafematico, l'intermediatezza di cesura tra proposizioni, ergo situazioni. Ecco, come il dolce penetrare del passato nel presente che Leonardo introduce. Perché se πάντα ῥεῖ, nondimeno il flusso conosce tappe. Luoghi in cui guardare, con la soddisfazione di riscontrare che tracce, rivissute e reinventate, permangono. All rights reserved Claudio Trezzani https://lnkd.in/dq9VBkwa
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- ARTE PER IL SABATO - “Intolerance” di Valerio Adami (1974) Pop Art e disegno grafico si combinano con un forte interesse per la narrazione. Profonda è l’influenza del popist americano Roy Lichtenstein e del suo linguaggio fumettistico. Ma Adami è più indiretto, più intellettuale, più narrativo, e fa un uso raffinato di simbolismo e riferimenti culturali. Io ci vedo tanti piccoli omaggi a Gauguin, all’Art Nouveau e all’Espressionismo di inizio secolo, che impreziosiscono il suo lavoro rendendolo oltremodo sofisticato. I temi sono il mito, la letteratura, la filosofia e soprattutto la condizione umana. “Intolerance”, con i suoi colori vivaci e la suddivisione netta delle superfici mediante contorni marcati da linee nere, attinge ampiamente al linguaggio del fumetto e della grafica pubblicitaria. L’opera non si limita a rappresentare la realtà, ma la decostruisce, ricombinandola in forme quasi simboliche e narrative. I personaggi e gli oggetti sono frammentati e immersi in uno spazio indefinito, che invita lo spettatore a riflettere sul significato delle scene rappresentate. Il titolo suggerisce una critica alle dinamiche oppressive e ai conflitti sociali. Le figure di Adami, spesso isolate o in pose tese, comunicano un senso di disconnessione emotiva e psicologica. Una riflessione universale sull’incapacità degli individui di relazionarsi e di comprendersi, all’interno di società sempre più complesse. #Art #Arte #popart #concettuale #valerioadami
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I quadri di giuseppe veneziano sono un viaggio attraverso la sperimentazione, la contaminazione e la #provocazione. Le sue opere sono più di semplici immagini, sono narrazioni visive che sfidano, interrogano e talvolta sconvolgono, spingendo sempre l’osservatore a confrontarsi con le proprie convinzioni e il proprio contesto culturale. Il mio articolo per Divenire
Chi è Giuseppe Veneziano, pittore di spicco nell’arte contemporanea italiana
divenirenews.it
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Cos’è un quadro? Chi o che cosa stabilisce il valore di un’opera? Per tutta la storia dell’arte, il quadro è stata una superficie sulla quale l’artista ha tentato di ricreare la sua visione della realtà. E qual è il suo valore? Semplicemente quello percepito dall’utente finale, che fosse il committente o il mercato. Se tu riconosci che io sono un artista e io dichiaro che questo palloncino pieno d’aria è un’opera d’arte, allora posso stabilire un suo valore che non avrà nulla a che vedere con la qualità del materiale o con il pregio dell’oggetto, ma solamente sulla mia abilità di convincerti di ciò che ho stabilito. Ed è proprio questo che Manzoni evidenzia con il suo “fiato d’artista”, un semplice palloncino riempito dell’aria dei suoi polmoni, trasformato così in opera d’arte. Manzoni mette così al centro la figura dell’artista, criticandola al tempo stesso: il fiato diventa atto creativo, e ciò che conta è solo la firma dell’autore, non l’opera in sé. #PieroManzoni #fiatodartista #palloncino #ArteConcettuale #Arte #ArteContemporanea #7art #artmeetsblockchain
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Avvocato Giuslavorista | Partner “Studio Legale Associato Beccaria e Capurro”
6 mesi"Four Colors Four Words": https://www.filippocapurro.it/arte-per-il-sabato-four-colors-four-words-di-joseph-kosuth-1966/ | "Quadrato Nero": https://www.filippocapurro.it/arte-per-il-sabato-quadrato-nero-di-kazimir-malevic-olio-su-lino-1915/