L'indice di sviluppo umano? mai così alto! Nonostante le sfide poste dalla pandemia di Covid-19, ci sono prove che suggeriscono che le disuguaglianze globali si stanno riducendo. Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, il divario nello sviluppo umano tra i paesi più ricchi e quelli più poveri si è ridotto negli ultimi due decenni, anche se il ritmo di convergenza è rallentato a causa dell'impatto della pandemia. Questo trend positivo è stato guidato da una crescita più rapida del reddito pro capite nei paesi in via di sviluppo, in particolare nell'Asia orientale e nel Pacifico, dove il reddito nazionale lordo pro capite è aumentato del 15% negli ultimi quattro anni. https://lnkd.in/d2kMPdyY
Post di Nunzio Mastrolia
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L'indice di sviluppo umano? mai così alto! Nonostante le sfide poste dalla pandemia di Covid-19, ci sono prove che suggeriscono che le disuguaglianze globali si stanno riducendo. Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, il divario nello sviluppo umano tra i paesi più ricchi e quelli più poveri si è ridotto negli ultimi due decenni, anche se il ritmo di convergenza è rallentato a causa dell'impatto della pandemia. Questo trend positivo è stato guidato da una crescita più rapida del reddito pro capite nei paesi in via di sviluppo, in particolare nell'Asia orientale e nel Pacifico, dove il reddito nazionale lordo pro capite è aumentato del 15% negli ultimi quattro anni. https://lnkd.in/duWJpy5j
L'indice di sviluppo umano? mai così alto!
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Siamo abituati a pensare al futuro in termini di numeri (PIL, crescita economica, demografia), ma spesso sottovalutiamo un aspetto fondamentale: il fattore umano. La crescita economica riguarda anche i diritti umani, la tutela ambientale e, soprattutto, la capacità di affrontare le disuguaglianze che si presentano inevitabilmente con lo sviluppo. Non basta crescere: bisogna farlo in modo sostenibile, altrimenti rischiamo di replicare i problemi che già viviamo oggi, senza aver imparato nulla dal passato. Come riusciranno questi Paesi a gestire il loro nuovo ruolo? #Economia #Sostenibilità #Leadership
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“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo. Il Pil comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana…” Era il marzo del 1968 quando Robert Kennedy fece il celebre discorso all’Università del Kansas sull'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere. Da allora si sono provati a introdurre altri indicatori, come il BES (benessere equo e sostenibile), ma il predominio del PIL rimane incontrastato. Eppure gli effetti collaterali dell'indicatore sono ormai noti e continuano ad aggravarsi. A rimarcarlo è ora uno studio dell'Onu. "Ci hanno raccontato che la crescita del prodotto interno lordo (PIL) fosse l’unico e solo obiettivo da perseguire. Che fosse l’unico e solo parametro in grado di misurare il benessere di una nazione. Il risultato? Ora viviamo in un mondo sull’orlo del collasso ambientale e sociale. Un’«economia del burnout» in cui, per la salute mentale di larghe fasce della popolazione, la disoccupazione diventa paradossalmente preferibile a un lavoro pressante, con scarso potere decisionale, instabile e pagato troppo poco. Sono le conclusioni a cui giunge il nuovo rapporto di Olivier De Schutter, relatore speciale sulla Povertà estrema e i diritti umani delle Nazioni Unite". https://lnkd.in/d6eKxDPX
L’Onu: «La nostra ossessione per la crescita ha creato un’economia del burnout»
https://valori.it
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L’Ingiustizia dei Super-Ricchi Un’analisi approfondita del recente rapporto di UBS rivela un quadro inquietante: la ricchezza globale, cresciuta del 4,2% nel 2023, è sempre più concentrata nelle mani di pochi. Sorprendentemente, solo 14 individui detengono ben 2.000 miliardi di dollari, una cifra sbalorditiva che sottolinea l’aumento della disuguaglianza economica. Questo ristretto gruppo di super-ricchi possiede una fetta di ricchezza paragonabile all’intero PIL di paesi sviluppati. La Situazione in Italia In Italia, l’indice di Gini, che misura la disuguaglianza, ha visto un aumento preoccupante da 50 a 57. Questo incremento riflette una distribuzione della ricchezza sempre più sbilanciata, con le fasce più ricche della popolazione che accumulano risorse a discapito della classe media e dei più poveri. L’Italia si trova ora ad affrontare una sfida critica: come redistribuire equamente la ricchezza per garantire una società più giusta e inclusiva. La Concentrazione della Ricchezza Globale Il rapporto evidenzia che metà della ricchezza mondiale è detenuta da appena 58 milioni di persone, meno dell’1% della popolazione mondiale. Questa concentrazione estreme pone seri interrogativi su equità e sostenibilità. Mentre alcuni accumulano fortune immense, miliardi di persone lottano per sopravvivere con salari minimi e accesso limitato a servizi essenziali. Le Cause e le Conseguenze Diverse sono le cause di questa crescente disuguaglianza: politiche fiscali favorevoli ai ricchi, globalizzazione, progresso tecnologico che avvantaggia pochi e stagnazione dei salari per la maggioranza. Le conseguenze sono evidenti: aumento della povertà, tensioni sociali e instabilità economica. La disparità di ricchezza non è solo un problema economico, ma anche morale, che richiede un’azione urgente e concertata a livello globale. Conclusione La crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è una delle sfide più urgenti del nostro tempo. Affrontarla richiede un cambiamento radicale nelle politiche economiche e sociali, volto a garantire una distribuzione più equa delle risorse e a promuovere una maggiore giustizia sociale. Solo così si potrà costruire un futuro sostenibile e inclusivo per tutti. Per approfondire, leggi l’articolo completo su Sky TG24.
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Nel panorama socioeconomico attuale, le disuguaglianze di genere rappresentano un 𝐨𝐬𝐭𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐞𝐜𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐜𝐚. Numerosi studi dimostrano che una maggiore equità di genere può portare a benefici economici tangibili con un 𝐚𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐏𝐈𝐋 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝟕%. Questo significa che 𝐜𝐨𝐥𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐠𝐚𝐩 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 non vorrebbe dire solamente fare quello che è giusto in termini etici, ma anche favorire la crescita economica dei paesi. 𝐈𝐧𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥'𝐞𝐪𝐮𝐢𝐭à 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 e noi siamo pronti ad accompagnarti in questa crescita.
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"Bene insomma pensare ai camerieri, ai braccianti e ai muratori che mancano alle nostre imprese. Ma non sarebbe male, al tempo stesso, iniziare a ripensare al ruolo della economia nelle nostre opulente e pigre società che, nel beneficiare dei flussi migratori di persone che lasciano le proprie terra a causa di dittature, guerre e carestie, si permettono il lusso di lasciare indietro una quantità impressionante di persone che, come indicano i tassi di occupazione, riteniamo di escludere dal mercato del lavoro solo perché, in ragione della loro fragilità, del loro sesso, o dei loro problemi di salute, non siamo capaci di ripensare il lavoro fuori dalla stretta sfera economicista del “lavoro produttivo” e anche, molto più banalmente, di rivedere radicalmente i concetti di presenza al lavoro e di esatto adempimento della prestazione di lavoro" . Un'interessante riflessione del Prof. Michele Tiraboschi (https://lnkd.in/ewWNUYs6) per guardare oltre i titoli allarmismitici e la retorica del "(donne) bisogna fare più figli" (e relative politiche dei bonus). https://lnkd.in/enX-y3eV
Professore di diritto del lavoro (Modena e Reggio Emilia). Coordinatore scientifico della Scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro di ADAPT
"Così come l'aumento della popolazione è stato un fenomeno che ha caratterizzato un periodo della storia dei nostri paesi, il calo demografico sarà caratteristica di un'altra fase storica, fino a che si raggiungerà un nuovo equilibrio e si arresterà o invertirà di tendenza. La politica deve assecondare le libere scelte delle persone piuttosto che contrastarle o indirizzarle verso obiettivi di stampo nazionalistico https://lnkd.in/dD4qSzEP". Ottimo intervento su "Domani Giornale" di Innocenzo Cipolletta, in netta controtendenza sulle letture di marcata impronta nazionalista ed economicista del c.d. "inverno demografico", in un Paese come il nostro che, peraltro, non riesce a garantire una accesso dignitoso al lavoro a milioni di persone. Ne scrivevo tempo fa sul "bollettino ADAPT" (https://lnkd.in/dKWnhD5b), richiamando la profezia di John Maynard Keynes che, invitandoci a non sopravvalutare l’importanza delle questioni economiche o sacrificare alle presunte necessità della economia altre questioni di maggiore e più pregnante significato per la vita delle persone, indicava nel 2030 la liberazione dal lavoro. Keynes non poteva sapere, rispetto a una "profezia mancata", che in soli 100 anni si sarebbe assistito a una vera e propria esplosione della popolazione mondiale, passando da 2 a 8 miliardi di persone con tutto quello che ne deriva in termini di crescita della povertà, diseguaglianze, sostenibilità per il nostro pianeta
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In questo momento di grande difficoltà economica #ItasMutua mette a disposizione dei propri soci assicurati validi strumenti per poter scegliere in tranquillità e sicurezza come investire i propri capitali senza rinunciare a interessanti rendimenti. #futuro #sicurezza #tranquillita’ #plurifonds #formula10
Viviamo in un’epoca di cambiamenti epocali: interdipendenza economica tra paesi, mancanza di una leadership globale, cambiamento climatico e relazioni economiche usate come armi non convenzionali. 🌊 Questi fattori contribuiscono a creare l’idea di #policrisi. ⏩️Il risultato è l’incapacità di guardare al futuro con la serenità che serve. Ma c’è ancora qualcosa che possiamo fare: 🇮🇹investire in politiche sociali e istruzione, per favorire l’occupazione giovanile 🇮🇹tutelare il lavoro delle donne per abbattere le disuguaglianze e crescere in maniera sostenibile 🛡️come assicurazione possiamo contribuire ad un nuovo equilibrio economico, progettando soluzioni previdenziali affidabili e tutelando i risparmi delle persone Questi sono alcuni dei temi emersi nei panel di Stefano Schiavo e Veronica De Romanis al nostro evento “Navigando la tempesta”. 📍 #Fondopensione #Plurifonds #Formula10
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L’Onu: «La nostra ossessione per la crescita ha creato un’economia del burnout» Un rapporto delle Nazioni Unite punta il dito contro il nostro sistema economico per il dilagare dei problemi legati alla salute mentale Ci hanno raccontato che la crescita del prodotto interno lordo (PIL) fosse l’unico e solo obiettivo da perseguire. Che fosse l’unico e solo parametro in grado di misurare il benessere di una nazione. Il risultato? Ora viviamo in un mondo sull’orlo del collasso ambientale e sociale. Un’«economia del burnout» in cui, per la salute mentale di larghe fasce della popolazione, la disoccupazione diventa paradossalmente preferibile a un lavoro pressante, con scarso potere decisionale, instabile e pagato troppo poco. Sono le conclusioni a cui giunge il nuovo rapporto di Olivier De Schutter, relatore speciale sulla Povertà estrema e i diritti umani delle Nazioni Unite. #psicologia #human #società #economia #psiche #mente https://lnkd.in/e8nCTPzM
L’Onu: «La nostra ossessione per la crescita ha creato un’economia del burnout»
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Viviamo in un’epoca di cambiamenti epocali: interdipendenza economica tra paesi, mancanza di una leadership globale, cambiamento climatico e relazioni economiche usate come armi non convenzionali. 🌊 Questi fattori contribuiscono a creare l’idea di #policrisi. ⏩️Il risultato è l’incapacità di guardare al futuro con la serenità che serve. Ma c’è ancora qualcosa che possiamo fare: 🇮🇹investire in politiche sociali e istruzione, per favorire l’occupazione giovanile 🇮🇹tutelare il lavoro delle donne per abbattere le disuguaglianze e crescere in maniera sostenibile 🛡️come assicurazione possiamo contribuire ad un nuovo equilibrio economico, progettando soluzioni previdenziali affidabili e tutelando i risparmi delle persone Questi sono alcuni dei temi emersi nei panel di Stefano Schiavo e Veronica De Romanis al nostro evento “Navigando la tempesta”. 📍 #Fondopensione #Plurifonds #Formula10
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La classifica 2024 dei Paesi più ricchi del mondo - Alla luce della crescente disuguaglianza economica tra i super-ricchi e il resto della popolazione, è una sfida ardua trovare una metrica universale che possa comparare la ricchezza di tutti i Paesi sulla Terra. Quando si può definire un Paese “ricco”? Come punto di partenza emerge il prodotto interno lordo (PIL), ovvero il valore totale di tutti i beni e servizi prodotti all’interno di un Paese. Ma per avere un’idea più precisa della ricchezza che cala sulle persone è necessario dividere il PIL per il numero di abitanti. Quel che ne risulta è il PIL pro capite, una misura più utile per confrontare il benessere economico tra un’economia e l’altra, solitamente espresso in dollari USA.
Quali sono i Paesi più ricchi al mondo? Ecco dov'è l'Italia in classifica
money.it
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