La Videoarte nell'era dell'immagine2
(segue dal post del 24 nov)
IL VIDEO OGGI. Se la diffusione del video fu straordinaria negli anni ‘70, oggi la sua presenza si è capillarmente diffusa, arrivando a dar voce alle zone più remote e realizzando, di fatto, la profezia di Warhol sui quindici minuti di celebrità. Il motivo di una diffusione così ampia va sicuramente ricercato nelle potenzialità del Web 2.0, simbolo per antonomasia del contemporaneo, che ha consentito il moltiplicarsi di voci sotto forma di testi, immagini e audiovisivi.
Pierre Huyghe, The third memory, 2000
Ma la centralità del video sta anche nell’essere diventato, col tempo, film. Spieghiamo meglio. In principio i termini film e video distinguevano due supporti diversi, portatori entrambi di contenuti visivi e, con le debite differenze, sonori. Successivamente, soprattutto a partire dalla diffusione capillare dei registratori e dell’homevideo – con le cassette Betamax, VHS, Video8 a metà degli anni ‘80 – il video iniziò a supportare anche i film, attraverso tecniche quali il più o meno professionale TeleCinema (la proiezione della pellicola e la registrazione in video essa). Oggi, sancita la supremazia del digitale, è obsoleto distinguere tra cinema e video dal punto di vista tecnico e tecnologico, tanto che nel linguaggio accademico si parla di film solo in certi casi mentre, per la condizione attuale, si tratta di cinema e di post-cinema. Senza dilungarsi su tale questione, che continua a vedervi impegnati numerosi studiosi, sarà interessante sapere che anche nell’arte, all’inizio degli anni ‘90, si assiste a un nuovo exploit del video, sotto forma di videoproiezione, con artisti quali Douglas Gordon, Pierre Bismuth e Pierre Huyge che prendono gli object-trouvé dal cinema, inserendoli nello spazio artistico (found-footage).
Pipilotti Rist, Be nice to me, 2008
Così come sarà interessante notare che molti dei video artists degli anni ‘90, quali Pipilotti Rist e Eija-Liisa Ahtila, eseguono opere realizzate secondo linguaggi che verranno ripresi dai professionisti del cinema - uno fra tutti, da Gus Van Sant.
Il cinema nella videoarte e la videoarte nel cinema? Eppure, ciò cui solitamente assistiamo recandoci ad una mostra di tal genere ha poco a che fare con il cinematografico. Questo perché il video, pur condividendo con la “settima arte” simili pratiche produttive, possiede delle caratteristiche peculiari che non hanno necessariamente a che fare con il supporto e che, durante questo evento, ci si ripromette di rendere evidenti.
F.I.V.E@Padova E LA VIDEO ARTE. Non tutto ciò che comprende il video è effettivamente definibile video arte. Sin dall’inizio infatti, i diversi usi del video necessitarono di una definizione che andasse oltre a quella generica. Nacquero quindi la video-documentazione, atta a indicare performance artistiche alla presenza di un pubblico; la video-installazione o video-scultura (a seconda del periodo e del ruolo che ha il dispositivo), con uno o più audiovisivi connessi ad elementi concreti e disposti insieme nello spazio; la video-performance, o video-teatro, azioni durante le quali viene utilizzato il video, live, in differita o pre-registrato.
Nella mostra F.I.V.E proposta al pubblico da ArtMusicEvent a Padova nei giorni 28, 29 e 30 novembre, si assisterà solo a video-proiezioni, senza analizzare gli altri tipi di linguaggio, ma sarà bene tener conto di questa precisazione perché in alcuni casi, soprattutto durante una performance di fronte alla telecamera, si può assistere ad un melange di diversi mezzi espressivi.
(on behalf of Luca benvenuti e Lisa Parolo, http://artmusicjournal.blogspot.it/)