34° Festival del Cinema Latino Americano di Trieste. Sguardi sulla memoria del presente.

34° Festival del Cinema Latino Americano di Trieste. Sguardi sulla memoria del presente.

È stata presentata oggi nella conferenza stampa presso la Libreria Ubik la 34° edizione del Festival del Cinema Latino Americano di Trieste. Un festival longevo, unico nel suo genere in Italia, che ha saputo evolversi ed affinarsi nel corso degli anni, grazie all’istrionico raccontastorie che è il suo direttore artistico Rodrigo Díaz e a tutti i suoi collaboratori, che nel portare avanti questa lunga avventura non ci mettono solo serietà e professionalità, ma anche passione e sentimento.

Come sottolinea la presentazione della direzione del Festival non è possibile, né accettabile presentare questa edizione ignorando la situazione di crisi che molti paesi del subcontinente americano stanno attraversando in questo momento. Le manifestazioni dei popoli in cerca di equità e riscatto devono essere ben presenti per comprendere un mondo che, geograficamente lontano, è vicino a noi sotto molti più aspetti di quelli che comunemente si ritiene. L’altro Occidente, come lo definisce Rodrigo Díaz, siamo sempre noi, uguali e diversi come Alice che ha attraversato lo specchio, senza nulla togliere ai molti peculiari caratteri culturali che ciascuna nazione porta con sé. Ciononostante, bisogna lasciare spazio anche all’America che crea e sogna ed il cinema, come ha sottolineato il rabbino Ariel Haddad, può essere un importante strumento di conoscenza.

La presenza di Ariel Haddad, direttore del Museo della Comunità Ebraica di Trieste "Carlo e Vera Wagner", è indicativa di una delle molte collaborazioni che il Festival sta costruendo, il museo ospiterà infatti il 10 novembre tutti i film della sezione “Shalom, il sentiero ebraico in America Latina”, un percorso che porterà gli spettatori a scoprire le tracce della presenza ebraica nel subcontinente.

Prosegue poi la collaborazione con il Museo Storico del Castello di Miramare, iniziata lo scorso anno in occasione della mostra “Massimiliano e Manet. Un incontro multimediale”. Sabato 16 e domenica 17 sarà proiettato in loop, nella Sala della Rosa dei Venti, “Maximiliano de México – Sueños de poder” di Franz Leopold Schmeizer, 52 min. (Messico/Austria, 2014), una coproduzione tra la Televisione di Stato austriaca e l'Università messicana UNAM che illustra la storia di Massimiliano tra Vienna, Trieste e il Messico. Una collaborazione che mira a farsi sempre più intensa, con l’auspicio di creare un ponte stabile tra la residenza asburgica ed il Messico in un’ottica di studio e approfondimento.

Sono quasi cento i film presentati nelle varie sezioni del Festival che avrà luogo dal 9, giorno della cerimonia di apertura con la consegna del premio Allende, al 17 novembre, in cui sarà possibile seguire la proiezione dei film vincitori presso il Teatri Miela. Rimando al sito per il dettagliato programma che sarebbe impossibile sintetizzare.

Fra i grandi meriti del Festival quello di aver creato in questi trentaquattro anni uno sterminato archivio di migliaia di film nei più diversi formati, un patrimonio che merita di essere valorizzato. Senza contare il grande valore dell’enorme lavoro di sottotitolaggio portato avanti con la collaborazione di diverse università italiane. Insomma un esempio di operazione culturale di altissimo profilo, portata avanti fra le crescenti difficoltà che deve affrontare chi vuole fare cultura in Italia, ma che dimostra che la volontà e le capacità possono smuovere le montagne e portare Trieste in America Latina.

Nel mio piccolo ringrazio il Festival per essere una finestra su un mondo che amo, che ho scelto di studiare catturata dalla fascinazione dell’ibridazione di storie e culture da cui discende e che mi ha insegnato a guardare con più lucidità anche ciò che mi appartiene, oltre ad avermi dato l’occasione di conoscere persone meravigliose.

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