Againts infinity jest
(image web font Focusjunior)

Againts infinity jest

  • Buongiorno


  • Buongiorno, che lavoro fai?


  • Sono un formatore?


  • Cosa insegni?


  • Ad unire i puntini.


  • Cioè?


  • Hai mai fatto la Settimana Enigmistica?


  • Certo


  • Bene, da ragazzino, ogni tanto, la rubavo dal comodino di mio papà, leggevo le barzellette e poi provavo a cimentarmi nei cruciverba. Col tempo compresi tre necessità fondamentali per finire un cruciverba: Primo, c’è bisogno di esercizio, continuità nel farli, alcune domande si ripetono; Secondo ci sono dei trucchi lessicali Terzo, devi arricchire la tua cultura generale, perché quella scolastica non basta per risolvere i cruciverba più complessi.

   Avevo circa 10 anni, tanto entusiasmo, ma non ero in grado di finire neppure i

cruciverba semplificati. Quindi, dopo un pò mi buttavo su qualche altro gioco

più adatto alle mie capacità, tipo “unire i puntini”. Ricorda quel gioco in  cui,

seguendo la numerazione, univi i puntini con delle linee fino ad ottenere un 

   disegno? bene, lì ero il master e commander nell’esecuzione.                                                                

  • Scusi, ma come si collega quanto mi ha detto con il suo lavoro?
  • Ora ci arriviamo, vedo che la fretta non è solo sua prerogativa, ma la dona anche al prossimo.
  • Certo, il tempo è denaro, le cose non si fanno da sole, bisogna essere veloci.
  • Ha ragione, il mondo è più veloce, ma non è il tempo a mancare, siamo noi ad andarcene. Così come è sua l’illusione, l’illusione di ingannare il tempo, facendo più cose in “meno tempo”, tuttavia, è lei a fare più cose, non il tempo occupato a diminuire. Il tempo è una costante.
  • Si spieghi meglio.
  • Lei ha detto una verità, il lavoro è più veloce, la routine quotidiana è più veloce, il leggere è diventato più veloce, le sequenze dei film, i giochi e videogiochi, le tempistiche delle serie televisive o le telefonate, parlare con il prossimo… veloce, veloce, veloce. Però, e c’è sempre un però nelle cose belle, io non sono quelle cose, io uso-faccio quelle cose, ma non sono ciò che uso e faccio. Io sono tempo.

    Per cui si sieda e ascolti come non ha mai ascoltato, forse comprenderà come

non ha mai compreso.

  • Mi sembra un pò arrogante ciò che dice, c’è qualcuno che può confermare che il suo  pensiero è quello corretto?
  • Non c’è nessuno.
  • Vede che allora ho ragione, che la sua è arroganza intellettuale?
  • Non ho finito; non c’è nessuno che può confermare l’utilità di ciò che insegno, ma so che è necessario, e non solo per le nuove generazioni.
  • Continui allora, voglio comprendere.
  • Dunque, eravamo rimasti che univo i puntini. Un giorno però, in  uno di quei mercoledì pomeriggio che fan da spartiacque durante un’assopita settimana scolastica, ho  pensato “cosa può succedere se non seguo i numeri , ma solo i puntini che vedo?” .  Ho compreso che potevo fare disegni diversi, alcuni più brutti, ma altri più belli di quelli decisi dal creatore del gioco. Avevo compreso la libertà. Non solo di pensiero, ma di azione. Una libertà che generava bellezza per tutti non solo per me, perché i miei disegni piacquero anche ai miei genitori, anche se “fuori dagli schemi”.
  • Mi sta parlando di intelligenza emotiva, creatività, cose già sentite e risentite.
  • No, le sto parlando di atteggiamenti e attitudini. Non di dipingere la tela con tecniche e colori scelti da me, come certi corsi, dove indottrinano e addestrano.

  Matematica, leadership, geografia, resilienza, economia o scienze, sono

materie  utili al proprio vivere e lavorare, a fare cose; quelle cose di cui

parlavano prima. 

    La vita però è complessità, è relazione, non è solo fare cose, c’è molto di più 

    nascosto tra le pieghe del tempo. 

Ci sono persone, citando Henry David Thoreau, che “vivono in quieta         disperazione”, tutti i giorni,  tra i banchi di scuola, davanti ad un monitor o un      smartphone, in una palestra, seduti su una panchina.

Ecco qual é il mio lavoro, aiuto ad unire i puntini.

  •   Puntini, puntini, ma poi, di cosa sta parlando?

-   Ci sono puntini per tutti, li trovi ovunque, sono: i nostri sogni, le nostre 

    speranze, le persone che incontriamo, i libri che amiamo, l’orto che coltiviamo, 

    il cane che accudiamo, il film che guardiamo;  migliaia e migliaia di puntini 

    intorno a noi. Vedere i puntini, unirli, è necessario per rispondere alle uniche

due domande, a cui però non puoi che rispondere te.

  • Quali?
  • Come posso essere felice di esistere? 

    Come posso rendere qualcuno felice perché io esisto?

    Il resto, signore, il resto che s’impara è materiale di consumo, cancelleria 

    dell’animo per scrivere nel libro della vita; ma l’amore, la speranza, la 

    consapevolezza, la bellezza e la gioia, questi sono l’inchiostro che 

    danno contenuto alle pagine bianche del nostro esistere, sostanza ai nostri 

    sogni.

  • Quindi, ho compreso bene almeno una cosa, lei unisce i puntini come lavoro…
  • Insomma, più che unire i puntini, lì faccio vedere e faccio vedere che si possono  unire. Le persone hanno bisogno di vedere i puntini che sono ovunque, lungo il loro cammino, tocca loro unirli. Io gli mostro solo che possono farlo, perché credo in loro, nella loro possibilità di essere EUomo. Tuttavia, talvolta, alcuni li aiuto a tirare le prime righe, perché? perché ho scoperto che posso farlo e se non lo facessi sarei solo un egoistico ingranaggio nell’Infinity Jest. 




 

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