ALITALIA, NUOVO REFERENDUM " SFORTUNATO "

Respinto al mittente " il piano di salvataggio "dal risultato del referendum tra i dipendenti, con numeri che parlano chiaro: aventi diritto 11.646, voti totali 10.173, a favore dell'accordo 3.206, contrari 6.816 (più del doppio).

Però quando i lavoratori si esprimono non sono irresponsabili, sanno benissimo qual è la situazione. Evidentemente non credevano che quella ricetta avrebbe funzionato, e che se ne sarebbe riparlato di nuovo tra un anno o due. Non hanno creduto ai sindacati, al management, al governo.

Alitalia per la seconda volta nella sua storia procede quindi verso la liquidazione preceduta da uno spezzatino degli asset migliori, e cioè aerei di proprietà, immobili e slot, le bande orarie di decollo e atterraggio. 

 Cadranno anche i contratti al ribasso - per Alitalia - siglati negli anni scorsi, dal leasing degli aerei alle forniture. Fino al legame con Sky Team, la joint venture atlantica con Delta e Air France che mai hanno fatto un passo indietro per agevolare un incremento dei ricavi del vettore italiano.

Le prime ad uscire saranno le banche, naturalmente.

Personalmente credo che non aver ceduto ad AIR France, all’epoca del primo fallimento, fu un errore. Come fu un errore pagare tutti i debiti, da parte dello stato e cedere gli asset al costo di 1 euro a una società di persone prive di esperienze nel settore e dai curriculum "incerti".

Sembra che all’orizzonte ci sia Lufthansa, se fossi il governo aprirei subito un tavolo di trattativa con loro, eviterei altri interventi miliardari dello stato ( visto che come dico sempre lo stato siamo noi ). Porrei come condizione solo l’obbligo della sede legale in Italia. Insomma farei la cosa giusta, con la giusta causa e con le persone giuste. Al limite avremo Alitalia compagnia low-cost ma con gli aerei ancora in cielo a volare.

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