Alle cinque
L’estate è una voce. Un pulviscolo di sale. Una risacca d’alghe.
Una grotta balena che sbuffa acquamarina.
Devo chiamare mia madre.
Devo chiederle se devo mettere un po' d'acqua nel sugo o basta l’olio.
E’ il mio primo giorno qui. Ho quattordici anni. Sono andato via ieri notte.
Era l’una. Ora sono le nove. Non tornerò mai più alla mia vita di prima.
Non lo so col pensiero, lo so come lo sanno gli animali, con il corpo.
Cerco una cabina telefonica. La devo trovare e alle cinque in punto devo chiamarla.
Mia madre a quell’ora deve trovarsi al centralino del Sali e Tabacchi di Sella del Titolo, nei nostri boschi. Io la chiamo da questo mare sotto i piedi.
Forse al telefono sentirà persino lo sbuffo di vapore e sale della grotta balena.
Quanto sono lontani i boschi di Cielagreste e quelle benedette capre che ora mi mancano!
Devo canticchiare un motivetto.
Mi devo tenere compagnia.
Perché sono finito qui?
Potevo continuare a pascolare le capre e canticchiare e invece so scrivere, leggere, amo leggere ed è la mia sfortuna. Sono qui perché posso studiare e lavorare e anche se sono un pastore, dicono che se studio e lavoro posso diventare qualcuno, non restare pastore.
Devo canticchiare sennò iniziano i pensieri e finisce che mi sento solo.
Sentirmi solo. Non mi sono mai sentito solo!
Sono stato intere giornate da solo senza dire una parola, con le capre e i loro campanacci in lontananza.
La voce era il guizzo di fronde di faggio, il piegarsi al vento del carpino nero, il picchio e l’allodola sopra tronchi mitragliati da lampi. La tempesta di grandine che mi veniva a stanare in mezzo alle radure e mi faceva correre correre fino a trovare lo spacco di roccia e argilla in cui mi rifugiavo.
Arriverà l’autunno sulle mie montagne. Fra l’Armizzone, l’Alpi, il Raparo.
Dalla finestra vedo la grotta balena, uno spicchio di onde suona e abbaglia il tempo laggiù.
Quel promontorio che sovrasta la grotta balena, ancora non lo so, si chiama Ogliastro e il fiume che sbarca a mare là, là in fondo, come si chiama?
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Nuoterò lì in mezzo.
Non me lo toglie nessuno.
L’estate è una voce.
Uno squaglio di schiuma sulla scogliera.
Devo canticchiare prima che la nostalgia mi spari dentro un fuoco, che poi a spegnerlo chi ce la fa!
Canticchio:
“Pierre sono grande ed ho capito sai, io ti rispetto, resta quel che sei, tu che puoi”
Ho lasciato le mie montagne per il mare.
Le capre per i pesci, penso.
L’argilla per il sale.
La paglia per le alghe.
Se l’infanzia è stata nei boschi di cerri e querce qui devo vedermela con il lentisco, la macchia, la palma.
Imparerò a nuotare e andrò a vedere i boschi sotto l’acqua, ma prima devo imparare l’increspatura del vento, da dove viene il maestrale, dove si leva il ponente, dove il tufo taglia e dove scivola.
Lo so che là sotto, sotto l’argento di luce, sotto quell’acquario, ci sono picchi e dirupi, gole e serre e ombre e salti, cave e canneti, bulbi, arbusti, macchie, spine.
L’estate è una voce. Uno squaglio di schiuma sulla scogliera.
Mia madre non ha mai visto il mare.
Le chiederò del sugo e le descriverò le onde al telefono, oggi pomeriggio, alle cinque.
Le prometterò di studiare e lavorare.
Non le dirò che imparerò a nuotare.
Le dirò che il mare è troppo lontano e che ho paura.
Avvocato - Partner presso Studio Legale Vezzoli e Associati
1 annoM e r a v i g l i a
Archivista paleografa
1 annoTu sei sale, vento, mare, bosco, silenzio, luce.
ARTISTA "L'Arte è una scintilla che prende forma, là dove prima regnava il Nulla" ©Salvina Valastro
1 annoIncantata Franc 🙏💎
IMPIEGATA presso COMMERCIALISTA
1 annoBellissimi versi Frac, sono lucana e vedo dipinta in queste righe la mia terra e la malinconia di doverla lasciare.
"Mescita" di pensieri ,immagini video, contro l "arsura" che produce la vita,ma più di tutto il lavoro...
1 annoGrande Franc sempre chiaro ,scrivi come se "dipingessi" .