Cafè Europa - Patti chiari e alleanze lunghe - Nr. 50
L’editoriale: Patti chiari e alleanze lunghe
La settima scorsa è stata segnata dal voto durante la mini-plenaria a Bruxelles sul Patto migrazione e asilo, una riforma su uno dei temi più controversi – se non il più controverso – e su cui è più difficile trovare un compromesso. Il Parlamento alla fine ha portato a casa l’approvazione della riforma, ma non senza difficoltà. Il nuovo Patto prevede – a seconda dei punti di vista – o regole più stringenti o regole troppo poco stringenti. Il voto a favore, infatti, è riuscito a mettere d’accordo i contrari: i partiti di estrema destra e sinistra, infatti – seppur per ragioni opposte – hanno votato tutti contro questo Patto, lamentandone manchevolezze diverse. Chi ha votato a favore sono stati i partiti che sostengono la coalizione von der Leyen, ovvero Ppe, Socialisti, Liberali e Verdi. Con alcuni distinguo e aggiunte: la delegazione del PD, infatti, ha votato contro gran parte del pacchetto, sono arrivati però in soccorso i Conservatori e Riformisti che hanno apprezzato i passi avanti e hanno dato il loro sostegno. Cosa cambia con questo Patto? In realtà la riforma rende legale quanto già avviene nella gestione dei flussi migratori e nelle operazioni di soccorso in mare. Il Patto, poi, vuole implementare un meccanismo di solidarietà europea per non lasciare l’onere dei flussi migratori sui Paesi di primo approdo, come l’Italia e la Grecia. Gli oppositori al Patto migrazione e asilo ne contestano le misure particolarmente stringenti contro i richiedenti asilo e i migranti, sottolineando il fatto che l’Europa si stia chiudendo come una fortezza. La nuova riforma è sicuramente frutto di un compromesso di un testo che ambiva ad avere un imprinting di centro-destra ed è risultato alleviare alcune delle proposte iniziale per provare ad portare a bordo anche la famiglia dei Socialisti. Il fatto che il voto sul Patto sia arrivato in un piena campagna elettorale per le europee non ha aiutato: molti eurodeputati, a questo punto della legislatura, “pesano” molto i propri voti e cambiano le proprie intenzioni anche in virtù delle conseguenze che le loro scelte possono avere su un elettorato molto fluido a due mesi dal voto. Il voto della scorsa settimana sul Patto migrazione e asilo ha rappresentato l’atto finale su un dossier di peso, riformando il Trattato di Dublino in vigore da otto anni. Ci sarà ancora tempo per un’ultima sessione plenaria a Strasburgo la prossima settimana, prima del rompete le righe che lancerà l’ultimo sprint per la corsa ad un nuovo seggio al Parlamento europeo.
Da Bruxelles alle capitali, in due Paesi è stato o sarà tempo di elezioni. In Slovacchia si è votato per le presidenziali dove Peter Pellegrini è uscito vincitore al secondo turno, confermando il trend positivo del partito del Premier Robert Fico. In Croazia si voterà invece mercoledì prossimo, con il Premier uscente Andrej Plenkovic che proverà ad assicurarsi un terzo mandato contro l’avversario socialista che è anche il Presidente della Repubblica. Plenkovic è sempre più insistentemente caldeggiato come probabile rimpiazzo nel caso dovesse fallire la nomina di von der Leyen. La Presidente della Commissione europea cammina su un filo sospeso nel vuoto: il Pieper-gate, relativo alla contestata nomina di un eurodeputato tedesco a rappresentante europeo per le Pmi, insieme al Pfizer-gate su cui ancora pende una decisione della magistratura, sono all’apparenza piccoli fastidi pruriginosi, ma potrebbero presto ingigantirsi e rivelarsi ostacoli insormontabili per la conferma ad un secondo mandato. La campagna elettorale dei partiti europei è finalmente iniziata, con von der Leyen che verosimilmente si concentrerà in quei paesi dove governa il Ppe, così da evitare di dover criticare governi guidati da altri partiti, così da poter mantenere il supporto di altri Capi di Stato e di Governo ed evitare possibili nuove gaffes. Infine, con il suo rapporto sulla competitività che sarà presentato dopo le elezioni, il nome di Mario Draghi è sempre d’attualità come asso nelle manica super partes che metterebbe d’accordo tutti. Non come Presidente della Commissione, ma come Presidente del Consiglio europeo. Il diretto interessato non ha mai lasciato trasparire una sua intenzione a ricoprire un incarico europeo, ma in caso di stallo o di emergenza, si dovrà fare ricorso al whatever it takes.
Lavori in corso – L’agenda della settimana europea:
15-16 – Consiglio ministeriale Energia
17-18 – Consiglio europeo
Monday – Lunghe letture per una lunga giornata
Consigliati da LinkedIn
Occupy Brussels! Viktor Orbán’s plan for Europe – Un ritratto su Viktor Orbàn e sulla sua attività di influenza nella capitale belga.
Putin miscalculated on Finland’s border – La provocazione ( ?) di Putin sul voler ammassare truppe al confine con la Finlandia potrebbe essere stata una mal calcolata. Aldilà dei proclami, la Russia avrebbe truppe a sufficienza per coprire il confine con la Finlandia ( e l’Europa?). Se lo chiede Elisabeth Braw per POLITICO.
‘I hope Ukraine will lose’: What MEPs told Russian propaganda channel – Ne abbiamo parlato nella nostra scorsa Cafè Europa, lo scandalo di parlamentari europei assoldati da un canale di news russo per fare propaganda pro-Cremlino e contro l’Ucraina. Una serie di video incastra diversi eurodeputati che hanno dichiarato cose molto forti sul conflitto a Kiev, lasciando pochi dubbi su quanto possano essere stati eterodiretti o meno.
Cafè corretto – Dolcificanti per iniziare bene la settimana