Canvas, workshop e formule. Spunti per l’anno appena iniziato.

Canvas, workshop e formule. Spunti per l’anno appena iniziato.

Il 2024 è appena iniziato, ma spunti sulla board ce ne sono già tanti, troppi e vani se non faccio seguire una riflessione per trasformarli in qualcosa di concreto. In questo mio nuovo anno fatto appena di 15 giorni ci sono tre elementi ricorrenti: canvas, workshop e formule.

Andiamo con ordine.

I canvas o poster sono strumenti che derivano dalla facilitazione grafica. Si tratta di un disegno strutturato, equiparabile a una mappa, su cui si possono trovare domande, blocchi strutturati, immagini evocative - per lo più stilizzate - la cui compilazione aiuta a condurre un tema, a far chiarezza su alcuni aspetti, a sintetizzare e clusterizzare risposte, a visualizzare un percorso. Un canvas può essere usato per facilitare un lavoro di gruppo o per un momento di discernimento personale. Un esempio tra tutti è il diffusissimo Business Model Canvas, ma chi si è avvicinato alla facilitazione grafica sa che esistono parecchi template, come quelli per costruire la vision o condurre una sessione di retrospettiva. Come non citare la Speed Boat, tanto diffusa nelle retrospettive Scrum. Nell’ultimo periodo mi sto appassionando a canvas meno convenzionali, nati dall’estro di un illustratore e uniti alla capacità di porre domande puntuali e vincenti. Così, mi trovo a spulciare su Pinterest inserendo tra le chiavi di ricerca “visual template” per cercare ispirazione.

Il canvas che sto tenendo sotto mano in questo periodo di avvio (o riavvio) attività è “Il mio orto” di RebelHands , che ho già potuto sperimentare come strumento personale per focalizzare i miei obiettivi e che ho proposto come check-in ad una riunione di Consiglio di inizio anno, centrando lo scopo di allinearci sugli obiettivi di gruppo e riscuotendo parecchi feedback positivi per aver portato sul tavolo domande profonde e assolutamente necessarie. Sono contenta di sapere che il canvas si sta diffondendo in altri ambiti (scuola e gruppi formativi, ad esempio), perché credo nei benefici che porterà alle persone e ai gruppi, e in qualche modo ne sono stata veicolo. Grazie anche alla gratuità di chi lo ha realizzato e diffuso!

Andando avanti, ma senza cambiare più di tanto argomento: sempre più nell’ambito degli eventi e della facilitazione si usa il termine workshop, che non è un seminario, né una conferenza o una sessione di formazione, ma più un laboratorio che invita i partecipanti a mettere le mani in pasta e cimentarsi in qualcosa. Dopo aver programmato il secondo workshop di famiglia a gennaio (e se allargassimo l’arco temporale di un solo giorno tornando al 31 dicembre, di workshop di famiglia ne conteremmo ben tre), ho pensato che questo secondo elemento ci accompagnerà durante tutto l’anno. A chi si stesse chiedendo a cosa serva organizzare un workshop di famiglia, rispondo subito che anche la facilitazione diventa una deformazione professionale, quindi per me e Stefano Di Maria ormai non si può chiudere l’anno senza tirare le somme e visualizzare l’anno successivo, né si può intraprendere un nuovo progetto senza un business model di tutto rispetto. Neanche nell’ambito della coppia o della famiglia.

Quasi sempre, durante un workshop salta fuori almeno un canvas, quindi, per me, i due andranno a braccetto tra sperimentazioni, nuove progettazioni e la ricerca della formula perfetta per organizzare un workshop di successo, come: non dimenticare di chiarire tutti gli obiettivi, dai una panoramica completa di tutte le fasi all’inizio dell’attività per evitare che i partecipanti si concentrino sui propri dubbi, chiarisci le finalità e fornisci le motivazioni per evitare proposte che possano portare fuori pista solo perché non si è capito dove si sta andando a parare. E, soprattutto, crea un allineamento sui termini: se, ad esempio, parli di priorità, chiarisci cosa intendi. Se parli di importanza, fornisci dei parametri oggettivi.

E a proposito di formula, esiste una formula dell’assertività? Mi sono posta questa domanda a seguito di un colloquio personale in cui mi è stato chiesto di trasmettere la mia formula dell’assertività. Ma c’è l’ho, io, questa formula?

Chiarezza, rispetto, ascolto, gestione delle emozioni, flessibilità, empatia, autenticità, coerenza, equilibrio nel rispetto dei diritti dell’altro e attenzione ai propri… come si mette insieme tutto questo? A volte ho l’impressione che l’assertività sia tanto potente quanto complessa da padroneggiare, e a me qualcosa ogni tanto viene meno, proprio come un calo di zuccheri che fa girare la testa e apparire pallidi, così il calo di uno degli ingredienti sopra citati fa apparire meno assertivi, quindi aggressivi, passivi, irrisolti, indecisi, giudicanti, irrispettosi, qualcosa di ciò o tutto ciò insieme. E allora, c’è una formula vincente? In effetti si, se ci rifletto bene, riesco a formulare la mia, ed è composta da tre elementi:

  1. Avere competenza e padroneggiare il contenuto, è alla base della fiducia e della credibilità.
  2. Mettersi in discussione senza perdere l’equilibrio, che significa andare verso l’altro, ascoltare e accogliere in maniera critica e mai giudicante, ricordando che non basta avere ragione, perché in un contesto diverso la ragione può perdere significato.
  3. Focalizzarsi sulla persona e sulla relazione, prima ancora che sul compito.

E in caso di calo di zuccheri? Lo scivolone è concesso anche ai migliori, d’altra parte si dice che solo chi non mangia non lascia briciole.

Cosa c'entra l'assertività con tutto il resto? Beh, penso che quando ci addentriamo nell'argomento del lavoro su di se o lavoro di team, sia importante avere dei criteri per fare luce e mettere ordine ai pensieri. Canvas e workshop, ad esempio, sono strumenti che si prestano molto bene, non sono certamente gli unici e non sono ciò che serve a chiunque e in qualunque caso. La mia particolare predilezione non è un monito a far tutti così, tuttavia credo che la condivisione di un'esperienza o di un approccio possa essere utile sia a chi condivide che a chi ne viene a conoscenza.

Pensandoci, non sarebbe male disporre di un canvas per riflettere sull’assertività, e che ve lo dico a fare, vado già a cercarlo!

Stefano Di Maria

✏️ Progetto interventi sociali |💡facilito organizzazioni e processi.

12 mesi

Bello bello bello! Ma son di parte 😏

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