Come saremo diversi dopo - Gianpaolo Schiavon

Come saremo diversi dopo - Gianpaolo Schiavon

Condividiamo oggi il pensiero di Gianpaolo Schiavon, AD di CST Tech, che ha riflettuto sul tema #COMESAREMODIVERSIDOPO assieme alla sua famiglia.

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Questo breve scritto nasce dalla riflessione di tutta la mia famiglia intorno ad un tavolo, una sera, in questo periodo di emergenza. La riflessione sul tema “come saremo diversi dopo” ha portato ad opinioni e considerazioni contrastanti ma che fotografano le reazioni di ognuno di noi, persone di diverse fasce d'età, dai 12 anni ai 55.

Vorrei sintetizzare in una sola parola tutti gli aspetti positivi che ha portato questa tremenda pandemia, perché questa parola accomuna e condensa tutte le considerazioni e riflessioni che sono emerse durante la riunione familiare: riscoperta.

Abbiamo scoperto un tempo diverso del pensare, approfondire, capire, discutere, confrontare, valutare ed infine, in alcuni casi, decidere. Processi che siamo abituati a compiere sempre più rapidamente ma che questa situazione ci permette di affrontare in modo più umano, con meno patemi.

La riflessione “familiare”, collegiale, è nata e si è sviluppata da e con questo “nuovo tempo” nell’affrontare la vita, un’esperienza nuova, bellissima che ha nutrito il nostro animo di energia positiva.

Non eravamo preparati ad affrontare questa situazione di totale isolamento e la reazione è stata innanzitutto umana e personale; ognuno ha trovato risorse e risposte personali ed ha scoperto o riscoperto una nuova dimensione del proprio io e con esso una nuova vita, per alcuni, la vita in famiglia, per altri nuovi spazi e nuove relazioni.

La riscoperta più diffusa è stata una vita familiare sconosciuta, per gli impegni “improcrastinabili” di lavoro e della vita al di fuori di essa, ed in questa nuova esplorazione sorprendersi della moglie, dei figli, della quotidianità che vivono e della passione e cura in ciò che fanno assiduamente.

La tecnologia in questo momento ha mostrato il suo lato migliore permettendoci di ridurre le limitazioni dovute al divieto di movimento. Gli aperitivi online con gli amici, le video chiamate, il contatto vocale e la scoperta del contatto visivo a distanza (tecnologia disponibile da più di dieci anni...) hanno fatto capire a molti scettici che le nuove tecnologie di comunicazione possono cambiare in meglio il mondo in cui viviamo e non sono solo portatrici di declino sociale e di degenerazione dei veri rapporti umani.

Questa esperienza però, per essere veramente positiva, dovrebbe trovare nuove forme di applicazione più di massa: pensiamo ad esempio al problema dell’istruzione nei paesi del terzo mondo; sviluppare la connessione e la diffusione dei computer e dei telefoni cellulari, non permetterebbe solo di chattare e di vedere i canali social, ma consentirebbe di diffondere strumenti di conoscenza.

L’educare le persone al corretto uso di questi potenti mezzi di comunicazione è l’essenza della sfida per il progresso dell’umanità, educare significa trasferire, con ogni mezzo, conoscenza, morale ed intellettuale, per migliorare e progredire.

Nel mondo del lavoro i meeting online cancellano buona parte dell' "apparire", ascoltiamo gli altri per quello che dicono, per i contenuti, la conoscenza e per le idee, non per come si presentano od in base al biglietto da visita; siamo nudi, non ci sono filtri e di conseguenza c'è anche una nuova valutazione di tutto ciò che ascoltiamo. La riscoperta dell’ascolto.

L’accezione negativa della scuola è stata completamente confutata dagli aspetti sociali che sono prevalenti sull’obbligo, sul “dover fare”. Gli studenti hanno scoperto che la scuola permette innanzitutto l’incontro, il vedersi, il “nutrirsi” reciprocamente di emozioni con il contatto fisico, gli sguardi, gli abbracci, anche i piccoli gesti che però possono cambiare una vita.

Online tutto, è annacquato e diluito, reso più sfumato rispetto alla realtà che rimane unica.

Per la natura non c’è solo la riscoperta del vuoto incolmabile che ci lascia la sua mancanza: una passeggiata nel bosco, il mare, i colori, i rumori, gli odori della natura, la vista di un paesaggio, il contatto con gli elementi primordiali. Viviamo testimonianze quotidiane di una rinascita della natura, essa ci sta dimostrando che non siamo nulla, anzi, noi umani siamo peggio del nulla, siamo gli artefici della distruzione della natura.

Possiamo però cambiare questo riprovevole corso, con poco ed in poco tempo, agendo come singoli, responsabilzzandoci nelle azioni quotidiane e non delegando a terzi le responsabilità che sono solo nostre. La frase “io posso fare poco per questo problema, debbono agire i politici, lo stato, il governo, il mio capo, la mia rappresentante” dovrebbe cambiare in “cosa posso fare per risolvere questo problema!”.

Nella riflessione comunitaria è stato manifestato un grande pericolo che può minare qualsiasi cambiamento positivo: la repentina dimenticanza con un ritorno immediato ad alcune pessime abitudini passate, al ritorno del “cannibalismo” in cui l’io e la propria ambizione sono prioritari su tutto e su tutti. Su questo pericolo le opinioni si sono divise; i più “antichi” (come gli adulti vengono chiamati dalle nuove generazioni) hanno espresso grande preoccupazione su questo tema, mentre i ragazzi si sono dimostrati molto più ottimisti e pronti ad approcciare in modo diverso la scuola, le amicizie, la socialità, la solidarietà, l’amore gratuito.

Fiduciosi guardiamo a questo ottimismo e cerchiamo di farne tesoro per portare avanti, con piglio e determinazione, questo processo di riscoperta dell’umanità, il “dopo”, altruista e solidale.

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Se anche voi volete condividere con noi una riflessione su come intendete cambiare personalmente e su come cambierà il sistema economico in cui operate, una volta passata l'emergenza Coronavirus, scriveteci all'indirizzo valeria@quantobasta.biz

L’obiettivo è quello di generare Biodiversità culturale per prepararsi ad un cambiamento epocale e ad un mondo sicuramente migliore!

Paolo Arosio

Project Manager presso IBM

4 anni

Grazie Gianpaolo.

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