Commenti alle citazioni di "Sollecitare alla resilienza. Emergenze educative e strategie didattiche"​, Erickson, Trento, 2020 di Francesco Paolo Romeo
F.P. Romeo, Sollecitare la resilienza. Emergenze educative e strategie didattiche, Erickson, Trento, 2020

Commenti alle citazioni di "Sollecitare alla resilienza. Emergenze educative e strategie didattiche", Erickson, Trento, 2020 di Francesco Paolo Romeo

Da questo fine agosto 2020, e fino a quando il mio nuovo libro riuscirà a ‘sollecitare’ riflessioni, punti di domanda e piste di ricerca da perseguire, darò voce a chi mi scrive per commentarne passi; in un esercizio pedagogico inedito che spero metta in risalto i tanti talenti che in questi anni di lavoro sul campo mi hanno affiancato e ancora mi affiancano. Non solo professionisti del settore, ma sempre più genitori e insegnanti attenti allo sviluppo emotivo dei propri figli e studenti.

Il compito di iniziare questo scambio di sguardi spetta a Luca Marzano, laureato in Filologia moderna, scrittore e talentuoso operatore del mondo del teatro.

Grazie amici e sempre più in alto i ❤️!

Una testa anti-tempesta: resilienti o si nasce o si diventa!

Il titolo del nuovo e recentissimo contributo scientifico di Francesco Paolo Romeo per i tipi di Erickson (Sollecitare la resilienza), inquadra, risistema e per molti versi raccorda, sigillando un percorso di ricerca abbastanza lungo, il tema tanto attuale della resilienza - attuale sì, perché segno di tempi non tanto più difficili dei precedenti, quanto più maturi e consapevoli del proprio volto, delle sue creste luminose come delle sue valli profonde - al corposo background degli studi a essa relativi, alle conferme accademiche e alle smentite didattiche da parte degli studiosi, conferendo finalmente alla materia dignità di scienza e rilievo analitico. Resilienza, di per sé, è un concetto antico e che somiglia alla parola sopravvivenza. Il rimando non va soltanto letto nel finale della parola, ovviamente. Ma resta anche contraddistinto da una sorta di retrogusto zen che protegge un'idea così connaturata all'essere umano - cioè un'idea tipica dell'uomo - da facili banalizzazioni, fornendole una seconda sfumatura: volontà esperienziale positiva. Altre volte, in altri tempi, questa ‘strana' capacità di reagire positivamente alle avversità piccole o grandi fu soprannominata saggezza. Strana, beninteso, solo per tutto il tempo in cui è stata inspiegabile agli occhi della società: in fondo alla nostra memoria c'è l'ormai lontanissimo messaggio biblico, ugualmente incomprensibile, ma è un residuo del catechismo in cui spesso crediamo a malapena. Per questo esiste il termine resilienza, tanto elegante nel suono quanto flessibile nell'assunto. È resiliente procedere lungo i nostri percorsi individuali nonostante le difficoltà e assorbire, facendone valori e punti di forza, i colpi senza tregua della vita. È resiliente crescere nella legalità, avendola sempre dalla propria parte, pur con un padre pluriomicida e una madre-capoclan. È resiliente, soprattutto, emergere: il desiderio di ogni essere umano degno di questo nome è essere riconosciuto ed è, d'altronde, accogliere la conoscenza dell'altro con una fondamentale attestazione di esistenza, ovvero il rispetto. Chi sta scrivendo queste righe è un forte assertore del fatto che si nasce - e si muore - 'nella' testa, in qualche modo, e durante la lettura si è fermato spesso per farsi domande. E per rispondere (ma non solo) a uno degli interrogativi che la materia stessa pone, se cioè questa caratteristica sorga come creatura mentale (leggi: appresa) oppure innata, inaspettata e tutta inconscia, Romeo investiga tra i risultati di decenni su decenni di ricerche sul campo. A partire, per esempio, dalla resilienza vista come vestito splendente, virtuoso, irripetibile steso sugli imperatori filosofi dell'antichità (dagli storiografi), passando per la vulcanica raffigurazione letteraria dell'Ottocento e quel peculiare 'superomismo resiliente', quando assume i contorni d'una idea di riscatto esemplare al di fuori della mente dello scrittore e diventa modello per un'era di contrizione sociale infantile (già femminile) fino al pensiero odierno, "scientificato" (passi il termine) all'eccesso, orrendamente distaccato o meglio, attaccato all'evidenza della 'cosa' (anagramma di caso e caos) clinica alquanto semplificata. Seguono perciò i riferimenti agli studi sulla biochimica della resilienza, punti fondamentali a favore di un inquadramento specifico del tema. Non è tutto, però. Quel verbo sollecitare, calato nel titolo, ha strettamente a che fare con noi lettori, specialistici o meno, quindi con noi cittadini, noi genitori, noi educatori, noi grandi, noi esseri senzienti - che sentono e reagiscono gli uni con gli altri. A noi, quel verbo dice che la resilienza va curata e sostenuta poiché, per dirla con Wordsworth, il bambino è il padre dell'adulto. A essere ciascuna volta curata sarà la nostra vita futura, dunque facciamolo e facciamolo sempre. Facciamolo contro l'indivisibilità dell'esperienza esposta da Gutman nella visione delle cosiddette "tecnologie del Sé" teorizzate da Foucault, a favore invece di quel "gioco di verità" che lo stesso Foucault scrive essere il fulcro delle scienze moderne tese, quanto quella della resilienza, alla nostra intima conoscenza.

Luca De Giorgi

Pedagogista e psicopedagogista. Terapista Aba presso Dott. Luca De Giorgi

4 anni

Complimenti... Sei grande Francesco...

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