Commento settimanale ai mercati (8-12 novembre)
Nuovi massimi assoluti per la Borsa americana che approfitta del buon dato sulla disoccupazione di venerdi scorso per accelerare nuovamente. L’S&P500 segna una rialzo nelle ultime 18 sedute sul 20 un fatto che non accadeva da 20 anni, e sottolinea l’eccezionalità del momento, con gli investitori già “ubriachi rialzisti” che pregustano il prossimo rally di natale.
Si torna a quella compiacenza che aveva caratterizzato i mercati nella prima parte dell’anno e che era venuta leggermente meno in corrispondenza dell’aumentare delle prospettive di inflazione causate sia dal blocco degli approvvigionamenti sia dall’aumento secco dei costi energetici. Eppure i dati sulla disoccupazione di venerdi avevano portato con se anche un aumento notevole dei salari orari a conferma del surriscaldamento dei prezzi.
Neppure questo è bastato a Powell per uscire dal suo status quo. Certo ha ridotto il programma di acquisti titoli (Tapering) a cui aveva abilmente preparato i mercati ma di alzare i tassi per ora non se ne parla, tanto l’inflazione è temporanea, senza peraltro ma definire l’intervallo temporale. L’approvazione del piano infrastrutture voluto da Biden, a cui si aggiungono i costi relativi alla transazione economica, mettono ulteriori soldi sul piatto che non potranno che impattare sul percorso inflattivo, con il rischio concreto che la Fed debba premere pedale del freno (leggi tassi di interesse) in maniera più decisa e veloce delle aspettative
Nel frattempo il mercato azionario galoppa concentrato sulle ottime trimestrali che mostrano una economia in grande spolvero e che probabilmente posticipano all’anno prossimo le problematiche e gli impatti derivanti dai colli di bottiglia degli approvvigionamenti, alimentando ulteriormente questa giostra da cui nessuno vuole scendere, vista la facilità di guadagno. Gli investitori continuano a cavalcare il rialzo con la convinzione di essere in grado di uscire un istante prima che crolli tutto, comportamento difficile quando sei “ubriaco di rialzo”.
Questa situazione che sicuramente ha consentito un recupero anche economico è stata sostenuta dalla banche centrali, (basti solo pensare alla logica dei buy back aziendali grazie alla abbondante liquidità che permettono un sensibile e artificioso miglioramento dei conti aziendali) che però ora fanno una gran fatica a tornare in una situazione normale di tassi che accompagnano la crescita economica, e senza rompere il giocattolo con costi non solo in termini di ribassi dei listini ma anche di tensioni sociali. In loro soccorso sta però arrivando la transizione green che richiederà un notevole esborso di denaro per essere attuata e accompagnata anche se alla lunga qualche altro spirale di inflazione probabilmente la genererà.
Mentre l’America si avvicina alla sua festa molto sentita del giorno del ringraziamento (25 novembre) e al famoso anche da noi “Black Friday” che normalmente fornisce una indicazione della propensione al consumo in vista del Natale, la settimana entrante presenta subito martedi e mercoledi i dati americani molto attesi su prezzi al consumo e alla produzione previsti in netta crescita (previsione prezzi alla produzione su base annua al 5,8%). Ancora in cerca di una riconferma Powell dovrà essere bravo e convincente a spiegare come mai con una crescita economica molto robusta e con una disoccupazione tornata sui livelli pre-crisi i tassi misteriosamente rimangono ancorati alla zero
Sicuramente qualcosa a che fare ce l’ha la situazione cinese dove si sommano le preoccupazione per il ritorno della pandemia, un rallentamento economico e la situazione creditizia del comparto immobiliare che continua a rimanere incerta. In questo scenario si apre il congresso del Comitato Centrale del Partito Comunista che dovrebbe portare alla nomina di presidente a vita di Xi Jinping
Mentre la stagione delle trimestrali si avvia alla sua conclusione (tra cui Walt Disney, AstraZeneca, PayPal, Adidas Etc) attenzione questa settimana agli interventi pubblici di Powell, al dato sul PIl del Regno Unito dopo che la Boe ha inaspettatamente lasciato i tassi invariati ma soprattutto ai dati sull’inflazione americana martedi e mercoledi, che rimane sempre il focus dei mercati, anche se a volte sembra solo una diversivo.
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Filippo Ramigni
Analista tecnico e consulente finanziario indipendente
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