Comunicazione d’impresa: dov’è l’underground?
In questo mondo ancora capace di osmosi e ibridazione, come mai la comunicazione delle aziende è spesso noiosa?
C’è un sacco di musica, arte, moda che nasce sotterranea e poi, a un certo punto, di botto o lentamente, si diffonde, viene sdoganata e diventa ufficiale. È successo nella moda con Vivienne Westwood, per esempio, che partendo dal punk, grazie a un costante lavoro di #ibridazione con la tradizione sartoriale alta, è diventata una risorsa importante dell’alta moda.
Anche Sanremo 2019, con la vittoria di Mahmood, ce lo mostra: ci sono temi e modalità espressive nati nelle periferie che, esposti in un contesto tradizionale, diventano di massa ma mantengono un #linguaggio interessante ed emozionante.
Ma in questo mondo ancora capace di osmosi e ibridazione, come mai la #comunicazione delle aziende riesce a essere noiosa?
Eppure nelle aziende le ibridazioni ci sono, e anche molto interessanti. Penso al grande lavoro che molte aziende stanno facendo sulla diversità, sulle pari opportunità. Si tratta di progetti importanti e coraggiosi, a cui le aziende dedicano cura, esponendosi al rischio e alla fatica del #cambiamento.
Ma quando poi queste esperienze vengono comunicate all'interno e all'esterno dell'azienda, il linguaggio con cui se ne parla è spesso convenzionale e spento. Non parlo della pubblicità, che risponde a logiche di altro tipo, ma piuttosto alla comunicazione istituzionale e a quella interna. E non penso solo alle parole, ma anche alle immagini che vengono scelte, ai format con cui vengono organizzati gli eventi. Insomma, progetti e idee emozionanti e non convenzionali meritano di essere comunicati in modo emozionante e non convenzionale.
Secondo me vale la pena di aprire una #sperimentazione, e provare a costruire una comunicazione forte e coraggiosa almeno quanto i progetti che raccontiamo.
Come sono d’accordo