Con la pandemia imprese sempre più nella “nuvola”

Con la pandemia imprese sempre più nella “nuvola”

Tra gli effetti della pandemia vi è anche la maggior importanza assunta dalle tecnologie digitali e, in particolare, dal Cloud – vera risposta strategica che ha garantito, durante questi lunghi mesi, la prosecuzione delle attività aziendali (collaborazioni in remoto tra i dipendenti, gestione documentale, funzionamento portali e-commerce, big data analytics, ecc.).

Secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, oggi, il mercato del Cloud in Italia vale 3,34 miliardi di euro, in aumento del 21% rispetto ai 2,77 miliardi del 2019. A determinare questo balzo in avanti è stata proprio la situazione d’emergenza che ha costretto (inaspettatamente) molte imprese a ripensare e a riadattare rapidamente le proprie infrastrutture tecnologiche e i propri flussi di lavoro. Anche le imprese più piccole, storicamente le più avverse verso questa scelta tecnologica, sono state obbligate a rinnovarsi. Anche per loro l’adozione del Cloud ha registrato un aumento del 42% rispetto a un trend di crescita fermo da anni attorno al 30%.        

A trainare la crescita del Cloud è stato il ricorso delle imprese ai servizi forniti da provider esterni, il cui valore complessivo ha raggiunto i 2 miliardi di euro (+30%). A seguire l'Hosted Cloud, ossia l'affitto di porzioni di server ad uso esclusivo presso fornitori esterni, che ha registrato, invece, un +11% raggiungendo i 732 milioni di euro. Infine, la dotazione di infrastrutture proprie in azienda che ha raggiunto solo un +6% per un totale di 583 milioni.

Abbiamo discusso di questo nuovo fenomeno con Nicola De Carlo – CEO e Founder di Hoox S.r.l., importante società di servizi ICT nata a Saronno nel 2006, orientata alla progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture informatiche a supporto (in prevalenza) delle Piccole e Medie Imprese e degli studi professionali.

Nicola, ci vuoi raccontare di cosa si occupa la vostra realtà aziendale?

“Hoox è un gruppo costituito da tre diverse società. Vi è la Hoox, nata 15 anni fa, che si occupa di consulenza sistemistica - su ambiti infrastrucure, security, printing e fonia - di manutenzione, di formazione e di realizzazione progetti ‘chiavi in mano’ sia ON PREMISE che IN CLOUD. Vi sono poi la Hoox Lab e la Hoox Soft, due nuovi progetti lanciati circa quattro anni fa. Hoox Lab è un vero e proprio laboratorio digitale in cui si progettano e si sviluppano siti web e applicazioni mobile personalizzate - per sistemi iOS e Android - e in cui si progettano sistemi gestionali per la garanzia della sicurezza dei dati; Hoox Soft, invece, si occupa di gestione software e grazie a lei abbiamo anche siglato un’importante partnership con Zucchetti S.p.A., leader indiscusso in Italia per la rivendita di prodotti per la gestione del personale. Oggi, per completare sempre più la nostra offerta, ci occupiamo anche dello sviluppo di impianti elettrici, industriali e civili, e di cabling – attività per noi importanti quando ci viene richiesto di seguire cantieri e nuovi uffici”.

Come ha impattato la pandemia il vostro modello di business?

“La pandemia ha fatto capire al mondo che il modello ‘città centrico’ non funziona più e ci ha fatto capire che, tutto sommato, si può anche lavorare senza essere fisicamente presenti in ufficio. La pandemia ha cambiato e cambierà tragicamente il modus lavorandi e vivendi delle persone. Tutte le imprese si sono attrezzate per questo cambiamento e su noi sistemisti l’impatto è stato forte, anche in termini di numero di ore di lavoro. Noi, grazie alla pandemia, abbiamo registrato una crescita del 20% del fatturato rispetto all’anno precedente. Siamo un piccolo gruppo di lavoro affiatato e nessuno si è tirato indietro dal dare il proprio contributo. Devo ringraziare anche tutti i miei collaboratori per l’ottenimento di questo risultato”.

È aumentata la richiesta di servizi Cloud durante la pandemia?

“Sì. Per noi erogare servizi Cloud significa avere due armadi in un data center dove concentriamo 100/150 server. Grazie alla tecnologia possiamo permetterci la concentrazione di dati e servizi con la discretizzazione degli ambienti da poter dedicare, seppur su infrastrutture condivise tra diversi clienti. Il Cloud ci ha permesso, soprattutto con la pandemia, di crescere. È stato percepito come un vero mezzo per semplificare i processi, per essere più agili e pronti al cambiamento. Ancora adesso abbiamo altre 20 offerte di servizi Cloud da attivare”.

La pandemia ha portato alla luce tutti i vantaggi della cosiddetta “nuvola informatica”. Se le grandi imprese già prima avevano una certa dimestichezza con questa tecnologia, la vera scoperta riguarda le Piccole e Medie Imprese (PMI). Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano per il 43% di queste realtà che utilizzano il Cloud quest’ultimo rappresenta ora il modello di sourcing preferito per tutte le nuove iniziative, mentre per un altro 18% costituisce una scelta obbligata. Nonostante questi segnali positivi restano comunque i dubbi sulla sicurezza dei dati, la complessità di gestione e l’affidabilità della rete, il che fa sì che ancora oggi il 55% delle PMI preferisca una gestione internalizzata delle tecnologie Cloud.

Il passaggio verso la “nuvola” non è da considerarsi un qualcosa in risposta alla crisi di cui poter fare a meno in futuro. Tutte le aziende, nel corso dell’ultimo anno, hanno affrontato un importante percorso di digitalizzazione che ha inevitabilmente coinvolto il Cloud e che rende impensabile un ritorno al passato. Si pensi allo sviluppo degli e-commerce, all’uso di software ERP e CRM, a tutti i servizi a supporto della customer experience – come, ed esempio, i chatbot (cloud-based e abilitati da intelligenza artificiale e machine learning – due tecnologie che senza il Cloud Computing non esisterebbero), i percorsi di formazione a distanza o, ancora, tutte le piattaforme e-learning per attività di reskilling e upskilling. Insomma, le potenzialità del Cloud sono tante e il loro sfruttamento è solo all’inizio.

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