Gli effetti della pandemia nel mondo dei trasporti. L’ascesa della sharing mobility.

Gli effetti della pandemia nel mondo dei trasporti. L’ascesa della sharing mobility.

La diffusione della pandemia ha modificato radicalmente le abitudini di ognuno di noi – in ambito lavorativo, personale e sociale. Durante questi mesi di grandi restrizioni alla mobilità è cambiato anche il nostro modo di spostarci da un luogo ad un altro, soprattutto nelle grandi città nelle quali ha preso sempre più piede il fenomeno della sharing mobility. Nonostante si senta parlare di mezzi pubblici affollati, infatti, molte sono le persone che in periodo COVID decidono di muoversi autonomamente ed utilizzare mezzi di trasporto di micromobilità in condivisione per il raggiungimento del cosiddetto “ultimo miglio”, riducendo in questo modo il rischio di contagio.

Proprio in questi giorni si sta parlando di una nuova “stretta” per l’uso dei monopattini elettrici su strada – mezzo di micromobilità da tempo nell’occhio del ciclone, mezzo che più tra tutti ha registrato un significativo balzo in avanti in termini di diffusione ed utilizzo. Si pensi che dall'inizio della pandemia il numero di spostamenti in monopattino elettrico ha registrato un +70%.

Abbiamo parlato di questo importante fenomeno in ascesa con Cristina Donofrio – General Manager di Bird Italia, società californiana fondata nel 2017 a Santa Monica, prima azienda al mondo ad offrire un servizio di sharing di monopattini elettrici (e da un po’ di tempo anche di vendita online).

“L’obiettivo del nostro fondatore è sempre stato quello di togliere più macchine possibili dalle strade, ridurre l’inquinamento. Cercava un veicolo che permettesse alle persone di coprire quelle cosiddette “distanze dell’ultimo miglio” – quelle distanze troppo vicine per poter prendere una macchina, ma troppo lontane da percorrere a piedi. Per questo ha scelto il monopattino elettrico”

Oggi, Bird opera in più di 140 città al mondo, è presente in Spagna, Israele, Stati Uniti e anche nel nostro Paese.

Abbiamo scelto di entrare anche in Italia per diversi motivi. Le città italiane sono musei a cielo aperto che ben si prestano ad essere girate con un monopattino. Ci sono tanti problemi legati all’inquinamento e problemi nel raggiungimento di quel famoso “ultimo miglio” che, invece, un monopattino consente. C’è poi un tema culturale. Noi italiani siamo più abituati rispetto, ad esempio, agli americani a guidare un mezzo su due ruote. Per tutti questi motivi, l’Italia è sempre stato un paese attrattivo per il nostro business e, una volta entrati, abbiamo anche notato che vi è una maggiore domanda, in confronto ad altri Paesi, di servizi in abbonamento – giornalieri o mensili. Questo fenomeno è molto interessante perché negli Stati Uniti non si è registrato”.

Come ha impattato la pandemia il vostro modello di business?

“Prima del COVID i nostri monopattini venivano utilizzati soprattutto nel weekend o nelle ore serali, adesso, invece, li si usa tanto in tutte le ore della giornata anche per i tragitti da e verso il posto di lavoro. Con il COVID è stato, ed è, molto difficile per i comuni garantire il normale funzionamento dei trasporti pubblici – causa le diverse limitazioni in termini numerici di persone che possono contemporaneamente salire sul mezzo. Per questo i nostri servizi in abbonamento si sono rivelati utili. Permettono di usare il monopattino non in modo sporadico ma in modo continuativo, nella quotidianità e non solo nei weekend. Con il COVID è cresciuta la nostra presenza nel Paese. Oggi siamo presenti in undici città italiane e abbiamo in programma a breve di entrare anche in molte altre”.

Cristina, il trend dei monopattini elettrici, della sharing mobility è un trend passeggero o un vero e proprio cambio nel comportamento degli italiani che rimarrà anche dopo la pandemia?

“Secondo me non è un trend passeggero e siamo solo all’inizio. A Tel Aviv – città all’avanguardia rispetto all’uso di monopattini elettrici, sia in condivisione che di proprietà – anche durante il secondo lockdown totale il servizio di sharing ha continuato a funzionare molto bene. Perché? Perché le persone stavano veramente usando il monopattino in tutte le loro attività quotidiane. Questo accadrà anche in tutto il resto del mondo, Italia compresa. Si sta assistendo ad un vero e proprio cambio culturale. Le persone sono sempre meno interessate a disporre di oggetti di proprietà a favore di beni in condivisione – sia che si tratti di auto, scooter, appartamenti, bici o monopattini. Inoltre, le persone non vogliono più passare tanto tempo nel traffico, preferiscono godersi diversamente la vita, soprattutto dopo i periodi di lockdown e di restrizioni che stiamo vivendo. Gli spostamenti in monopattino sono più veloci, più comodi, più facili e più sicuri”.  

Nel mondo della sharing mobility stanno dunque cambiando i modelli operativi e le proposte di noleggio per rispondere da un lato alla sicurezza sanitaria e dall’altro alle nuove esigenze di mobilità delle persone. La sanificazione dei mezzi, la possibilità di prenotazione degli stessi, di sottoscrizione di piani di abbonamento sono tutti servizi che Bird offre e che vogliono servire a garantire un sicuro e miglior servizio ai suoi clienti.

Bird è riuscita in poco tempo a sviluppare il cosiddetto cumulative advantage, cioè quello strato di copertura che l’azienda costruisce sul proprio vantaggio competitivo iniziale per rendere il brand una scelta istintiva per il cliente e un trend duraturo nel tempo, non solo la risposta ad un bisogno passeggero. Ogni volta che si sceglie un prodotto o servizio questo guadagna un vantaggio su quei prodotti o servizi che, invece, non sono stati scelti. E come fare a sviluppare un cumulative advantage? Seguendo quattro principali regole: (i) investire per diventare noti velocemente – giocando, ed esempio, sul prezzo e sull’offrire alcuni servizi gratuitamente; (ii) investire sul design del prodotto, del logo, affinché ci possa essere un’alta e veloce riconoscibilità (anche a distanza) da parte dei clienti; (iii) investire nell’innovazione, introdurre una nuova versione del prodotto o del servizio senza perdere il cumulative advantage ottenuto fino a quel momento e in caso, invece, di importanti interventi di innovazione, aiutando il consumatore nella transizione dalle vecchie abitudini verso le nuove; e infine, (iv) mantenere una comunicazione semplice – la mente umana è pigra e non vuole innalzare il livello di attenzione per assorbire un messaggio troppo complesso.

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