Creare l’ambiente giusto: 4 fattori che possono far trasformare il futuro remoto in futuro prossimo
Ormai quasi due secoli fa, Darwin scoperse che il “reef” corallino conteneva la maggior parte delle specie sottomarine conosciute, in uno spazio ristretto ad una frazione dell’intera superficie sommersa della terra.
Questo ambiente consentiva il proliferare di un’ecosistema insolito, particolarmente favorevole non solo alla coesistenza di specie diverse ma anche allo sviluppo di nuove specie (motivo per cui dopo migliaia di anni il "reef" si è giustamente guadagnato l'appellativo di “paradosso di Darwin”).
Che si tratti del reef corallino (dove in una zona ridotta si sviluppano la maggior parte delle specie viventi), degli aggregati urbani ai tempi della prima “civilizzazione” o della moderna Silicon Valley (dove in una zona ridotta di superficie si concentrano le aziende più ricche del pianeta), ci sono alcune caratteristiche fondamentali che accomunano quelle che si definiscono “piattaforme”.
- Diversità/contaminazione:
Le piattaforme sono ambienti in cui l’ecosistema è in equilibrio proprio perchè c’è diversità...
La diversità porta contaminazione e la contaminazione accelera l’evoluzione: in un’ecosistema come quello naturale della barriera corallina questi due fattori portano gli organismi a "mescolarsi" fra di loro, dando vita a nuove "combinazioni" che meglio si adattano all'ambiente circostante.
Nella Silicon valley, contributi diversificati portano una pluralità di conoscenze messe a fattore comune; chi fa il software per l’intelligenza artificiale serve aziende per l’automazione come compagnie che producono automobili con guida assistita: sperimentano in campi diversi e sfruttano i feedback per migliorare il proprio prodotto in tutti i settori.
Sia nel mondo animale che in quello umano la diversità apporta valore perchè aumenta la possibilità di aprire nuove porte a quello che viene chiamato “l’adiacente possibile” (ovvero quello che può succedere tramite la sperimentazione di una piccola variazione rispetto alla realtà attuale) e più sperimentazioni ci sono e più sono le probabilità di aprire nuove frontiere.
L’adiacente possibile è ciò che caratterizza l’innovazione: l’evoluzione difficilmente nasce da qualcuno che si alza la mattina ed inventa qualcosa "da zero"... l'evoluzione è un qualcosa che nasce da minuscole variazioni dell’esistente che soddisfano nuove esigenze e che vengono ulteriormente sviluppate (così, provando e riprovando, l’uomo è passato dal carro trainato da buoi alla macchina elettrica..).
- Stratificazione:
Da migliaia di anni, piccoli polipini mangiano e defecano in continuazione costruendo la barriera corallina: una struttura porosa che ha la doppia funzione di proteggere dalla straordiaria forza degli oceani e di creare il substrato su cui si startificano altre forme di vita.
Nella Silicon valley succede la stessa cosa: si sviluppano team di softwaristi, avvocati, commercialisti e bancari: tutto ciò che serve ad una start up e che viene “alimentato” dal suo proliferare... aziende che creano il substrato dove vivono e proliferano altre aziende.
La stratificazione funziona perchè ognuno sviluppa un proprio “core businness” che però è anche funzionale all’accelerazione dell’ecosistema.
Ogni organismo è funzionale all’altro.. come nella barriera corallina i pesci spazzino si nutrono dei rifiuti organici di altre specie assicurando però al contempo la pulizia dai batteri.
- Condivisione:
Le conoscenze in un settore vengono messe a disposizione di altri che possono costruire e dare un contributo sullo stesso strato oppure usare quell’informazione per rielabolarla ed utilizzarla per altri scopi.
Non c’è gelosia perchè di base c’è la consapevolezza che sono più i vantaggi degli svantaggi: in natura come nel mondo professionale è un modello che funziona...
Nike ha capito molto bene questo concetto quando nel 2010 ha creato un nuovo spazio di condivisione chiamato “GreenXchange” sul quale ha messo a disposizione oltre 400 materiali e tecnologie coperte da brevetto per renderle disponibili all’utilizzo in mercati concorrenti: in pratica ha messo a disposizione le proprie informazioni su materiali innovativi ed ecosostenibili, dando la possibilità di utilizzarli in campi fuori dal proprio businness.
Invece di “tenerle nel cassetto”, Nike ha dato accesso ai propri brevetti a players posizionati in mercati diversi, attingendo ad altre professionalità e ricavandone informazioni di ritorno utili per ulteriori sviluppi (nel proprio campo).
- Linguaggio comune
Per costruire un’intero ecosistema del progresso è necessario che si parli un linguaggio comune.
Nel mondo del software questo è abbastanza comune e prende il nome di API (Application programming interface): un’API è una sorta di lingua franca che qualsiasi persona può utilizzare per progettare e riprogettare nuovi strumenti.
E’ un po’ quello che è successo a Linux o quello che succede quando si parla di “applicazioni” sviluppate dagli utenti: in questo modo l’evoluzione non è appannaggio di un singolo sviluppatore ma viene affidato alla rete... attingendo non solo a quelle poche decine di persone di un reparto di ricerca e sviluppo ma anche di eventuali "smanettoni" dall’altra parte del mondo.
In un ambiente lavorativo normale "linguaggio comune" significa far parlare tutti la stessa lingua... non in senso semantico ma in senso "laterale": far sì che l'obiettivo sia comune e si lavori con chiarezza e trasparenza nella stessa direzione.. (eliminando metriche parziali, "feudi interaziendali" e/o sottostrutture che operano "a compartimenti stagni").
Parlare un linguaggio comune vuol dire anche schiacciare l'organigramma e far sì che non ci siano gap comunicativi fra le parti apicali dell'azienda ed il resto dei dipendenti e che ognuno sia "cosciente" del lavoro dell'altro..
CONCLUSIONI: Per ricreare un ambiente innovativo e che sia in grado di sopravvivere ad un mercato in costante fluttuazione, può essere utile prendere spunto da ciò che funziona in mondi apparentemente molto diversi.
Cominciando ad implementare i fattori a comune delle "piattaforme" e favorendo una contaminazione che stimoli la condivisione di idee e di feedback utili, il processo di innovazione (o di "rinnovamento") può sicuramente subire un'accelerazione determinante per "stare al passo coi tempi".
Ex Sistemista senior e DBA senior
4 anni"Scoperse" ... o "scoprì"?
Procurement Expert, MBA
4 anniASSOLUTAMENTE VERO! COMPETIZIONE VIRTUOSA DELLE IDEE GENERATRICI DI OPPORTUNITA' DI CRESCITA FACILITATE ''DALLE ATMOSFERE CREATIVE CHE LA STESSA RETE RIESCE A GENERARE''. OCCORRE SUPERARE CERTE TECNOSTRUTTURE CHE SPESSO IRRIGIDISCONO LE ORGANIZZAZIONE E NON FAVORISCONO QUEL CONFRONTO CREATIVO/DISTRUTTIVO CHE SE LASCIATO LIBERO DI MANIFESTARSI GENERA INNOVAZIONE. LA VERA CRISI DEL NOSTRO SISTEMA IMPRENDITORIALE (QUELLO POST DISTRETTI INDUSTRIALI CHE HANNO FATTO LA STORIA DEL CAPITALISMO FAMIGLIARE) E' L'IMMOBILISMO ORGANIZZATIVO, OSSIA L'INCAPACITA' DI CONCEPIRE MODELLI ORGANIZZATIVI IN GRADO METTERE IN DISCUSSIONE MODELLI PRODUTTIVI CRONICIZZATI CHE AVEVANO FATTO IL LORO CORSO.
Leader Manager presso Global
4 anni...sarebbe bello ma utopico che in tutto il mondo ci fosse una prima lingua comune a tutti e facoltativa la lingua natia. Tutti gli studi e tutto internet dovrebbe parlare quella... ma chi mette daccordo gli anglofili coi giapponesi, cinesi, cirillici, arabi, tribu' varie etc???? UTOPIA appunto.... non si perderebbe tempo a studiare mille lingue per poter lavorare in tutto il mondo (a meno che non lo si faccia per altri motivi storici e letterari) ... e poi si mettiamoci anche la possibilità di avere un solo tipo di connettore per gli smatphone, per le prese elettriche 220v, etc etc etc
Commerciale presso A2A Ambiente
4 anniIl miglior modo per creare innovazione è rendere l’ambiente “fluido”.Occorre uscire dai vecchi schemi ai quali ci siamo abituati,antichi retaggi del taylorfordismo dei primi anni del secolo scorso.Bisogna trasformare le relazioni da verticali di tipo top-down ad orizzontali,con un’orecchio puntato alle strategie emergenti,di tipo bottom-up.Bisogna saper lavorare in team e non aver paura della creatività,anche a costo di rischiare la “cretinità”.Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco a qualunque costo.Anche a costo di fallire.Occorre trovare il giusto equilibrio tra dare il massimo sempre,non andare in burnout,ed avere le giuste gratificazioni,che non sempre sono esclusivamente di tipo economico.A volte una pacca sulla spalla vale molto più di qualsiasi premio.
Avvocatessa
4 anni@