Di fronte all'errore per ripartire...
Lunedì scorso ci siamo occupati dei 3 laboratori (dire - fare - baciare) del progetto scuola B612 (ideatore scientifico dott.ssa Daniela Lucangeli, ideatore didattico dott.ssa Patrizia Granata) e abbiamo visto come il filo rosso che li lega sia il connubio conoscenza ed emozione.
Mentre si apprende infatti si percepiscono e si sentono delle emozioni, che possiamo semplificare immaginando una linea retta che va da un punto A a un punto B, ovvero si può provare gioia nell'apprendere o al polo opposto paura, con tutte le gradazioni che ci possono essere in mezzo.
Infatti, ciascuno di noi fa esperienza sia di quello che vede, legge o sente, sia del modo in cui interpreta tutto questo, di come filtra ciò che avviene con i pensieri, gli atteggiamenti mentali e le convinzioni.
Immaginiamo e pensiamo al nostro cervello "come ad una densa massa di miliardi di neuroni o cellule cerebrali, tutte collegate fra loro" (Dibley, 1998, p.42). Durante qualsiasi esperienza c'è un impulso elettrochimico che viaggia lungo il percorso, attraversando i miliardi di neuroni o cellule cerebrali collegate tra loro dette prima. L'impulso si può considerare come un pilota mentale, che quando viviamo un avvenimento corre lungo un dato percorso fatto da determinati neuroni e ne traccia, esperienza dopo esperienza, dei solchi, che rendono più facile l'incamminarsi del pilota automatico, la volta successiva, lungo lo stesso percorso. Il percorso rappresenta nient'altro che il ricordo o l'impronta dell'esperienza. "Il ricordare, il richiamare alla mente un'esperienza comporta spedire il proprio pilota mentale a ripercorrere le tracce già pronte" (Dibley, 1998, p.47).
L'errore può capitare, ad esempio, perchè nella mente di un bambino o di un adulto si susseguono immagini di sconfitta, ovvero il pilota mentale ripercorre sempre le stesse tracce approfondendole e rafforzandole fino a che diventano automatiche. Ecco perchè le persone prendono l'abitudine al successo o al fallimento.
In questo senso, Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione all'Università di Padova, afferma che è necessario capire qual è la vulnerabilità di un bambino nel qui e ora (vale comunque anche per gli adulti) e scegliere la strategia più idonea per quel bambino e per quella difficoltà.
L'educatore o l'insegnante, quindi, sono chiamati non solo a valutare un bambino, ma soprattutto ad avere nei suoi confronti un atteggiamento di apertura, per poter dargli l'aiuto necessario al superamento della difficoltà. Questo può avvenire solo se si comprende il perchè l'errore è stato commesso, cosa ha messo in difficoltà il bambino in quel momento.
Infatti, la vulnerabilità spesso è dovuta al fatto che si ha in memoria un ricordo derivato da un'emozione negativa, come può essere ad esempio la paura, quindi ogni volta che mi accingo a imparare o a fare quell'azione riprendo dalla memoria anche il sentimento che l'ha accompagnata. Quindi, prima di procedere all'apprendimento è necessario cambiare le tracce al pilota mentale, ovvero cambiare le emozioni che riguardano quell'azione. Infatti Daniela Lucangeli afferma che l'apprendimento accompagnato dall'ansia o dalla paura lascia di fatto tracce di dolore. Ad esempio, se quando impariamo le tabelline sentiamo paura e ansia, nella memoria non immettiamo solo le tabelline, ma anche le emozioni che le caratterizzano (sincronicità delle funzioni). Quindi, in questo senso, affinchè ci sia uno sviluppo in tutti noi è necessario togliere le emozioni negative e sostituirle con sentimenti più positivi. Chiedersi quindi come quell'apprendimento è avvenuto, se è avvenuto con gioia o con sofferenza, perchè la lavagna emotiva si può comunque modificare (non è permanente).
Ecco l'importanza, quindi, di un ambiente scolastico e poi di qualsiasi ambiente di vita che supporti la persona e permetta un apprendimento caratterizzato dall'allegria, che, secondo alcune ricerche scientifiche, è l'emozione che ci permette di apprendere di più!
In questo senso l'attenzione è al processo più che al risultato finale, dove per risultato si intende l'apprendimento mnemonico di nozioni che soffocano il bambino. Patrizia Granata, pedagogista clinica e dirigente scolastico, infatti, afferma che è necessario "mettere in sintonia i materiali usati per apprendere con i processi cognitivi che sostengono l'apprendimento, tutto questo abbracciato dalle emozioni calde, quindi un bambino che riceve insegnamenti accompagnati da emozioni calde, accoglienti, ha un ricordo altrettanto caldo".
Quando ad esempio ci alleniamo per raggiungere un risultato è necessario che ci concentriamo su ciò che facciamo in modo corretto (non in modo sbagliato) e che questo diventi punto di partenza per un possibile miglioramento.
Il nostro atteggiamento di fronte alle difficoltà, come ci poniamo di fronte agli errori fa tutta la differenza del mondo. Se vogliamo a tutti i costi superare i nostri blocchi mentali riguardo a certi contenuti, quindi se riusciamo a cambiare le convinzioni sulle nostre capacità e a capire il perchè queste si sono formate e portano all'errore, anche i nostri risultati cambieranno, perchè rimarranno conformi nel tempo alle nuove convinzioni che si sono formate.
Luciana.
Riferimenti bibliografici: - John Dibley, Voglio Automotivarmi, ed. Schwarz Books; - Webinar | SORRIDOIMPARO - Come accompagnare al meglio l'apprendimento di un bambino, pubblicato il 19 novembre 2019; E di Emozioni , pubblicato il 19 aprile 2018.
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