E’ una questione di desideri: la sequenza aurea del cambiamento
“Ciò che potrebbe essere”, questa è una chiave importante per coloro che vogliono sfidarsi.
Non è solo un problema che riguarda il facilitatore: lo troviamo anche nella vita di tutti i giorni.
Si comincia provando a valorizzare i desideri del partecipante anche se qualche volta tutto sembra senza via di scampo. A volte è veramente difficile anche avere la prospettiva di una cambiamento a causa della mancanza di autostima e di un estremo senso della comodità: pochi cambiamenti solo se veramente necessari così da risparmiare energia ed evitare cose pericolose. Quando sentiamo che le cose dipendono da forze esterne in grado di gestire o influenzare la nostra vita, potremmo essere condannati ad agire come “effetto” nel sistema nel quale viviamo.
Per questo motivo, le persone che come me sono chiamate a catalizzare buoni cambiamenti nelle organizzazioni e per i singoli, devono fronteggiare la paura connessa con l’incertezza. Da parte nostra mettiamo tutta la nostra energia nel creare ciò che è “possibile” con opportunità anche se questo implica qualcosa di duro e rischioso. Sebbene io abbia da 10 anni abbandonato ogni approccio comportamentista all’apprendimento e al cambiamento e ho la percezione che la strada maestra per la crescita sia l’approccio costruttivista, devo riconoscere che la struttura del nostro cervello, possa essere attivata da una sequenza molto favorevole all’apprendimento e capace di facilitare l’uscita dalla zona di comfort. Forse questa sequenza è il sistema naturale più idoneo all’apprendimento. Ma le cose non sono così semplici come descritte. Gli essere umani fanno scelte e questa da una parte ha garantito l’adattamento della nostra specie ad ogni cambiamento in tempi ragionevoli; da un altro punto di vista, la scelta ha consentito di bloccare i cambiamenti non desiderabili evitando rischi e sprechi di energia. Perciò dovremmo offrire ai partecipanti una prospettiva di cambiamento e crescita e allo stesso tempo essere consapevoli di come sia arduo il sentire che conduce a questa illuminazione. E’ un problema di “perché dovrei farlo?”
Le prove di questa sequenza possono essere trovate nel ciclo di Kolb così come in molti alti modelli sull’apprendimento. Tutto inizia con i fatti e le cose che sono realmente successe, con il rivivere un esperienza, con il richiamare i dati raccolti dai nostri sensi. Questo è il coinvolgimento esperienziale che stimola le nostre reazioni a volte molto lievi a volte particolarmente intense.
Poi è il momento di riflettere su ciò che abbiamo vissuto, trovato, sentito. E’ il momento di chiedere a noi stessi “cosa significa per me” e “cosa è successo”. Un altro passo avanti è provare ad associare i fatti ad altre esperienze simili ed alla fine tentare un nome alle emozioni che abbiamo provato.
Terzo passaggio, aprire la borsa dei desideri. E’ il tempo giusto di afferrare l’esperienza e le sue conseguenze ed usarla per immaginare un percorso di apprendimento se ci è veramente utile.
Infine una bella chiamata all’azione: tempo di fare piani, attivarci, fare il primo passo verso un possibile cambiamento.
E’ un processo semplice da ricordare attraverso le 4 parole: FATTI, EMOZIONI, DESIDERI, AZIONI. Lo stesso processo può essere riconosciuto anche nel metodo di facilitazione chiamato Focused Conversation che non è una discussione convenzionale. Con questo metodo non ti è consentito replicare direttamente a qualcuno che si è espresso prima di te, ma sei chiamato a contribuire a costruire e condividere un contenitore di risposte dalle quali possiamo guadagnare intuizioni ascoltando il contributo degli altri. Il facilitatore fa una serie di domande che inizia con investigare fare le cose concrete che si sono osservate; in seguito ci si muove sull’investigazione delle reazioni emotive e sulle associazione; poi si passa all’interpretazione e finalmente si arriva alle implicazioni di questo processo. L’idea è quella di evitare di saltare velocemente alle conclusioni attingendo alle opinioni preformate. Si rimane aperti per creare nuove prospettive sulla base dell’ascolta reciproco.
E funziona !!!
Così come è potente la CNV di Marshall Rosemberg, come metodo per darsi feedback: si parte dal dirsi i fatti, poi si condividono le emozioni del vissuto rispetto all’evento specifico, ad un comportamento, a certe parole ecc. In seguito andiamo a spiegare ciò di cui abbiamo bisogno e poi offriamo un’opportunità di cambiamento attraverso un progetto per il futuro. Questo ci consente di contenere il livello di conflitto ad uno stadio di ragionevolezza.
Ed infine vorrei raccomandare di usare la stessa sequenza in un processo strutturato di vendita: parla del prodotto e dei suoi benefici. Valuta come il cliente percepisce e sente tutto ciò. Chiedi che prospettive potrebbe avere nell’acquisto del prodotto; offrigli di prendere una decisione e arriva a chiusura. Stessa sequenza, alta comprensione, massimo valore.
Vi invito a provare la sequenza. Forse abbiamo trovato una sorta di “sezione aurea” del processo di apprendimento e crescita degli adulti.