Elettromagnetismo in Toscana: principio di precauzione o di confusione?
Pianta di aloe vera (Aloe arborescens)

Elettromagnetismo in Toscana: principio di precauzione o di confusione?

La Giunta della Regione Toscana ha commissionato una ricerca epidemiologica della durata di due anni sugli effetti dell'esposizione alle radiazioni elettromagnetiche per verificare se la tecnologia 5G possa produrre danni alla salute. Ora, dal mio punto di osservazione, mi sento di dire che l'iniziativa potrebbe essere positiva, dato che non potrà che confermare le numerose ricerche che hanno verificato l'innocuità dell'utilizzo delle tecnologie cellulari in funzione da decenni (al netto dello spreco di denaro pubblico).

Chi difende questo provvedimento invoca il principio di precauzione. Ora, il principio di precauzione è un approccio che mira a gestire i rischi scientificamente incerti, adottando misure preventive quando esiste una potenziale minaccia alla salute o all'ambiente, anche in assenza di prove scientifiche complete. Sugli effetti delle tecnologie cellulari non esiste alcuna prova scientifica che facciano danni, quindi ha senso adottare il principio di precauzione nel suo utilizzo. Infatti questo principio è ampiamente adottato su scala globale. Tranne che in Italia, dove si è deciso di umiliare le tecnologie adottando un atteggiamento che va molto al di là della precauzione e sfocia nell'autolesionismo.

L'ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) è l'organizzazione che emette raccomandazioni sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici (CEM), basate su prove scientifiche consolidate. Nell'ambito delle sue raccomandazioni, l'ICNIRP incorpora il principio di precauzione attraverso vari livelli di cautela, pur mantenendo un focus sulle evidenze scientifiche attuali. Ecco come l'ICNIRP ha adottato il principio di precauzione:

1. Limiti di esposizione conservativi: Le linee guida dell'ICNIRP stabiliscono limiti di esposizione ben al di sotto dei livelli ritenuti potenzialmente pericolosi per la salute umana, proprio per garantire un ampio margine di sicurezza e proteggere anche contro rischi non completamente noti (per essere precisi: i limiti raccomandati sono 50 volte inferiori a quelli che possono produrre un riscaldamento dell'epidermide).

2. Approccio basato su evidenze: L'ICNIRP enfatizza che le sue raccomandazioni si basano sulle conoscenze scientifiche disponibili. Il principio di precauzione viene invocato solo nei casi in cui le prove scientifiche sono insufficienti a dimostrare con certezza l'assenza di rischio, ma esistono dati che indicano potenziali effetti dannosi.

3. Raccomandazioni agli Stati: L'ICNIRP incoraggia i governi a monitorare e valutare continuamente le ricerche sui campi elettromagnetici. In alcune situazioni, potrebbe raccomandare ai legislatori di adottare misure precauzionali più severe a livello nazionale, in base alle preoccupazioni della popolazione o alle condizioni locali. Nel caso dell'utilizzo delle tecnologie cellulari non l'ha mai fatto e nel corso dell'ultimo aggiornamento ha affermato che sarebbe stato ragionevole allentare i limiti, senza tuttavia raccomandarlo.

4. Comunicazione e trasparenza: L'ICNIRP sottolinea l'importanza di una comunicazione chiara con il pubblico sui rischi connessi ai Campi Elettromagnetici. Sebbene non emetta raccomandazioni specifiche basate esclusivamente sul principio di precauzione, sostiene che i governi potrebbero farlo per affrontare l'incertezza scientifica, ad esempio introducendo limiti più restrittivi in contesti in cui c'è particolare preoccupazione sociale o scientifica. Nel caso dell'Italia, non c'è alcun segnale scientifico di problemi ma una diffusa preoccupazione sociale, motivo per cui i limiti adottati in Italia sono molto inferiori a quelli europei (a loro volta basati sul principio di precauzione).

In sintesi, l'ICNIRP applica il principio di precauzione mantenendo un equilibrio tra la necessità di proteggere la salute umana e l'adozione di raccomandazioni basate su prove scientifiche accertate. Le misure di sicurezza incluse nelle sue linee guida sono pensate per fornire ampi margini di protezione, anche contro rischi potenziali non ancora completamente compresi.

Insomma, il principio di precauzione è ampiamente incorporato nelle raccomandazioni dell'ente internazionale preposto a questo scopo, e ulteriormente inasprito dalla normativa italiana. L'Istituto Superiore di Sanità lo ha ribadito nel suo ultimo studio: non c'è nessun pericolo. Tuttavia, spendiamo soldi pubblici per blandire chi agita dubbi antiscientifici, anziché informare la popolazione sul livello di ampia precauzione già adottato.

A proposito di rischi cancerogeni: lo sapete che la possibilità che i campi elettromagnetici generati da radiofrequenze abbiano effetti cancerogeni è classificata allo stesso livella della... aloe vera? Pensateci, la prossima volta che vedete in farmacia una bella bottiglia di puro succo di questa simpatica piantina da bere. (Fonte: https://www.iarc.who.int/)

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Dario Giordano

MBA. Avvocato. Ufficio Legale e Relazioni Esterne U.Di.Con. Nazionale. Vice Presidente Forum Ania Consumatori

2 mesi

Ottima riflessione

Francesco Pugliese

Ingegnere Libero Professionista - Telecomunicazioni a radio frequenza e campi elettromagnetici - RAN & EMF Design

2 mesi

Non conosco i dettagli e le metodologie che questa iniziativa della Regione Toscana adotterà, ma classificare a priori "spreco di denaro pubblico" una ricerca scientifica prima ancora dei risultati (o delle conclusioni) è alquanto singolare. Noto che da un lato si fa sempre presente che "la ricerca comunque continua", poi dall'altro, quando effettivamente continua, si dice che è inutile o che è uno spreco. Sul principio di precauzione ci sarebbe molto da dire, ma noto solo che quando si parla di ICNIRP si omette sempre di dire che le relative raccomandazioni sono relative agli effetti a breve termine, mentre le ulteriori soglie precauzionali introdotte da diverse legislazioni statali mirano alla protezioni da eventuali effetti a lungo termine. Eventuali ovviamente significa che non ci sono prove evidenti, ma si chiama "principio di precauzione" proprio per questo.

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