Entrare nel giardino di Donnafugata, una parola dopo l'altra
"Per accedere al giardino della villa di Donnafugata, invece, bisognava percorrere il viale principale e scendere tra le alte siepi di alloro incornicianti anonimi busti di dee senza naso; dal fondo si udiva la dolce pioggia degli zampilli che ricadevano nella fontana di Anfitrite. Su di un isolotto al centro del bacino rotondo, modellato da uno scalpello inesperto ma sensuale, un Nettuno sorridente abbrancava un’Anfitrite vogliosa. L’innesto dei gettoni tedeschi per le pesche forestiere, era riuscito perfettamente. Le pesche erano poche ma erano grandi, vellutate e fragranti; giallognole con sfumature rosee."
Lo so, il cervello ci mette un tempo infinitamente inferiore a processare un'immagine, rispetto a una frase. Ma raggiungere il giardino di Donnafugata snocciolando piano, una dopo l'altra, le parole di Tomasi di Lampedusa, e in particolare la rivelazione dell'anima delle statue, è un piacere unico, che solo la grande letteratura può offrire. Senza un video, senza una foto o un’illustrazione - solo parole nere su fondo bianco - tutti i sensi sono chiamati a raccolta, e oltre ai sensi persino la memoria di ciò che non abbiamo mai vissuto e che pure in un istante è nostro. Sei tu, amante dell’autore, a dettare il tempo dell'osservazione. Il flusso del testo è una negoziazione intima: ti fermi tutto il tempo che desideri davanti a quella dea senza naso e immagini l'erosione del tempo sulla sua pelle di pietra, gli occhi bianchi, la postura. Come lettrice, posso tornare e ritornare su questo frammento di testo tutte le volte che voglio, in assoluta libertà, uscire e respirare quell’aria e quella luce, sentire la freschezza dell'acqua, ancora una volta, e poi di nuovo, guardando il mondo con gli occhi del principe di Salina.