Fiori di campo o fiori artificiali?

Fiori di campo o fiori artificiali?

Si siede sulla poltrona e scoppia in un pianto dirotto.

Si scusa, mi dice che non sa cosa le è preso, che non si è mai trovata in una condizione del genere, si scusa ancora e mi guarda con un’espressione insieme di dolore e di sorpresa per il fatto di sentirsi così disperata.

Ci eravamo sentiti il giorno prima per fissare l’appuntamento e mi aveva anticipato, per telefono, che era stata lasciata dal partner in modo inatteso e formalmente bizzarro. Non scendo nei particolari, sono ininfluenti.

Aspetto che il suo turbamento si mitighi, che decomprima il dolore che ha nell’anima attraverso il pianto. Siamo soliti dare un’accezione negativa al pianto quando coincide con il dolore per una perdita, ma non è così semplice. Al dolore visibile corrisponde un godimento interiore invisibile: il nostro inconscio emotivo, quando piangiamo, stappa bottiglie di costoso champagne, si diverte, anzi gode, lui vive e si nutre di tensione. Questo è il motivo per cui ci andiamo a cercare persone e situazioni che ci portano sofferenza: ne abbiamo bisogno come abbiamo bisogno dell’aria per respirare. Certo da un punto di vista strategico certe situazioni cerchiamo di evitarle, ma poi ci cadiamo dentro una volta, due, tre, con attori diversi ma seguendo sempre la stessa trama.

Induco un stato ipnotico non profondo e entro in contatto con l’inconscio di Maria (il nome è di fantasia) che è ben lieto di collaborare. Lo interrogo e lui risponde; faccio poche domande mirate e porto Maria a rievocare episodi del passato a causa dei quali, per analogia, vive questa perturbazione emotiva nel presente anche se in un contesto completamente diverso.

Inizia a capire che il fedifrago è solo uno strumento che il suo inconscio ha identificato per confermare a se stessa i propri limiti percepiti e le sofferenze ad essi connessi. I carnefici ce li cerchiamo, ce ne serviamo e poi li malediciamo ma, morto un carnefice, se ne fa un altro, come avviene per i re o per i papi.

Maria mi guarda con occhi diversi, sempre tristi ma con un’espressione di nuova consapevolezza; mi chiede con tono accorato cosa deve fare. Ha superato il momento di disperazione ma teme che possa ripresentarsi.

Le dico che può imparare ad ascoltarsi, che il suo inconscio emotivo ha già iniziato un reset profondo, cha a sua insaputa il suo pensiero ha iniziato a cambiare e che questo cambiamento va sempre in direzione di una nuova forza interiore.

Le dico che abbiamo cominciato a togliere dalla sua cantina emotiva le carabattole accumulate nel tempo e che si sta creando e si creerà spazio per nuove energie, questa volta positive.

Le dico che, in questa fase, non è mio compito suggerire strategie: sarebbe semplice dirle "manda il bastardo a quel paese" oppure "distraiti, prova a non pensarci" ma servirebbe solo ad alleviare momentaneamente la sofferenza in attesa che arrivi il prossimo carnefice.

È passata più di un’ora, la seduta è finita, l’accompagno alla porta. Mi guarda con uno sguardo ancora velato di tristezza ma sorridendo. Le faccio notare che la sua espressione del volto è cambiata e il suo sorriso si riaccende, fissiamo il prossimo appuntamento e mi dice che non vede l'ora.

Sente che ha iniziato il viaggio alla riscoperta del senso della sua vita: un viaggio che nessuno dovrà arrogarsi il diritto si spiegarle perché sarà lei stessa a individuarlo man mano che si libererà dei vincoli che fino ad ora glielo hanno nascosto, deformando la percezione della sua realtà.

Non abbiamo bisogno di interpreti, santoni, pseudo guru e fattucchieri ma solo di chi ci aiuta e ci insegna a comprendere e a tradurre i linguaggi dell’inconscio, tutto il resto viene da sè!

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 Ercole Renzi, Analogista e Business&Life Coach:

Realizza ed insegna il dialogo interiore con l’inconscio.

Quella parte più intima di noi da cui scaturisce felicità, efficacia, volontà e determinazione oppure il loro contrario, in ogni ambito della vita, nel privato come in azienda.

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