Futura #9 - Sorry not sorry
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Arriverà mai l'ora della verità? Per come funziona il potere dell’informazione la risposta è no. Nessuno si scuserà con Renzi, né con Romeo e nemmeno con Esposito, sottoposto a cinquecento intercettazioni improprie. Nessuno lo farà. Se non con giri di parole pelosi e paradossali: con l’onorevole Soumahoro (che non c’entrava nulla), con i detenuti innocenti (ostaggi, fino a prova contraria), con gli accusati della cui colpevolezza non si son trovate prove. Con i ricattati in carcere, come la vicepresidente dell’Europarlamento #EvaKailī. Né tantomeno con la sua bambina. Nel caso del deputato sindacalista, solo il Riformista ha pensato di scusarsi. Ma nemmeno alla memoria si scuseranno. Con quei democristiani, da Carra a Forlani, cui il pool di Milano intimò la resa illegale - che non fecero. E si ebbero carcere, manette, ignominia. E processi in piazza.
Nessuno affronterà il grande tema del golpe mediatico permanente perpetrato dalle tecnologie (anti)sociali che avviene proprio là dove corre la linea del nostro essere liberi, europei e democratici: lo #Statodidiritto e la certezza del diritto, il più basilare dei diritti. È quella la vera linea di rafforzamento dell’autonomia europea - Monsieur le président - non una nuova e più prudente Via della Seta. Il criterio della certezza del diritto è il figlio delle rivoluzioni illuministe e vale contro tutte le ‘presunzioni’ politiche, ideologiche e istituzionali. Anche contro quelle di chi, dall’opposizione, abbaia l’impossibile e poi al governo guaisce da vittima perché non c’è il nemico da (ab)battere. Ma solo una crudele realtà da governare e soluzioni difficili da condividere.
Con il #Def, il #PNRR e con le ondate migratorie vanno in fumo assieme #flattax, pensioni anticipate e guerre ai barconi (non senza vittime). Fatti. Non ancora la realtà, né la verità. Eppure non si diradano le cortine fumogene volutamente sciocche: i forestierismi, le crociate contro le farine di grillo e le carni sintetiche, la postura accigliata per qualunque contrarietà. Non va in fumo neppure il ‘pas de deux’ di tutte le alleanze su nomine, affiliazioni e illusioni di potere. Le cosiddette capacità gestionali. L’ora della verità non è ancora arrivata, nonostante il ‘realismo’ - che va riconosciuto a Palazzo Chigi -, resta la cortina di ferro della presunzione, la boria del machiavellismo di ritorno, il mors tua vita mea. Un veleno penetrato in profondità anche nelle opposizioni che ballano coi lupi e s’ammalano del proprio peggio: frazionismo e benaltrismo. E volatili slogan identitari, ancorché intersezionali. Piccole rivalse stizzose e personalistiche, invece di leadership inclusive e lungimiranti.
Tenersi a distanza tra pochi non aiuta ad accogliere nessuno e allontana dai fatti, inevitabili e drammatici: della guerra, del diritto e della libertà. È ancora presto per la verità. Speriamo solo non si faccia tardi per tutto il resto.
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