Ghosting: cos'è e come comportarsi

Ghosting: cos'è e come comportarsi

Una dinamica relazionale che sta prendendo piede nell'epoca dei social media è quella che in psicologia viene definita "ghosting" e consiste nella sparizione improvvisa e apparentemente immotivata da parte di una persona che, fino a prova contraria, ha dimostrato di voler costruire una relazione (amicale, professionale, amorosa, ecc.) insieme all'altro.

Il termine "ghosting" significa, appunto, diventare un fantasma nella vita dell'altro attraverso modalità di non comunicazione e assenza di una definizione chiara della volontà di interrompere o sospendere il rapporto.


Uno sguardo pedagogico sul fenomeno

La dinamica del ghosting indica, sicuramente, una non capacità comunicativa di trasmettere quello che si prova o si sente nella relazione con l'altro. Non significa non avere fiducia nel rapporto, bensì chi agisce il ghosting ha una profonda carenza nella stima di sé nella gestione di un ipotetico conflitto e, più in generale, dell'imprevedibilità della relazione con l'altro.

Il ghosting dice quindi molto, anzitutto, sulla percezione che il/la "ghoster" ha di sé stesso/a.

Nella negazione del dialogo si costruisce così un muro di incomunicabilità che, da una parte, protegge il/la ghoster dall'imprevedibilità del rapporto con l'altro, ponendo così una distanza forzata, in una sorta di isolamento cautelare.

Isolamento cautelare che, chi "subisce" il ghosting non comprende.

Non comprende perché un'altra caratteristica di chi pone queste dinamiche è una poca coerenza interna tra ciò che pensa, ciò che sente e ciò che fa.

Quindi, è possibile trovarsi in situazioni in cui la comunicazione verbale del/la ghoster manda un segnale di apertura e volontà di proseguire il rapporto ma, poiché spesso queste dinamiche relazionali si basano principalmente su canali virtuali, manca il corrispettivo non verbale, paraverbale e quindi prossemico che completerebbe il senso del messaggio.

Si tratta, in sostanza, di una richiesta relazionale di separazione da ciò che per il/la ghoster diventa troppo grande da gestire (emotivamente, razionalmente, socialmente) rispetto a quanto sia in grado di fare in quello specifico momento.

Vi sono casi in cui, abbastanza frequentemente, la dinamica del ghosting viene associata al "silenzio punitivo" narcisistico: non ti parlo per punirti, poiché non sei complementare alle mie esigenze.

Cosa fare in caso di ghosting

Le modalità di analisi e gestione di questi meccanismi relazionali sono molteplici, ma in linea generale possono delinearsi come segue.

a. Consapevolezza di sé. Occorre fare, anzitutto, un'analisi delle proprie aspettative affinché queste non ingigantiscano un normale periodo di silenzio in funzione di dinamiche interne legate alla paura di essere abbandonati, sostituiti, di non essere abbastanza o di sentirsi immeritevoli.

b. Consapevolezza delle proprie azioni. Poiché è improbabile "ottenere la verità sul comportamento dell'altro" finché non ci viene detta dalla persona (e in quel caso, non possiamo essere sicuri sulla sincerità di quanto viene affermato), è opportuno vagliare con lucidità se ci sono stati segnali precedenti di distacco che non abbiamo colto (di solito, a ben guardare, ci sono...) e osservare senza giudizio il comportamento avuto. La colpevolizzazione di sé è altamente infruttuosa in queste dinamiche.

c. Consapevolezza sulla diversità dell'altro. Benché l'altra persona sia apparsa in maniera diversa dal comportamento attuato, ciò non significa che abbia necessariamente "torto" nel suo comportamento. Uscire dalla logica "io ho ragione-tu hai torto" (e viceversa) è il primo passo per uscire dalla logica vittimistica che svuota la persona lasciata "in sospeso" di quello che è il suo reale potere relazionale.

d. Acquisire "punti relazione". Il bravissimo psicoterapeuta Massimo Giusti suggerisce di affrontare le dinamiche relazionali narcisistiche portando chi si sente "vittima" del comportamento altrui a porre l'attenzione e quindi assumersi la responsabilità delle proprie azioni, emozioni e sentimenti. Se pertanto il rapporto viene messo in una pausa forzata da parte di una delle due persone, significa anzitutto che vi è un disallineamento nella relazione: non è forzando l'altro a dare una motivazione sul suo comportamento che l'equilibrio verrà ristabilito. Acquisire "punti relazione" significa, perciò, spostare la nostra attenzione dall'iperfocalizzazione che abbiamo sull'altro verso noi stessi. Essere presenti nel qui ed ora di quello che stiamo facendo può essere, all'inizio spaventoso. Ma spesso le nostre paure ed angosce derivano proprio dal fatto di essere ancorati o nell'eterno passato (tornarci su non aiuta) o nel possibile futuro (ipotizzare scenari futuribili senza che siano effettivamente accaduti è la via principale dell'ansia).

e. Non inseguire. Benché il comportamento dell'altro possa risultarci inaccettabile e perfino una mancanza di rispetto, uno dei modi migliori per superare lo spiazzamento è imparare a stare con le emozioni che non ci piacciono senza rimuoverle ma attraversandole. Il dolore non è mai permanente se gli diamo spazio e se lo accogliamo come funzionale alla nostra crescita interiore.

Scenari possibili

Se una persona ha bisogno del suo spazio, è sano concederlo.

Se, nonostante questo, la persona non avrà intenzione di tornare, avrete risparmiato tanta sofferenza che sarebbe giunta più tardi, quando il legame sarebbe stato ancora più forte.

Se la persona tornerà ma ne conoscete ormai le dinamiche, valutate: dinamiche fantasmatiche vengono spesso riproposte nei rapporti fin quando la persona non sperimenterà esperienze correttive che la aiuteranno ad esprimere i propri bisogni, le proprie frustrazioni e la propria aggressività senza la necessità di attaccare il legame.

Non è detto che il comportamento degli altri parli di voi. Spesso, è uno specchio dell'incoerenza e dell'instabilità tumultuosa che vivono dentro di sé.

Al contempo, può essere utile capire se e quando, nella nostra vita, abbiamo attuato queste dinamiche: perché lo abbiamo fatto? Cosa sentivamo? Cosa ci ha spinto a comportarci così?

Questa riflessione su di sé umanizza e ridimensiona il senso di spaesamento e incertezza che queste dinamiche possono portare nella nostra quotidianità, ricordandoci che è soltanto nostro il potere di far sì che gli eventi esterni abbiano la meglio sulle nostre emozioni e sulla stima che abbiamo di noi stessi.

P.S. Chi vuole esserci, non ha bisogno di tecniche o scuse. Patrick Swayze docet.

Patrick Swayze e Demi Moore nel film "Ghost"


Pier Luigi Spada

Communication, Health and Life Sciences - MD, FACS - Acute Care Surgery & Trauma - "Gemelli International Hospital"

6 mesi

Molto ben scritto, complimenti Marika

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate