Giornata in memoria delle vittime della strada: le Istituzioni piangono lacrime di coccodrillo

Giornata in memoria delle vittime della strada: le Istituzioni piangono lacrime di coccodrillo

Oggi, domenica 21 novembre si celebra la “Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada”, un momento di ricordo che viene dedicato ogni anno, la terza domenica di novembre, alle vittime di incidenti stradali ed ai loro familiari, proclamato per la prima volta dall’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) nel 2005. Giornata che anche l’Italia ha fatto propria con la legge n° 227 del 29 dicembre 2017 istituendo la “Giornata nazionale in memoria delle vittime della strada”.

Un momento di ricordo per le tante vittime della violenza stradale che ogni anno cadono sulle nostre strade ma soprattutto che dovrebbe essere un momento di riflessione per chiederci: stiamo facendo abbastanza per fermare questa strage?

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Purtroppo se leggiamo i dati appena diffusi dall’ISTAT sul primo semestre del 2021 la risposta è NO.

Rispetto allo stesso periodo 2020 l’incremento, di incidenti con lesioni è stato del +31,3%, delle vittime del +22,3% dei feriti del +28,1%. Ci siamo illusi che la forte riduzione di incidentalità del 2020 avesse delle solide basi, invece, come tutti gli esperti avevano pronosticato, era unicamente dovuta alle limitazioni imposte alla circolazione per ridurre gli effetti del COVID19. Ripresa la circolazione, senza nessun intervento strutturale, la situazione è tornata come prima, se non peggiore, dal momento che si sta osservando un aumento dei flussi di traffico (che in autostrada raggiungono addirittura +25%) con un calo dell’uso dei trasporti pubblici (notoriamente più sicuri) rispetto invece alla crescita dell’uso del mezzo privato.

I 65.116 incidenti che hanno causato 1.239 morti e 85.647 feriti: in media 360 incidenti, 7 morti e 473 feriti ogni giorno, avvenuti dal 1° gennaio al 30 giugno scorso, ci dovrebbero far riflettere, ed invece il legislatore che aveva l’opportunità di intervenire in maniera incisiva non lo ha fatto in maniera adeguata. Proprio pochi giorni fa c'è stata l’approvazione della Legge 9 novembre 2021, n. 156 di conversione del decreto-legge “Infrastrutture”, che ha modificato ben 40 articoli del Codice della Strada, ma si è scelto di approvare “norme leggere” che poco o nulla impatteranno sulla sicurezza stradale.

Due esempi su tutto:

1) l’uso del telefono in auto, dove il Parlamento nonostante sia ben noto che la distrazione è tra le principali cause d’incidente, ha evitato qualsiasi inasprimento di sanzioni e men che meno ha accolto la richiesta che proveniva da tante organizzazioni di prevedere la sospensione della patente già alla prima violazione;

2) la regolamentazione dell’uso dei veicoli elettrici leggeri. Ci si aspettava una normazione che definisse meglio questa nuova categoria di mezzi che si sta diffondendo nelle nostre città ed invece si è preso in considerazione unicamente il monopattino elettrico. Veicolo sul quale però i nostri parlamentari sono intervenuti in maniera decisamente contradittoria.

Mentre l’opinione pubblica chiedeva, e si attendeva, una “stretta” sulle norme che disciplinano l’utilizzo di questi mezzi, Camera e Senato hanno invece allentato molte regole. Non solo non hanno introdotto l’obbligo di casco per tutti (devono indossarlo solo i minorenni), l’obbligo di patente AM, l’obbligo di targhino identificativo, l’obbligo di assicurazione, ma hanno addirittura allargato le maglie: molte sanzioni sono state dimezzate e, addirittura (si dice per una svista, ma pochi ci credono) i monopattini possono circolare sulla carreggiata delle strade extraurbane secondarie (prima potevano farlo solo sull'eventuale pista ciclabile). La richiesta era che potessero circolare unicamente sulle strade urbane ma è stato approvato un testo dove invece possono farlo dovunque.

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Se a questi esempi aggiungiamo che ancora oggi, dopo 30 anni, non si riesce a portare a compimento l’iter di una riforma organica del Codice della Strada che continua a giacere in Commissione Trasporti, non possiamo che prendere atto che in questa giornata della memoria, le nostre Istituzioni piangono solo lacrime di coccodrillo.

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