I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni.
Philippe Petit è un funambolo di fama mondiale, che ha attraversato, in equilibrio su un filo, la distanza tra le guglie di Notre-Dame e tra le torri gemelle.
Ha camminato, in equilibrio su un filo, attraversando altissimi picchi montuosi e cascate.
Per lui il funambolismo è un’arte sottile, effimera e ineffabile proprio come l’arte di vivere.
È dal suo papà, Edmond Petit che ha imparato la passione per lo sport.
Il suo papà gli ha insegnato l’idea del lavoro ben fatto.
Oggi il gusto per la perfezione convive in ogni suo passo.
Il suo obiettivo è creare la meraviglia negli occhi del pubblico, spazzando dal loro cuore la paura della morte.
Nel suo libro: “Trattato di funambolismo” afferma:
“il pericolo è comunque parte integrante della traversata sul filo.
Quando un uomo cammina sul filo a cinque centimetri da terra, non reagisce allo stesso modo di quando cammina a oltre sessanta metri.
Ma il pericolo non è tutto.
A differenza dello stunt-man, la cui prestazione è calcolata per enfatizzare ogni rischio che fa rizzare i capelli, per tenere il pubblico con il fiato sospeso in un’anticipazione quasi sadica della catastrofe, un buon funambolo ce la mette tutta per fargli dimenticare i pericoli, per distoglierlo dai pensieri di morte con la bellezza di ciò che esegue sul cavo.”
Giocoliere, ballerino, acrobata egli incarna nell’aria ciò che gli altri uomini si accontentano di rappresentare sulla terra.
Il funambolismo non è per Philippe un’arte della morte, ma un’arte della vita, della vita vissuta al limite del possibile.
Lui non si nasconde dalla morte, la guarda dritta in faccia:
“I limiti, le trappole, le impossibilità mi sono necessarie, vado loro incontro ogni giorno.
I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni.
La caduta sul cavo, l’incidente, l’esercizio mancato, il passo falso, derivano tutti da una perdita di concentrazione, da una fiducia esagerata in se stessi.
Ho atteso la mia prima caduta pubblica.
Mi ha fortificato, mi ha inondato di un orgoglio gioioso, come un colpo sulla spalla che incoraggia più che far male”.
Per Philippe l’essenziale è nella semplicità.
Punta alla perfezione, perchè sostiene che solo dopo ore di allenamento, viene l’istante in cui la difficoltà non esiste più.
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Tutto diventa possibile.
“Non ho mai paura di camminare sul filo, sono troppo occupato.
Qualche volta attorno al filo il cielo si oscura, si alza il vento, il cavo si raggela, il pubblico diventa inquieto. Sento urlare dentro di me.
Il filo smette di respirare. E io pure.
E’ il preludio della catastrofe, implacabile come quando il rullo del tamburo annuncia l’esercizio più difficile.
In questa attesa arrivo a maledire il filo, ma non ne ho mai paura”.
Petit non ha mai permesso alla paura di ostacolare il suo cammino, in ogni suo passo in avanti c’è un’opportunità di crescita.
Lui non si preoccupa, occupa la sua mente a creare delle grandi imprese.
La concentrazione di Petit sul filo, è una grande lezione di presenza mentale.
Quando cammina sul filo è completamente assorto nel qui ed ora.
Siate un po’ funamboli anche voi nella vita di tutti i giorni.
“Non dovete restare a lungo senza le grandi altezze. Infine, ricordatevi di assistere a uno spettacolo di funamboli, perché anche dal peggiore, c’è sempre da imparare.”
A 73 anni Petit sale ancora sul filo: “non è davvero un lavoro, è una vita di passione, una vita di avventura, non ci sono mai due spettacoli uguali, le persone sono diverse, i luoghi sono diversi. Anche gli edifici sono diversi . È sempre un’avventura. Non è mai facile, ma con i miei 50-55 anni di esperienza, ho più controllo. Inoltre non salgo mai sul filo senza essere assolutamente certo che tutto sia sicuro. Ma è comprensibile, immaginate se salissi sul filo dicendo a me stesso: “spero che oggi regga. E’ impossibile, altrimenti avrei paura.” “Non andrei mai in pensione e per questo ho molti progetti, in effetti, ho una grande scatola sotto il letto e, quando la tiro fuori, c’è un’etichetta con la scritta: progetti”.
Philippe e la sua storia, sono un esempio su come imparare a trovare il proprio equilibrio, trasformando in un atto di grazia e bellezza ogni nostra azione.
In tutto quello che fa c’è consapevolezza.
Se anche tu vuoi iniziare un percorso di crescita che ti porti ad una maggiore consapevolezza scrivimi a: mariagraziarinaldi79@gmail.com
Ricordati che nel ruolo porti chi sei.
Ti scrivo di seguito la testimonianza di Martin Hilfiker:
“Maria Grazia è una coach che con rara empatia e grande generosità sa accompagnare il professionista nell’individuare il proprio potenziale e a raggiungere qualsiasi obiettivo.
Una star del coaching.”
Un abbraccio
Maria Grazia
Consulente Finanziario | Proteggo e faccio crescere il tuo patrimonio | Autore dei libri "Viaggio al centro della finanza" e “Longevità finanziaria”
1 annoBellissima come tutti i tuoi lavori. Faccio tesoro anche di questo
Senior Wealth Advisor
1 annoA me che sono amante della bici, leggendo questo bellissimo articolo, non può non venirmi in mente questa frase "La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti.” Albert Einstein.
consulente finanziario laureato in economia e commercio
1 annoBellissimo articolo!!
𝙃𝙚𝙖𝙙 𝙃𝙪𝙣𝙩𝙚𝙧 𝘾𝙤𝙣𝙨𝙪𝙡𝙚𝙣𝙩𝙞 𝙁𝙞𝙣𝙖𝙣𝙯𝙞𝙖𝙧𝙞 𝙚 Private Bankers CONDIVIDO SUGGESTIONI SU CUI CONFRONTARSI INSIEME
1 annoCara Maria Grazia, proprio così, come scriveva il grande Peguy: "“Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita dal profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali. " Grazie