Il cambiamento in azione
Il cambiamento in azione
Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi.
Roberto Benigni
Cosa vuoi e a che Punto sei?
Occorre conoscere se stessi per individuare obiettivi personalizzati e renderli concreti.
Occorre capire poi se ci si trova nel momento giusto per mettere in atto un cambiamento.
Non siamo sempre pronti a cambiare, anzi. Il cambiamento avviene per fasi e se ci sforziamo di mettere in atto una trasformazione quando non ci troviamo nella fase adatta, rischiamo di andare in contro a un fallimento.
Se siamo nella fase della precontemplazione possiamo sperimentare disagio per qualcosa, una sensazione di insoddisfazione, tuttavia non abbiamo consapevolezza del problema e del cambiamento che sarebbe opportuno mettere in atto.
La fase successiva è una fase in cui sperimentiamo tanta ambivalenza (fase di contemplazione), oscilliamo tra il bisogno di cambiare e la voglia di rimanere nella situazione in cui ci troviamo, anche se ci rendiamo conto che ci causa malessere.
Lo step successivo è una vera e propria opportunità, la fase della determinazione o preparazione. Se in questa finestra temporale cogliamo la spinta e la motivazione, allora è fatta. A patto di passare all’azione in modo mirato.
A questo punto entriamo nella fase dell’azione. E qui occorre drizzare le antenne, perché abbiamo bisogno di individuare le azioni con elevata probabilità di riuscita e di amministrare le nostre energie per impegnarci, senza sperimentare troppa fatica (occhio, un po’ di fatica ci sta, è cosa buona e giusta quando mettiamo in atto un cambiamento).
E qui parliamo dell’ultima fase, a volte sottovalutata, perché dopo tutto quello che abbiamo fatto, dopo essere passati all’azione è fatta, vero??
Si e no, nel senso che dopo aver messo in atto il cambiamento, occorre dedicarsi alla fase di mantenimento, ossia impegnarci ad alimentare la motivazione, a dar da mangiare alle giuste strategie e rendere il cambiamento un’abitudine. Ci vogliono circa sessanta giorni affinché un cambiamento divenga routine e quindi si possa dire di averlo realmente messo in atto.
E le ricadute? Mettiamole in conto, perché a volte, presi dall’entusiasmo, pensiamo che “a me non capiterà” e invece la strategia vincente è prendere in considerazione il fatto che possano presentarsi alla nostra porta e giocare d’anticipo.
Siamo umani, una battuta di arresto può capitare, quindi accettiamo quello che sta accadendo e troviamo il modo per riprendere l’abitudine che avevamo messo in atto, anche in questo caso procedendo per piccoli passi.
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Ci siamo? Tutto chiaro? Ribadisco il concetto: occorre prestare orecchio a ciò che accade in noi. Se proviamo malessere per qualcosa (fase di precontemplazione) e dopo un po’ sperimentiamo una spinta verso una novità, all’inizio quasi impercettibile (fase di contemplazione) anziché soffocarla tra i mille impegni, sarà opportuno dare spazio a questa spinta verso la novità, iniziare a prenderci confidenza.
Dando spazio a questa impercettibile novità, potrebbe essere curiosità verso uno sport, un hobby mai fatto di cui ci ha parlato un’amica, un posto da visitare, raccogliamo informazioni (fase di preparazione) per poi mettere sempre più a fuoco il bisogno che sta alla base della nostra curiosità.
A questo punto armiamoci di coraggio (fase dell’azione). Ogni cambiamento porta con sé un po’ di paura, paura della novità. Per andare oltre occorre prendere a braccetto due compagni di viaggio, coraggio e autostima e passare all’azione.
Attenzione: troviamo l’azione adatta a noi, in base alle nostre caratteristiche, troviamo un’azione che sia realistica e mettiamola in atto.
Stai immaginando l’effetto che ha su di te il fatto di aver dato retta a quella piccola vocina interiore, che pian piano è cresciuta di volume, aver preso coraggio ed essere passato dal “vorrei” a “oggi ho fatto”? È una bella sensazione vero? Si, perché è un misto di orgoglio, soddisfazione e gratitudine!
Ricordiamoci anche che il cambiamento è alleato della flessibilità, quindi una buona idea per mantenersi in allenamento può essere quella di modificare le abitudini e le routine.
Il cambiamento può essere sperimentato infatti modificando le piccole abitudini quotidiane, come ad esempio percorrere una strada diversa per recarsi al lavoro, o mangiare qualcosa di diverso dal solito menu....cominciare insomma a "rompere" quegli schemi che mettiamo in atto in modo automatico.
L’altro elemento chiave è il “fare”: se vogliamo cambiare la nostra vita cominciamo a rifarci il letto.
Come descritto da William H. McRaven, la quotidianità spesso è un susseguirsi di attività e di imprevisti. La nostra vita a volte sembra un percorso a ostacoli. La quotidianità è complessa e talvolta abbiamo la sensazione di poter fare poco per cambiare il modo in cui vanno le cose.
È utile cercare qualcosa che possa motivarci a iniziare la giornata e che possa costituire un sentimento di orgoglio. La vita quotidiana ha bisogno di un senso dell'organizzazione e talvolta la semplice azione di “rifarsi il letto” può offrire lo slancio necessario a iniziare la giornata.
Rifatti il letto, trova il primo compito della giornata da portare a termine, che può darti quel senso di cura, l'idea di iniziare con il piede giusto.
Fare ogni giorno qualcosa e ripensarci a fine giornata, riflette sull’aver fatto, nel corso della giornata, qualcosa di buono, qualcosa di cui essere orgogliosi, indipendentemente dalla grandezza del compito. Nella nostra organizzazione giornaliera è opportuno crearci delle piccole e grandi costanti su cui poter contare ogni giorno.
Se vogliamo cambiare la nostra vita cominciamo col rifarci il letto.