Il mio patrimonio: come tutelarlo al termine dell’attività lavorativa?
L’estate trascorreva, calda e svogliata, circa 2600 anni fa…
Esopo, scrittore dell’Antica Grecia anticipava la pigrizia estiva con una favola:
“In una calda estate, un’allegra cicala cantava sul ramo di un albero, mentre sotto di lei una lunga fila di formiche faticava per trasportare chicchi di grano.
Fra una pausa dal canto e l’altra, la cicala si rivolge alle formiche: “Ma perché lavorate tanto, venite qui all’ombra a ripararvi dal sole, potremo cantare insieme!”
Ma le formiche, instancabili, senza fermarsi continuavano il loro lavoro…
“Non possiamo! Dobbiamo preparare le provviste per l’inverno! Quando verrà il freddo e la neve coprirà la terra, non troveremo più niente da mangiare e solo se avremo le dispense piene potremo sopravvivere!”
“L’estate è ancora lunga e c’è tempo per fare provviste prima che arrivi l’inverno!
Io preferisco cantare! Con questo sole e questo caldo è impossibile lavorare!”
Per tutta l’estate la cicala continuò a cantare e le formiche a lavorare.
Ma i giorni passavano veloci, poi le settimane e i mesi. Arrivò l’autunno, gli alberi cominciarono a perdere le foglie e la cicala scese dall’albero ormai spoglio. Anche l’erba diventava sempre più gialla e rada. Una mattina la cicala si svegliò tutta infreddolita, mentre i campi erano coperti dalla prima brina.
Il gelo bruciò il verde delle ultime foglie: era arrivato l’inverno.
La cicala cominciò a vagare cibandosi di qualche gambo rinsecchito che spuntava ancora dal terreno duro e gelato.
Venne la neve e la cicala non trovò più niente da mangiare: affamata e tremante di freddo, pensava con rimpianto al caldo e ai canti dell’estate.
Una sera vide una lucina lontana e si avvicinò affondando nella neve: “Aprite! Aprite, per favore! Sto morendo di fame! Datemi qualcosa da mangiare!”
La finestra si aprì e la formica si affacciò: “Chi è? Chi è che bussa?”
“Sono io, la cicala! Ho fame, freddo e sono senza casa!”
“La cicala?! Ah! Mi ricordo di te! Cosa hai fatto durante l’estate, mentre noi faticavamo per prepararci all’inverno?”
“Io? Cantavo e riempivo del mio canto cielo e terra!”
“Hai cantato?” replicò la formica, “Adesso balla!”
Adattiamo questa favola alla nostra vita lavorativa. Mentre lavoriamo abbiamo delle entrate (stipendio, compensi ecc…), su queste noi basiamo il nostro tenore di vita.
Facciamo la Cicala insomma, pensiamo all’Oggi, tanto “L’estate (la vita lavorativa) è ancora lunga e c’è tempo per fare provviste (risparmiare) prima che arrivi l’inverno (la pensione)!
Io preferisco cantare (spendere ciò che guadagno)! Con questo sole (tasse) e questo caldo (figli che crescono, l’auto da cambiare, le bollette sempre più care…) è impossibile lavorare (non riesco a risparmiare per il Domani)!”
Ma ahimè l’inverno (la vecchiaia) arriva in un lampo e dura sempre più a lungo (aumento dell’aspettativa di vita)… è forse il caso di mettere da parte qualcosina per la stagione fredda (fondo pensione) o confidiamo nelle elemosina della formica (assegno sociale, reddito di cittadinanza, vincita alla Lotteria…)?
E se per agevolare un sano ed efficace risparmio per la nostra vecchiaia lo Stato ci desse anche dei vantaggi fiscali?
Pensiamo all’inverno…insieme…
Buon risparmio!
AF