Il paradosso della felicità
L'Albero Azzurro - Studi Rai di Torino

Il paradosso della felicità

Nel 1974 Richard Easterlin pubblica un saggio che fa saltare il mainstream economico: Il paradosso della felicità.

Il professore americano di economia spiega che nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza. Secondo Easterlin, il paradosso consiste nel fatto che, quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino a un certo punto, ma poi comincia a diminuire, seguendo una curva a forma di parabola con concavità verso il basso.

Il professor Zamagni, in occasione del convegno Le vie del capolavoro tenutosi lo scorso novembre a Ivrea, ha sottolineato come il Paradosso della felicità si verifichi quando si identifica la felicità con l’utilità.

La felicità infatti è proprietà della relazione tra persone. Per essere felice devo essere riconosciuto, ma solo le persone mi possono riconoscere, non le cose. Non c’e alcuna malvagità nell’utilità, semplicemente, non porta felicità.

Tra i risultati più interessanti dello studio di Easterlin, ci sono le condizioni di lavoro e la possibilità di essere riconosciuto e di riconoscere.

Se il luogo di lavoro non crea felicità, non sarà il denaro a farlo.

Nel tempo si è sviluppato così un processo di riorganizzazione lavorativa. Il lavoro è fatica, ma anche gioia e l’organizzazione è un tema trasversale, un ponte che lega più soggetti ad agire verso il risultato conseguente.

Se l’organizzazione non funziona, il ponte traballa e la produttività diminuisce.

Ieri ero negli studi Rai di Torino. Mentre i conduttori davano vita a momenti di felicità per i bambini che ci seguono, la coreografa, a terra, ripeteva e suggeriva amorevolmente ogni movimento, facendo loro da specchio e supporto. Il cameraman per un momento distoglie lo sguardo dall'obiettivo, per dirigere lo sguardo direttamente sulle persone. La regista, in cuffia, gli fornisce le indicazioni per la ripresa.

Dietro a ogni prodotto “felice” ci sono le relazioni tra le persone. Indipendentemente dal fatto che a essere prodotti siano bulloni, maglie o programmi per bambini.

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