Il Potere nascosto della Tecnologia: il lato oscuro dei Social Media
Di fronte alle fatidiche notizie che hanno ricoperto la cronaca italiana nell'ultimo mese sul bambino suicida a Napoli, sorge spontaneo il dovere di richiamare l'attenzione su questo potere del tutto nuovo che oramai da qualche anno invade il nostro quotidiano: i Social Media.
Siamo veramente consapevoli di quale potere esercita l’utilizzo incontrollato della tecnologia e quali siano i lati oscuri che questa ci nasconde?
In “The Social Dilemma” (Netflix, 2020) si parla di questo. Siamo il prodotto di moderne tecnologie, calcoli, algoritmi di cui ignoravamo l'esistenza, ma di cui adesso non riusciamo a farne a meno.
Fino ad oggi, ci è stato mostrato il lato positivo del progresso delle tecnologie, di internet e dell’intelligenza artificiale. Sono più di vent’anni che le grandi aziende di Silicon Valley ci raccontano della meravigliosa favola d’Internet, di quanto sia importante, moderno e affettivo “essere social”, stare su Facebook, Instagram, Pinterest, Twitter, ecc. quando all'improvviso il castello di carte crolla.
Di fronte, all’oramai famigerato slogan: “Se non stai pagando per il prodotto, il prodotto sei tu”, viene quasi la pelle d’oca sentendo poi le dichiarazioni di chi questi social li ha creati. Esperti delle più grandi aziende dell’high tech che raccontano, quasi impauriti, con un forte senso di colpa, come loro stessi non si riescono a liberare del proprio smartphone essendo consapevoli che hanno lavorato e contribuito loro stessi per crearne la dipendenza.
I dati allarmanti che lo Psicologo Jonathan Haidt (Psicologo Sociale. NYU Stern School of Business, USA) ha illustrato nel documentario, ci invitano a fare una profonda riflessione, non solo come professionisti, ma soprattutto come genitori responsabili delle future generazioni.
In uno dei passaggi del film, tra quelli più preoccupanti, lo Psicologo sostiene che: «… c’è stato un enorme aumento della depressione e dell’ansia tra gli adolescenti americani cominciato tra il 2011 e il 2013.
Negli USA il numero di ragazzi adolescenti, su un campione di 100.000, ricoverati in ospedale a causa di lesioni autoinflitte è salito del +62% per le adolescenti (tra i 15-19 anni) e del +189% nelle pre-adolescenti (tra 10 e 14 anni) e si osserva lo stesso andamento per i suicidi. Tra le ragazze più grandi (15-19 anni) sono aumentate del +70%, se comparati con la prima decade di questo secolo. Quelli delle pre-adolescenti (tra 10-14 anni) il cui tasso iniziale era molto basso, sono aumentati del +151% e questo andamento è riconducibile ai Social Media.
La generazione Z, ovvero i bambini nati dopo il 1996, sono la prima generazione della storia ad essere approdata sui social media alle medie. Come passano il tempo? Tornano da scuola e si mettono davanti ai loro dispositivi.
Un'intera generazione più ansiosa, più fragile, più depressa. Sono meno propensi a correre rischi. Il tasso di quelli che prendono la patente sta calando. Il numero dei ragazzi che ha avuto un appuntamento o una relazione romantica sta calando rapidamente. Un grosso cambiamento per una generazione.
E ricordate che per ogni ricovero in ospedale c’è una famiglia traumatizzata e terrorizzata ‘Mio Dio che sta succedendo ai nostri figli?’»
Nella sostanza, i nostri ragazzi, nati nell’era digital, sono inconsapevoli del potere e dei pericoli della rete. Si affacciano al mondo on line e a quello dei social quando non sono ancora attrezzati per gestirli.
A questo proposito Vera Cuzzocrea psicologa giuridica e psicoterapeuta Consigliera dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, in merito al caso del bambino di 11 anni suicidatosi a Napoli lo scorso mese di settembre, in una recente intervista ha dichiarato: «Bisogna dare loro una maggiore consapevolezza dei rischi della rete oltre che dei vantaggi, che sono pure tanti. Il web aggrega gli amici, ma può essere anche un contenitore di adescamento. Serve controllo costante e monitoraggio dei genitori e prevenzione a tappeto nelle scuole a partire dalla primaria.» (Vanity Fair, 01 Ottobre 2020).
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