Il ruolo del feedback
Oggi vi propongo un argomento che, a parer mio, dovrebbe di forte interesse per tutti gli addetti ai lavori. Nello sport ma in qualsiasi altro ambiente chiunque ha a che fare con altre persone che siano bambini, adolescenti o adulti dovrebbe considerare l’importanza del feedback.
Il mio riferimento sarà ovviamente focalizzato nel contesto sportivo e cercheremo di comprendere insieme come funziona tale meccanismo ed in che modo poterlo utilizzare efficacemente.
L’apprendimento delle abilità motorie ed il controllo del movimento sono fondamentali per una normale vita di relazione e per l’espressione delle risorse personali. Lo sport, l’educazione fisica scolastica, il calcio offrono un grosso aiuto nell’aiutare i giovani ad acquisire, incrementare, perfezionare e mantenere molteplici abilità e competenze che si esprimono in attività motorie di carattere ludico, espressivo, creativo, interattivo, preventivo e sportivo. È quindi importante che l’allenatore/insegnante conosca i principali meccanismi mentali coinvolti nell’elaborazione delle informazioni per il controllo dell’azione e l’apprendimento, gli stadi dell’apprendimento ed i principi metodologici.
I processi mentali di elaborazione delle informazioni sono rappresentabili in un modello concettuale semplificato nel quale sono distinte le fasi di identificazione degli stimoli, selezione della risposta, esecuzione, ricezione e analisi del feedback derivante dall’azione.
L’apprendimento motorio avviene in tre stadi successivi che comprendono il passaggio graduale da una fase di comprensione approfondita e sviluppo di automatismi esecutivi. I tre stadi sono denominati:
- Stadio verbale - cognitivo o di sviluppo della coordinazione grezza
- Stadio motorio o di sviluppo della coordinazione fine
- Stadio autonomo o di sviluppo della disponibilità variabile.
In ambito motorio, l’apprendimento determina la formazione ed il consolidamento delle abilità, cioè di azioni automatizzate che permettono all’individuo di conseguire obiettivi di prestazione in un tempo ottimale, con elevata possibilità di riuscita e minimo dispendio energetico a livello fisico e mentale (Schmidt e Wrisberg 2000).
Le abilità sono di importanza cruciale, in quanto costituiscono le componenti fondamentali delle attività motorie di carattere ludico, espressivo, creativo, interattivo, preventivo e sportivo finalizzate allo sviluppo e all’espressione delle risorse personali, alla crescita integrale e al benessere psicofisico del giovane anche in un’ottica di lungo termine.
I processi mentali ed i meccanismi di elaborazione delle informazioni per la produzione della risposta motoria ed il controllo dell’azione sono rappresentabili in un modello concettuale cosi costituito: identificazione degli stimoli, selezione della risposta, programmazione della risposta, esecuzione, ricezione e analisi del feedback derivante dall’azione.
Le informazioni esterne ed interne all’organismo sono raccolte attraverso gli organi di senso (analizzatori) ed inviate al sistema nervoso centrale. Informazioni importanti per l’azione proveniente dall’esterno (esterocettive) derivano dalla vista, dall’udito e dal tatto, mentre informazioni dall’interno dell’organismo (propriocettive o cinestesiche) sono raccolte attraverso l’apparato vestibolare ed i recettori situati nei muscoli, nei tendini e nelle articolazioni (Cratty 1975; Schmidt e Lee 1999; Mannino, Robazza e Roncagli 1999).
I diversi analizzatori apportano ciascuno uno specifico contributo nella ricezione di informazioni interne ed esterne all’organismo, consentendo così di preparare l’azione, controllarne il corso e verificare l’esito finale. L’interazione, l’integrazione e la sintesi delle diverse afferenze sensoriali permettono al soggetto di acquisire il senso del movimento (Hotz 1985).
All’inizio dell’apprendimento sono in genere predominanti le informazioni visive, mentre la sensibilità cinestesica diviene maggiore negli stadi avanzati di acquisizione e perfezionamento del gesto. L’interazione dei diversi analizzatori permette anche di affinare la percezione del tempo, non essendovi nell’organismo nessun recettore specializzato per questo compito (Rossi 1989).
In base a quanto detto possiamo distinguere due tipi di feedback: intrinseco ed estrinseco.
Il feedback intrinseco è la naturale conseguenza dell’azione, e viene percepito dal soggetto senza particolari strategie. Nel corso di un tiro in porta, ad esempio, si ottiene un feedback sull’azione compiuta partendo dalla percezione del movimento, dalla traiettoria impressa alla palla, dalla forza di tiro ecc.. Queste informazioni consentono sin da subito di determinare se il gesto è stato potenzialmente efficace e corretto, oppure se è stato eseguito in maniera non corretta e non avrà l’esito desiderato. Possiamo ritenere feedback intrinseco anche prendere consapevolezza o meno di aver realizzato una rete.
Il feedback estrinseco invece è quello proveniente dall’esterno, consiste nell’informazione che perviene dal risultato conseguito. Tale feedback può provenire ad esempio dall’allenatore il quale tramite l’informazione che da al giocatore può stimolare la ripetizione di un gesto o di una giocata ritenuta efficace oppure potrebbe utilizzare tale feedback per la correzione di alcune errori.
A tal proposito possiamo individuare un feedback estrinseco relativo alla conoscenza del risultato che informa quindi sul raggiungimento dell’obiettivo ed uno relativo alla conoscenza della prestazione il quale informa sulla corretta esecuzione o meno del gesto.
Il feedback ricopre una grossa importanza in quanto aiuta nell’apprendimento e da forte motivazione all’atleta. È importante che il feedback venga dato con le giuste tempistiche e quindi non troppo ravvicinato in quanto bloccherebbe l’analisi e l’autoapprendimento né troppo distante in quanto non avrebbe gli effetti sperati.
Altro aspetto molto importante è che bisogna dare sempre segnali positivi ed incoraggiare, esortare i giocatori a ripetere delle tecniche, dei gesti che magari non riescono subito. Bisogna trasmettere fiducia, coraggio in quanto bisogna essere consapevoli che tutto si può migliorare con l’esercizio e la ripetizione. È importante capire a cosa serve ciò che imparo. Infatti, se il feedback specifico che viene fornito dal mister porta poi alla concretizzazione efficace del gesto, che il giocatore ha ricevuto, l’apprendimento si consolida.
Particolare attenzione va fatta comunque riguardo all’utilizzo del feedback in quanto se usato in maniera inappropriata può arrecare danno anziché beneficio. L’introduzione di un premio può ridurre una preesistente motivazione intrinseca.
Infatti ragazzi cui veniva promesso un premio per attività che già svolgevano spontaneamente si rifiutavano di affrontare quelle stesse attività qualora il premio non venisse più dato.
L’atleta che invece non viene incoraggiato o che viene disapprovato nei tentativi di padronanza, svilupperà un bisogno di approvazione esterna si sentirà dipendente dall’approvazione dell’altro: gli obiettivi di prestazione saranno caratterizzati dal desiderio di mostrare le proprie abilità dal timore di fallire e mostrarsi incapace. Ciò porta a livelli di ansia più elevata e alla ricerca di compiti facili in modo tale da pensare di riuscire.
La gratificazione diventa efficace quando infatti è
- Specifica, il feedback deve essere specifico e non generico, deve far capire chiaramente al giocatore quello che gli stiamo comunicando a cosa si riferisce.
- Credibile
- Espressa nelle giuste tempistiche di realizzazione del gesto, quindi non troppo ravvicinato in quanto bloccherebbe l’analisi e l’autoapprendimento né troppo distante in quanto non avrebbe gli effetti sperati.
- Relativa al comportamento/esecuzione e non alla persona
- Informativa, in modo da dare dei suggerimenti per dei miglioramenti
Di seguito alcuni esempi di feedback ed il loro impatto controllante/informativo a cura dello psicologo dello sport dott. Tettamanzi Alessandro.
1. “Bravo!”, “Sei proprio forte tecnicamente”
Questo tipo di lode tende a demotivare, poiché esprime un giudizio sulle abilità, competenze e conoscenze possedute dall’atleta non sulle capacità, che possono essere migliorate.
E’ come se si volesse dire: “Sei bravo, quindi è inutile che ti impegni tanto, perché tanto riesci lo stesso, perché sei bravo”.
2. “L’esercizio è stato svolto correttamente!”
Tale affermazione è alquanto neutra perché non considera né le abilità, eventualmente possedute, né l’impegno esercitato.
3. “Hai applicato la regola corretta!” “Si vede che questa volta ti sei impegnato sul piano della concentrazione!”.
Questo tipo di feedback risulta essere efficace e motivante in quanto si fa un apprezzamento di quanto fatto, dello sforzo, dell’impegno che il ragazzo ha messo nello svolgere l’attività.
In questo modo si sostiene il desiderio di fare ancora di più in futuro, e di ricercare nuove strategie e compiti più difficili e nuovi in cui cimentarsi.
Mariano Angelico
Fonti: conoscenze personali, libro “Insegnare/apprendere in educazione fisica” di Carraro-Lanza, considerazioni del dott. Tettamanzi Alessandro