IMPEDIRCI DI VIVERE NON CI IMPEDIRÀ DI MORIRE

IMPEDIRCI DI VIVERE NON CI IMPEDIRÀ DI MORIRE

È un gran discutere in queste ore sulle restrizioni utili a bloccare la pandemia in atto. Ci sono ragioni e ragioni, più o meno sensate, ma serve anche una prospettiva più ampia… che non è certo quella di cercare un colpevole a cui chiedere il risarcimento danni, e nemmeno quella di ricadere in un fisiologico lockdown.

C’è tanta rabbia e rancore nell’aria. C'è persino chi si scandalizza perché, nonostante abbia seguito pedissequamente i protocolli di sicurezza, si trova in quarantena senza neppure spiegarselo. Quello che oggi ci ferisce di più, infatti, non è tanto la probabilità di ammalarci quanto l’idea che nessuno possa concretamente evitare di essere contagiato. Quello che ci fa paura è anche, e soprattutto, il retrostante pensiero, quella strana e corretta consapevolezza che ci ricorda che non siamo né immortali né invincibili.

Questa società - che ci proietta nella perfezione e in un futuro sempre più bello e ipertecnologico - ci ha drogati di speranza che noi, un giorno, saremo eterni quanto le cose che creiamo. Ma non è così, e la cosa non ci piace affatto. In questa condizione di precarietà, immaginiamo di essere capaci di poter essere più intelligenti del virus e di avere il sacrosanto diritto alla vita. Abbiamo paura di morire, e per questo siamo disposti a fare qualunque cosa per impedire che ciò avvenga. Siamo disposti anche a non uscire di casa, a barricarci dietro le mascherine per tutta la vita, a sradicare ogni relazione non necessaria, a limitare ogni azione potenzialmente pericolosa, a limitare ogni legittima libertà di movimento.

Ne sono sicuro, ognuno di voi sarà disposto persino a “non vivere”. Ma prima di dare il vostro assenso a questa debacle esistenziale, chiedetevi quanta vita veramente resti nelle nostre mani? E se possa essere definita tale. Il virus non ha riserve morali su ciò che giusto o sbagliato; lui viaggia libero e come può cerca di sopravvivere alla morte. Dobbiamo farlo anche noi. La specie umana non è la specie eletta: deve confrontarsi con il rischio di estinzione. Al di là del nostro aggrapparci alla vita.

Voglio essere chiaro, questo non è un invito a trasgredire le regole. Questo è un invito a pensare a ciò che veramente siamo e al fatto che impedirci di vivere non ci impedirà di morire. Arrabbiarsi non serve davvero a nulla. 

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