Impresa: emozioni, marginalità e crisi
Da quasi un decennio parlamo di crisi dell'economia italiana. In questo lungo periodo si è per lo più parlato di perdita di competitività del sistema Italia e poco si è pensato e preso seriamente la condizione umana e sociale di quegli imprenditori che hanno dato vita al fondamentale tessuto di piccole e medie imprese che animano il Paese e che oggi appaiono particolarmente in difficoltà.
Troppo spesso si è convinti che ogni imprenditore sia Homo Economicus (Cohen, 2014)e che l’economia si basi solo su scelte razionali. Non è così: per comprendere cos’è l’economia di un Paese è necessario guardare al fondamentale aspetto emozionale e valoriale che si lega alla scelta imprenditoriale e al lavoro. In una recente ricerca, i cui primi risultati sono apparsi sulla rivista d'antropologia "Dada" (www.dadarivista.com), metto in evidenza proprio questo punto.
Di carte e impresa Etnografia di un gioco di carte collezionabili (Fontefrancesco, 2016) è un'analisi del farsi di un sistema di acquisizioni e scambi di merci e denaro che si svolge durante un anno di interazioni attorno al gioco di carte tra alcuni alunni di una scuola nel Settentrione italiano. Le dinamiche di collezione, scambio, sfida, e rinuncia sviluppati in questo laboratorio sociale ci dicono qualcosa di diverso e nuovo sulle possibili ragioni di una crisi dell'imprenditoria italiana. Infatti, emerge chiaramente che non è solo una crisi finanziaria a portare un player economico ad abbandonare la sua attività, ma basta la percezione di una propria marginalità sociale e incerto futuro a instradare verso l’abbandono e il periodo iniziato con il 2008 è sicuramente stato segnato dalla perdita crescente di prestigio sociale che si lega al fare impresa, in particolare in settori tradizionali e a livello di piccola e media azienda.
Se è vero che l'Uomo è un animale emotivo che si sforza di essere razionale, nel contesto presente italiano solcato dal dato di chiusura di un numero crescente di imprese, in particolare piccole e medie, ci si deve interrogare quanto queste cessazioni siano solo un problema di perdita di competitività e quanto, invece, esse siano legate a un senso di crescente marginalità sociale vissuto dagli stessi imprenditori. L’analisi di questo senso di marginalità, della sua incidenza, può ridarci una lettura ben diversa da quella oggi dominante della crisi della piccola e media industria italiana, scoprendo che per ridare slancio all’economia non basta una leva fiscale ben una rinnovata agenda culturale che presenti e valorizzi il ruolo responsabile degli attori economici all’interno della società, e tra questi in particolare gli imprenditori.
Per approfondire
- Cohen, D. (2014). Homo economicus: the (lost) prophet of modern times. Cambridge: Polity.
- Fontefrancesco, M. F. (2016). Di carte e impresa: Etnografia di un gioco di carte collezionabili. Dada Rivista di Antropologia post-globale, 6, 139-152.