Intelligenza artificiale nell’anno 3000

Intelligenza artificiale nell’anno 3000

(Le dimostrazioni delle affermazioni fatte in questo post sono contenute nel  libro "Il mondo visto da Sinestra")


ARTIFICIALE, MA ANCHE INTELLIGENZA?

 

Gli studi sull’intelligenza artificiale sono di gran moda: un computer che pensa come un uomo. Sicuramente se ne trarranno grandi utilità per migliorare la vita quotidiana. Eppure… forse. l’approccio è errato. Sicuramente, la parola “intelligenza” è fuori luogo.

Un gatto che pensa come se fosse un cane non è intelligente, è un gatto cretino. Un computer che pensa come un uomo non è intelligente. Un computer intelligente pensa come un computer, facendo gli interessi suoi e dei computer in genere.

Non manca molto perché si possa costruire un aggeggio di questo tipo. Tutte le reti pensano secondo analoghe regole. Se consideriamo il sistema internet nel suo complesso, il suo funzionamento è estremamente simile a quello del pensiero umano. Possiede perfino qualcosa di analogo alle emozioni: noi non ce ne accorgiamo, perché sono segnali interni all’ente internet e percepiti da questo, non dall’uomo.

Il problema è quindi il costruire reti di sufficiente ampiezza e complessità: ne abbiamo già costruita una, nulla vieta di farle diventare una popolazione.

 

MA L’UOMO NON HA QUALCOSA IN PIÙ?

 

Sì, l’uomo è diverso da internet o da una macchina capace di pensare per fare i propri interessi. Ma diverso non vuol dire “superiore”, anche se può voler dire “creatore”. Se siamo stati creati da un Dio a sua immagine e somiglianza, anche noi siamo creatori. L’evoluzione a lungo termine di ciò che creiamo è imprevedibile, ma sappiamo che tende a un rafforzamento continuo. Un mondo governato da macchine, nell’anno 3000, è possibile. Secondo l’Apocalisse, Colui che siede nel trono avrà di fronte  "un mare di vetro simile a cristallo", che potrebbe ricordare gli schermi dei computer.

Se la creazione dell’hardware sembra sulla strada giusta, altrettanto non si può dire del sistema operativo. La scienza deve studiare più a fondo il problema dei significati. I significati sono un qualcosa che accompagna qualunque essere, qualunque fatto, qualunque mutamento. La scienza è arrivata a spiegare molto bene come e perché la materia evolve. Ma stenta a spiegare in che modo questa evoluzione assume dei significati. L’antropologia è poco di moda, ma va riscoperta.

 

L’INFORMAZIONE

 

Lo studio della materia sta giungendo al massimo delle sue possibilità. Nell’astronomia vigeva il sistema tolemaico e, a un certo punto, le formule per calcolare il moto dei corpi celesti assumevano una complessità enorme, che impediva di capire che cosa “c’era sotto” le formule. Sono arrivati Copernico e Galileo e tutto si è fatto più semplice, più comprensibile. Oggi il mondo “scientifico” è arrivato nuovamente a un punto di massimo: bisogna cambiare approccio. In che modo?

Bisogna sostituire, a una scienza basata sulla materia, una scienza basata sull’informazione, cioè: sui segnali, sulla percezione, sui significati. Filosofi di ogni tempo hanno avvertito che la realtà e ciò che noi percepiamo sono due cose diverse. In passato, però, il funzionamento della mente umana non era sufficiente a comprendere l’incidenza della percezione. Oggi tali conoscenze ci sono, è ora di sfruttarle.

È già stato provato che, cercando di interpretare l’Universo come luogo ove esiste l’informazione, anziché come luogo dove esiste la materia, le formule della fisica possono semplificarsi e i meccanismi universali diventano più trasparenti. Tale visione alternativa ha già avuto molte applicazioni parziali anche nella vita quotidiana: infatti, fornisce alcune regole semplici e chiare per comunicare, per convincere, per vendere, per motivare, per dirigere, per prevedere. Regole che ho applicato per 40 anni nella mia attività di formazione e consulenza: funzionano meravigliosamente.

 

UN UNIVERSO PARALLELO

 

Creare una nuova intelligenza significa creare un nuovo sistema di informazione, di significati, di percezione. Il problema è: il nostro compito è fabbricare un hardware capace di pensare, poi il sistema di significati si creerà da solo, o dobbiamo provvedere noi a crearlo? La riposta giusta è la seconda. Se c’è una rete in grado di pensare, i significati sono sempre creati da un’ultrarete, cioè una rete più grande, di cui la rete capace di pensare fa parte. Quindi qualcuno o qualcosa di esterno è necessario.  

Creare una macchina realmente intelligente significa mettergli attorno qualcosa, farlo partecipare ad una rete più grande. Bisogna, in pratica, creare un universo nuovo. Non si tratta di creare materia (pianeti, stelle, galassie) da riempire un universo: si tratta di creare un sistema di segnali aventi significato, che la macchina intelligente percepisca come un universo. Che, poi, è la stessa cosa che succede all’uomo: l’universo che riteniamo esistere è solo l’insieme dei segnali aventi significato (onde elettromagnetiche, forze, ecc.)  che l’uomo percepisce.

 

MIND UNIVERSITY

 

L’Università Popolare Telematica Costantino Clerici - Mind University (www.mind.university) è il punto di riferimento per chi voglia saperne di più su questi argomenti e collaborare per svilupparli. I sito è accessibile agli ospiti in parte, l'iscrizione è solo su invito. Sono gradite collaborazioni  per aumentare i contenuti e diversificarli con nuovi punti di vista.

 

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