La guerra nei media
Ciao!
Questo è il primo numero della mia newsletter dedicata ai temi del giornalismo e della comunicazione.Ogni mese analizzo temi, linguaggi e fenomeno legati a come si comunica sui media e non solo, alle parole e al loro potere, a come si può cambiare il mondo, una parola alla volta.
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NICOLÁS GÓMEZ DÁVILA
Ci risiamo.
È più forte di noi.
La guerra è la protagonista indiscussa delle nostre giornate, il pensiero fisso da analizzare, spaccare in quattro, anche da banalizzare e farne se possibile del gossip.
Perché a leggere le prime pagine dei maggiori giornali italiani si ha esattamente questa sensazione. Almeno, io ho questa sensazione.
Chi mi conosce sa che vado giù molto diretta su questi temi anche a costo di farmi terra bruciata intorno, perché sono giornalista anche io: lo faccio perché credo molto in questa professione, credo che il giornalismo sia pilastro fondamentale di ogni democrazia e vada quindi realizzato nell'interesse dei cittadini.
Stamattina ho provato a osservare, non solo a leggere, le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali e internazionali.
Che fine ha fatto la COVID-19? È sparita? No, è nella parte bassa delle pagine.
Pazienza se i contagi risalgono e in paesi come l’Austria si sta tornando a usare le mascherine dopo un primo entusiastico liberi tutti.
Non è più una notizia, la carta usata per stampare notizie per la COVID possiamo usarla per incartare il pesce al mercato, per parafrasare un vecchio detto sulla lettura dei giornali: i quotidiani del giorno dopo pare siano infatti destinati a questo uso. Anche se, nei miei primi anni di giornalista, i miei capi di allora mi dissero che in realtà già dopo le 11 del mattino del giorno stesso i quotidiani fanno quella fine.
Pesce a parte, tornando sul pezzo, riassumo col dirvi che da quando è iniziata la guerra io leggo solo i giornali stranieri. Perché?
A guardare le prime pagine online di quelli nostrani, si passa da una sensazione di ansia (con foto a tutto schermo di distruzioni) ai racconti dei sopravvissuti, al gossip della moglie di Aldo Montano che appoggia Putin e ogni sera son delle belle litigate, alla corsa degli oligarchi a vendere le case di lusso (non è più una notizia da almeno un mese), incontri segreti dei russi, 007 russi a Milano…
È giusto raccontare la guerra facendo leva solo sulle emozioni che suscitano le immagini e i racconti di chi scappa? O le foto di edifici bombardati? O dettagli che starebbero meglio su riviste patinate da leggere dal parrucchiere?
Ci interessa sapere che Montano litiga con la fidanzata russa che appoggia Putin?
Certo, ci interessa tutto e negarlo sarebbe stupido.
Ma come dico sempre, più che all’interesse che può suscitare una notizia, io guardo alla sua utilità nel momento presente.
Sta tutto nell’ordine in cui le notizie sono presentate, a mio avviso. Da quelle più utili a quelle meno utili, ma comunque interessanti, che possono aiutare a vedere la situazione con altri occhi, e perché no, a strappare una risata, che fa sempre bene.
Può essere tutto notiziabile e interessante, ma questo non significa spiattellare tutto in prima pagina, a uso e consumo dei lettori, senza una minima cornice narrativa. Senza una logica, se non quella del click e del business. Credo che oggi le persone vogliano sapere i motivi, gli orizzonti di questa guerra, i possibili scenari, come evitare che si ripeta, cosa succederà se e quando finirà, che implicazioni ci saranno a livello economico, politico e sociale.
Io ogni giorno penso a questo. E poi con il cuore, naturalmente, penso ai bimbi e alle famiglie che stanno scappando e non hanno più nulla e provo nel mio piccolo ad aiutare, anche solo con semplici donazioni.
Ma la mia vita non inizia e non finisce con la guerra.
Ci sono altre notizie e temi di cui vorrei leggere.
Come andiamo con la COVID? Che succede negli ospedali? Come va il mondo della scuola? L’economia si sta riprendendo? Che succede negli altri paesi? I miliardi che arrivano con il PNRR che fine faranno, qualcuno controlla? Aggiungete voi qui quello che volete, così avete bene il quadro di cosa vi interesserebbe leggere nelle prime pagine dei giornali.
Noi notoriamente ce ne freghiamo della politica estera, da sempre. Basta vedere quanto spazio diamo a queste tematiche sui quotidiani (in tempi non di guerra). E infatti quello che stiamo vedendo in questi giorni riflette la poca preparazione dei media ad affrontare questo tema. Un atteggiamento quasi compulsivo per andare a colmare un vuoto che non ci siamo mai degnati di riempire: cronaca di ogni bomba caduta, articoli che fanno leva sulle emozioni, interviste a chiunque voglia dire qualcosa, e pazienza se è competente o meno in materia; gossip del dolore, che quello vende sempre.
Cosa vi viene in mente?
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Esatto. La prima fase della pandemia.
Che era una guerra anche quella, da un certo punto di vista. Un nemico invisibile e incontrollabile che nel nostro paese falciava ogni giorno centinaia di vite e contro cui le armi nucleari sarebbero state inutili.
Anche in quel caso, vista la poca familiarità del nostro sistema media nel trattare notizie in ambito medico e scientifico, si è fatta cronaca e gossip della scienza e non giornalismo scientifico, si sono spesi fiume di parole per raccontare (giustamente) il dolore di chi perdeva un famigliare o chi doveva lavorare in corsia in condizioni estreme, lasciando da parte, o dando comunque poco spazio (ingiustamente) ad analisi più lucide della situazione e pezzi un po’ più costruttivi che suggerissero soluzioni o aiutassero a comprendere come funzioni davvero la scienza. Abbiamo visto salotti tv invasi da virologi, scienziati e politici, filosofi, attori che discutevano TUTTI sull’importanza dei vaccini, come se avessero la stessa competenza.
Sta succedendo anche con la guerra. Dai filosofi a gente dello spettacolo, ogni tanto spunta per fortuna qualche analista serio e preparato, ma tutti nel calderone dello show business e chissenefrega dell’utilità della notizia, questa sconosciuta.
Da noi ci sono poche eccezioni: il Post dedica di solito una sezione live blog al tema riportata in alto, ma poi passa quasi subito a raccontare altre notizie, anche molto diverse tra loro (che è un po' il taglio distintivo di questa testata); Domani che -al contrario di buona parte dei giornali -dedica sempre molto spazio alla politica estera, offre (coerentemente ) ampio spazio al conflitto, ma con analisi e pezzi molto puntuali, non vedo gossip.
Avvenire apre con diversi pezzi sul tema, con articoli che riportano le reazioni del mondo ecclesiastico e racconti dal fronte. Qui c'è più narrazione che cronaca di guerra, si racconta di più sia la disperazione sia l'accoglienza, ma c'è anche spazio per altre notizie dal mondo e altri spunti interessanti sul conflitto, ma nella parte bassa (curioso in digiuno del gas da fare durante la quaresima).
Guardiamo come stanno raccontando l’evento gli altri quotidiani online in giro per il mondo e, soprattutto, quanto spazio danno alla guerra rispetto al resto delle notizie.
In ogni giornale estero che ho guardato l'apertura è dedicata alla guerra, come è comprensibile che sia, ma lo spazio in prima pagina è minore rispetto a molte testate nazionali che riportano fiumi di articoli sul conflitto prima di passare al resto ( e occorre scrollare un bel po').
New York Times
Quelle che metto in evidenza sono le sezioni dedicati al conflitto Russia-Ucraina, e le foto sono state prese questa mattina, nel momento in cui leggete questo articolo l'homepage potrebbe essere cambiata, ma la sostanza no.
Al di sotto della sezione che ho riportato, la vita torna alla normalità e si affrontano altri temi.
Nella home del NYT noto un racconto asciutto delle notizie più importanti delle ultime ore: dal timore espresso da diversi analisti che Putin usi armi più potenti, agli avanzamenti dei russi in Ucraina, fino a un interessante pezzo di "moda" in cui esperti fashion notano come la t-shirt verde di Zelensky sia diventata un simbolo di forza per il paese.
Washington Post
Il WP segue un po' lo stesso schema del NYT anche se propone in modo visibile racconti ed esperienze dei sopravvissuti rimasti in Ucraina. Sulla destra notate diverse analisi interessanti che non riguardano solo il conflitto ma anche ALTRE questioni di politica estera. E spunta una news sulla COVID, già in questa parte importante della home.
The Guardian
Il quotidiano inglese è un po' più ansiogeno dei media USA, con quel pallino Live in continuo aggiornamento e i minuti passati dagli ultimi aggiornamenti, crea un po' di ansia.
Dà anche molto spazio ai reportage fotografici della vita in Ucraina e c'è anche una sezione molto bella che racconta in modo interattivo tutte le fasi della guerra. Ma appunto, relega a questa sezione il racconto di tutte le fasi della guerra, non mette tutto in prima pagina. Chi vuole approfondire, può cliccare su quella sezione.
El Pais
Il quotidiano spagnolo mette in risalto i risvolti sociali di questa guerra e gli aiuti che arrivano dall'Europa, oltre ad altre notizie minori e ad analisi un più più puntuali sul conflitto: ma guardate in che posizione della pagina si trovano le notizie. La parte più in alto è dedicata alla cronaca nazionale, al centro si parla della guerra, sotto si ritorna ad altre notizie.
Le Monde
Chiudiamo la rassegna con i cugini francesi. Qui si dà ampio spazio ai racconti dei sopravvissuti, parlando anche dei fatti di più stretta cronaca, ma in forma meno evidente (ovviamente dipende dal momento in cui si atterra in home page, ora ad esempio la pagina è già cambiata, ma la distribuzione delle notizie segue comunque questo schema).
Io non vedo gossip, narrazione estrema del dolore, non vedo racconti di blitz segreti dei russi, non vedo in poche parole tutte quelle note di colore, quelle evidenziazioni, quelle aggiunte di sensazionalismo che spesso ritrovo in diversi quotidiani nazional popolari.
Fate una prova anche voi: leggete l'homepage di un quotidiano nazionale, tra i più importanti, e poi una di quelle che vi ho proposto tra le testate estere.
E poi raccontatemi le differenze che trovate.
Perché sarà anche vero che i giornali devono vendere e che soldi, sangue e sesso sono sempre i temi che tirano di più. Ma altre testate vanno avanti anche senza usare questi toni e questa gerarchia delle notizie. E guarda un po', campano lo stesso.
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Senior Financial Advisor presso Copernico Sim S.p.A.
2 anniComplimenti Angelica, una luce di speranza in questo caos mediatico che porta solo divisione ed esasperazione.
Libero professionista Media online
2 anniAuguri, cara Angelica, vedo che il sacro fuoco del giornalismo serio continua ad ardere in te. Coraggio, vai avanti. Sei stata tra le migliori mie collaboratrici ad Ansa Genova...
High School Teacher : Mathematics, Physics and Computer Science - Docente di Matematica, Fisica e Informatica
2 anniComplimenti Angelica !
"Le tue parole, il tuo valore"- Editor, Ghostwriter, Formatrice Professionista e Writing Trainer
2 anniOttimo, cara Angelica! e Bellissimo articolo 👏 👏 👏
Service Designer & User Researcher
2 anniLa trovo una ottima idea, così sarà più semplice seguirti! Iscritta subito :)