LA MALEDIZIONE DELLA PIOGGIA VIOLA
Parto, come sempre, da molto lontano. Da un brano che è nella mia, personale, top ten. Da un artista che è stato "costretto" a condividere la stessa epoca con M.Jackson. Come Coppi e Bartali, come Rivera e Mazzola. Costringendo anche il pubblico a stare da una parte o dall'altra, in una sorta di scontro fra filosofie.
Ve lo faccio riascoltare subito. Ma prima una menzione speciale per Wendy Melvoin, la ragazza che apre l'intro con quella serie di accordi che non si erano mai sentiti prima in una sequenza simile: Bb add9/D - Gm7 add11 - F - Eb (notazioni anglosassoni - ndr). Soprattutto il secondo, con una nota quasi dissonante sul basso... Preziosismi e raffinatezze che identificano, caratterizzandola fortemente, la canzone fin dall'inizio.
Fu un successo immediato e planetario: arrivò a conquistare le prime posizioni fra i singoli e fra gli album. Perfino il film, con lo stesso titolo e che vide il musicista di Minneapolis (anche se lui ha spesso cercato di nascondere nel mistero il luogo e il momento della sua nascita) come protagonista, assurse agli onori dell'Academy Awards, vincendo un Oscar per la migliore colonna sonora e incassando 80 mln di $ solo in America. Senza contare tutti gli altri premi che ricevette e le vendite discografiche (più di tredici milioni di copie, negli USA).
Dopo questa ubriacatura di successo, lo stesso Prince si chiese se sarebbe mai stato capace di scrivere ancora dei pezzi così. Sebbene la sua carriera avrebbe annoverato tanti altri successi, a mio avviso non ci riuscì mai più, ma questo non sminuisce affatto la grandezza dell'esile e androgino personaggio. Pare però che, per lui e a microfoni spenti, quella fosse una domanda puramente retorica e che, in realtà, gliene importasse meno di niente.
Ed eccomi al tema: perché a chi fa qualunque attività, l'asticella deve venire continuamente alzata? Addirittura vedo che molti se lo fanno già da soli... e magari entrano in una spirale di aspettative a dir poco "destabilizzanti", nell'ansia di raggiungere nuove vette: "sempre più in alto!" (cit.). C'è chi sostiene che sia nella natura umana, io invece penso che la locuzione "sempre più in alto" sia solo un retaggio della lotta per la sopravvivenza: di quando ci arrampicavamo sugli alberi nel tentativo di sfuggire a un qualche predatore. La sindrome da prestazione, lo stress da risultato uccide e, sempre a mio avviso, è uno dei maggiori pericoli incombenti sulla testa di chi ha la responsabilità di guidare persone. Ma questa è un'altra storia...
E se per caso c'è un insuccesso, uno stop intellettivo/intellettuale, o una naturale decadenza, ecco che quello che si è già fatto sembra non avere più lo stesso valore. Se ne sono accorti i tanti che, dopo anni e anni di lavoro, anche solo di onesti e riconosciuti risultati, si sono visti dare un benservito "spintaneo" per i più svariati motivi.
Bisognerebbe fare come nello sport (in certi sport) per i quali, anche se si ritira o non viene più convocato, chi è stato campione del mondo resta pur sempre un campione del mondo e va sempre a testa alta perché ha il consapevole riconoscimento di ciò che ha fatto, senza angosciarsi per come o cosa potrebbe diventare in futuro. Migliorare è certamente un dovere, ma essere lo è ancora di più: non si deve accettare di venire espropriati del proprio passato, anche nei momenti più duri. E mi viene da sorridere amaramente sentendomi raccontare, da "curriculum viventi", di domande che hanno sentito rivolgersi, sul genere di: "Bene, adesso mi dica cosa pensa di poter fare per quest'azienda e perché dovrebbe scegliere proprio lei...".
Oppure, citando Massimo Troisi, avere la sfrontatezza di "ricominciare da tre", perché almeno tre cose buone le avremo pur fatte nella vita!
Oppure ricordare a tutti che...
P.S. Notizia recente (6 feb) in ambito sportivo: Anche l'allenatore Claudio Ranieri considera "pioggia viola" il suo magico momento al Leicester . E' un altro approccio: lui vorrebbe chiudere in bellezza. Meglio chiudere con i fuochi d'artificio che in una dissolvenza. (Il calcio non è uno di quegli sport ai quali mi riferivo prima - ndr).
P.P.S. Un esempio, ancora più recente, che potrebbe essere considerato un'altra "maledizione della pioggia viola", e stavolta ritorno alla musica. Vi faccio leggere le parole della compagna di un indiscutibile "grande" figura della musica contemporanea. A pochi giorni dal suo suicidio. KEITH EMERSON, PARLA LA COMPAGNA: "SI È SUICIDATO PERCHÉ NON VOLEVA DELUDERE I FAN" (Virginradio.it)