La resistenza al cambiamento
Sto leggendo questo interessante libro, dedicato a chi volesse cimentarsi nell'apertura di una nuova attività imprenditoriale basata sulla propria personalissima "idea del secolo".
La parte che più mi ha colpito è quella relativa al cambiamento e alle forti resistenze che esso riceve da parte della società in cui viene proposto (o imposto).
Innanzitutto, per essere considerato tale, il cambiamento deve presentare tre caratteristiche fondamentali:
- deve avvenire come uno strappo rispetto al passato. Altrimenti è mera evoluzione.
- deve partire da un radicale cambio di prospettiva.
- ha come conseguenza immediata una significativa resistenza da parte di chi è coinvolto nel cambiamento.
Interessante la metafora sportiva che propone l'autore del libro, legata alla rivoluzione proposta da Dick Fosbury nel salto in alto. Prima delle Olimpiadi del 1968 era inimmaginabile che un salto fosse affrontato di spalle e non di testa. Era una questione di sicurezza ma anche di "orgoglio" sportivo. Lo status quo prevedeva questo stile. Punto.
Poi arriva la rivoluzione del "Fosbury Flop" e dopo quattro anni, alle successive Olimpiadi, già oltre metà degli atleti sancì la bontà di quell'innovazione esibendo la nuova tecnica.
Oggi fa sorridere la dichiarazione allarmista dell'Ordine degli ortopedici USA che vedeva quella di Fosbury come l'ultima generazione di atleti nel salto in alto, dato che tutti alla lunga si sarebbero rotti l'osso del collo. Eppure l'innovazione si estese anche ai materassi a corredo dell'attrezzatura sportiva in questa disciplina.
Da buon appassionato di tecnologia, subito mi tornano in mente le profetiche sentenze dell'allora CEO di Microsoft, Steve Ballmer, all'indomani dell'uscita dell'iPhone nel 2007:
"Cinquecento dollari? Sovvenzionato da un contratto? Ho detto che è il telefono più costoso del mondo e non è interessante per i clienti business perché non ha una tastiera, che non ne fa una macchina valida per l'e-mail. Potrebbe vendere bene oppure no, cioè, noi abbiamo la nostra strategia, abbiamo oggi sul mercato degli ottimi dispositivi Windows Mobile. Puoi avere un telefono Motorola Q adesso per 99 dollari, è una macchina molto capace, gestisce musica, gestisce Internet, gestisce l'e-mail, gestisce la messaggistica istantanea. Per cui lo guardo e dico, beh, mi piace la nostra strategia. Mi piace molto."
Per la cronaca la strategia di Microsoft del tempo era basata sui PocketPC dotati di WindowsCE, e sappiamo tutti com'è andata. Gandhi in questa occasione avrebbe ribadito il suo laconico "prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi tu vinci".
A seguito del cambiamento è insita una innata resistenza in chi si trova costretto a subire, almeno inizialmente, quell'innovazione . E' frutto di abitudini pregresse, radicate e calcificate nel normale modus operandi di ciascun individuo. Sotto certi aspetti, questa resistenza ci identifica e ci rende quelli che siamo perché fissa un confine dentro il quale noi diciamo al prossimo "ehi, questo sono io!". E non a caso è intimamente legato al concetto di uscita dalla propria comfort zone come presupposto essenziale del proprio miglioramento individuale.
Anche lo stesso Moroni conferma questo parallelismo, quando descrive il cambiamento come dotato di una carica positiva, da non demonizzare a priori: "chi inventa il treno inventa contemporaneamente anche l'incidente ferroviario". Le conseguenze negative fanno parte di questo processo, è inevitabile. Ma solo quando queste vengono comprese e -sopratutto- accettate, il cambiamento cessa di essere tale e diventa la base per la successiva evoluzione.
Fino alla prossima rivoluzione.
Luca Mazzucchelli argomento che penso ti interesserà.. Btw, oggi inizio il tuo libro ;-)