La storia del Re aviatore di Lampedusa
«Se si vuol dar credito alla leggenda - in parte documentata - il 12 giugno del 1943, Sydney Cohen, flight sergeant della RAF, era ai comandi del suo aerosilurante Fairey Swordfish proveniente da Malta quando riscontrando dei problemi con le bussole e la scarsità di carburante fu costretto ad un atterraggio d'emergenza sulla piccola isola appartenente all'arcipelago delle Pelagie: #Lampedusa.
Il suo equipaggio era impegnato in una missione di soccorso per individuare un aereo alleato abbattuto da un caccia tedesco sul Mediterraneo, ma appreso il rischio di poter diventare insieme al suo navigatore Peter Tait e al mitragliere Les Wright degli ulteriori "dispersi" alla deriva, optò per fare rotta sull'isola ancora sotto il dominio dell'Asse soggetta già da tempo a pesanti bombardamenti aerei e marittimi nel contesto dell'Operazione Corkscrew - occupazione delle isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Lampione - come preludio di quella che sarebbe stata l'invasione della Sicilia.
Secondo i piani l'isola, difesa da 9 compagnie di fanteria al comando del capitano di vascello Bernardini, doveva essere sottoposta al pesante bombardamento navale da parte degli incrociatori HMS Newfoundland, Orion e Penelope, e i cacciatorpedinieri Laforey, Lookout, Jervis, Nubian, di concerdo a quello e aereo, prima di lasciar procedere con lo sbarco di commandos che avrebbero aperto la strada ad un contingente della 1ª Divisione di fanteria inglese.
Secondo quanto riportato, già mentre il sergente Cohen si abbassava di quota, appariva evidente come l'isola fosse crivellata di crateri. Al punto che trovare uno tratto di terra senza di essi risultava un'impresa. Una piccola pista di atterraggio tra velivoli e hangar in fiamme tuttavia sembrò fare al caso loro..
"C'erano grossi buchi di bombe ovunque (...) poi abbiamo visto alcune persone che sventolano lenzuola bianche.."
Atterrati e pronti ad arrendersi piuttosto che accogliere le richieste di una guarnigione arresasi, gli avieri della RAF vennero accolti da due ufficiali italiani che fiaccati dal costante bombardamento iniziato alla fine di maggio, si mostrarono pronti a capitolare. "L'ufficiale che mi si si avvicinò portava un berretto piumato, pantaloncini kaki e alti stivali", raccontò Cohen, che disse come la resa potesse essere contrattata, ma voleva essere portato al cospetto del "leader in chief". Una scena surreale. Gli ufficiali italiano portarono l'equipaggio inglese al cospetto del comandando della guarnigione, quando all'improvviso un'altra squadriglia di una dozzina di P-38 Lightnings attaccò il porto.
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Non appena ottenuto un documento scritto che ufficializzava la capitolazione dell'isola, Cohen e i suoi fecero ritorno al loro biplano che nel frattempo era stato rifornito di carburante.
Proprio in quel momento un'altra squadra di caccia picchiò su di loro per sganciare le proprie bombe, ma, notate le insegne britanniche sulle ali dello Swordfish, desistì con una brusca virata. Era evidente come non ci fosse un minuto da perdere, dato che ogni istante trascorso su quell'isola poteva costare a Cohen e i suoi la pelle. Con il foglio firmato al sicuro, lo Swordfish decollò in tutta fretta e fece rotta su una base alleata in Tunisia. Fu lì che mostrato un incartamento ufficiale che garantiva la resa degli "eyeties" (italiani nello slang, ndr) di Lampedusa, divenne noto come il "Re di Lampedusa".
Il sergente ventiduenne della RAF racconterà poi come gli emissari della guarnigione, accompagniate dalla popolazione civile, fossero ansiosi che il dispaccio venisse portato a Malta, affinché il continuo bombardamento mettesse fine alla carneficina.
Il giorno dopo la curiosa notizia finì su molti giornali anglofoni. Ma quella storia era troppo singolare, troppo unica per rimanere solo un bislacco racconto di guerra. Il giornalista inviato di guerra S.J. Charendorf decise quindi di accumulare tutto il materiale possibile sull'accaduto per portarlo all'attore e produttore Meier Tzelniker che seppe trarne la sceneggiatura per l'opera teatrale che diventò un celebre musical della tradizione yiddish. Il sergente Cohen morì 26 agosto 1946 quando l'aereo con il quale stava rimpatriando in Inghilterra precipitò sulla Manica nei pressi dello stretto di Dover. Le spoglie mortali del Re non vennero mai ritrovate.
"A quanto pare Syd era un tipo un po' temerario, che amava volare basso sopra il mare, questo potrebbe aver causato l'incidente" raccontò Schwartzman. "Ma non lo sapremo mai con certezza". L'opera teatrale della tradizione yiddish invece continuò e continua a raccontare ad ogni mesca in scena un lieto fine: dove Re Cohen, rapito dalla bellezza selvaggia della terra che aveva conquistato, quanto dalla cortesia dei suoi abitanti, tornava a viverci dopo la guerra. Fino alla fine della sua vita, in pace e prosperità.»
Davide Bartoccini da un vecchio articolo