LETTERA APERTA AL MINISTRO DELRIO

Ieri ero a Roma.

Un convegno presso la Presidenza del Consiglio, nel centro dell'Urbe.

Esco e prendo un taxi per andare alla stazione.

Appena partiti, sfiliamo un incredibile numero di auto blu. Tutte di grossa cilindra, lucide e lussuose. Pascolano nell'area. Niente da eccepire. Sono certo che una ragione c'è.

Sono tutte tedesche. Anche qui niente da eccepire. Una ragione ci sarà.

Poco più avanti, il taxi affianca una bici. Un signore con la barba pedala allegramente e di buona lena. Ha un'aria serena, quasi sorridente, nonostante con una mano debba sostenere un traballante bauletto che rischia di cadere dal portapacchi posteriore.

Lì per lì non riconosco il ciclista. Poi realizzo. E' Graziano Delrio, il Ministro delle infrastrutture e trasporti.

Ovviamente non lo conosco di persona, ma - a pelle - mi è subito simpatico. Mi chiedo: perché? Ci sarà una ragione.

Non una. Diverse. 

Perché ha un'aria serena. Perché ha l'aria di uno che pedala per le vie di Reggio Emilia la domenica mattina. Perché mi piace l'idea che il ministro dei trasporti vada in bici. Perché in una Roma militarizzata e protetta per timore di attentati, un ministro pedala, da solo, dando un senso di tranquilla normalità.

Conclusione. Grazie ministro per il senso di vicinanza che mi ha trasmesso.

Consiglio. Ministro faccia sistemare quel bauletto, rischia di perderlo.

Impegno. Ministro, il buon esempio è contagioso. La prossima volta, in stazione, ci vado a piedi.