L'evoluzione della "Ricchezza delle Nazioni"


“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse…..”(Adam Smith)

Questa è solo una delle frasi celebri attribuite ad Adam Smith (filosofo morale scozzese e primo degli economisti dell’era moderna) che nell’anno 1776 (anno della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti) pubblicò “la Ricchezza delle Nazioni”. La Ricchezza delle Nazioni è un libro che per la prima volta fornì definizioni importanti in campo economico. Sue le definizioni di prezzo reale e prezzo nominale, prezzo di equilibrio e prezzo di mercato, rendita e rendimento, lavoro produttivo e improduttivo.

Adam Smith fu grande perché fornì indicazioni per rendere ricche le nazioni e queste sono ancora oggi molto attuali. Egli intuì inoltre che la Rivoluzione Industriale dell’Ottocento avrebbe portato trasformazioni profonde nella società ma non poté prevedere un esodo massiccio dalle campagne alle città, una sostenuta crescita demografica, una maggiore e diversa distribuzione delle ricchezze, una sostanziale modifica della struttura sociale e dell’equilibrio politico delle società Europee grazie anche all’innovazione tecnica e alle invenzioni (dalla macchina a vapore al telefono, ai medicinali e ai vaccini anti epidemie). 

Oggi le nazioni teorizzate da Adam Smith sono diventate non solo più ricche ma la loro ricchezza si è trasformata e redistribuita. Si è passati da una ricchezza prevalentemente agricola-terriera ad una ricchezza immobiliare-finanziaria. La somma delle ricchezze private più quelle statali si è quasi completamente trasformata in ricchezza privata ed è aumentata in valore. Il rapporto Capitale /Reddito, dopo essere disceso dal 1910 al 1950, è risalito per raggiungere livelli simili a quelli di fine 1800. La disuguaglianza dei redditi, diminuita dal 1940 al 1980, ha invertito la sua tendenza e ha raggiunto picchi superiori a quelli di inizio 1900. La distribuzione del PIL mondiale è notevolmente mutata portando alla luce prima l’ascesa del Nord America e più recentemente l’esplosione dei paesi Asiatici. Dal 1980 la quota di reddito da capitale è aumentata sempre più a spese della quota di reddito da lavoro.

A queste conclusioni è giunto l’economista francese Thomas Piketty con il suo best seller dal titolo “Il Capitale nel XXI secolo”, (appena finito di leggere). Thomas Piketty si avvale di un’eccezionale data base di informazioni statistiche e fornisce la prova empirica delle sue conclusioni, le quali, a mio modesto avviso, sono convincenti.


Pierpaolo Gigliotti

VP EMEA, Telecommunications & IT

7 anni

Grazie della interessante segnalazione Pasquale, lo leggerò!

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