L'organizzazione è morta. Viva l'organizzazione

L'organizzazione è morta. Viva l'organizzazione

Desiderio di felicità

La vecchia organizzazione taylorista – in cui la maggioranza dei lavoratori era costituita da operai, le macchine erano elettromeccaniche, le regole erano rigide e formali – ha dato i suoi frutti: allungamento della vita media, sviluppo demografico, aumento del benessere per molti, spinta formidabile allo sviluppo scientifico e tecnologico, scolarizzazione diffusa, mass media. Spremuta fino all’osso, modificata in tutti i particolari che ne incrementassero la produttività senza tuttavia snaturarne l’essenza, quest’organizzazione è giunta al suo capolinea: storicamente nata, storicamente è presso a morire. Prolungarne l’esistenza significa solo metterne crudelmente in luce i nuovi limiti intrinseci e occultarne i vecchi meriti.

Invece di apportare ritocchi ornamentali, che risaltano sul corpo dell’organizzazione industriale come un ridicolo maquillage sul cadavere del caro estinto, gli scienziati e gli operatori del settore farebbero bene a ripensare ex novo (ab imis fundamentis, come ebbe il coraggio di dire Francesco Bacone, padre della società industriale) il modo di produzione collettivo di prodotti e servizi, tarandone i nuovi criteri sulle nuove condizioni oggettive.

A ben guardare, non esiste più nessuna delle condizioni che decretarono la nascita e il successo dell’organizzazione industriale. Nel Primo mondo la tecnologia è prevalentemente digitale; i rapporti sono prevalentemente sovranazionali; i bisogni dei cittadini non sono più quelli primari degli immigrati a Filadelfia agli inizi del Novecento ma sono quelli “deboli” dei consumatori benestanti e consapevoli; il livello medio di conoscenze e di informazioni è cresciuto grazie alla scolarizzazione diffusa e ai mass media; le energie sfruttate e i materiali impiegati sono radicalmente innovati; la cultura è post-moderna; l’epistemologia introiettata da una buona percentuale di cittadini ha sostituito i concetti di linearità, semplicità, continuità con quelli di discontinuità e complessità; la concezione maschista viene progressivamente soppiantata dalla concezione androgina dei rapporti tra i sessi.

Nelle imprese, le linee gerarchiche vanno sempre più sfumando, le mansioni esecutive (fisiche e intellettuali) sono sempre più delegate alle macchine, la forza lavoro è sempre più composta da impiegati, manager, professional, dirigenti interni e professionisti esterni, con contratti a tempo definito, part-time, precario, di consulenza, e via dicendo.

Mentre nel lavoro si dissolve l’unità di tempo e di luogo della fabbrica e dell’ufficio, mentre la produzione di beni si trasforma sempre più in produzione di servizi interni ed esterni, mentre l’ideazione e la flessibilità prevalgono sull’esecuzione e la rigidità, mentre aumenta a vista d’occhio il numero di donne che sostituiscono uomini anche in posti di comando; nella società s’impongono nuovi soggetti, l’industria e persino il lavoro perdono centralità, il tempo destinato alla formazione, alla riproduzione e allo svago prevale nettamente sul tempo destinato al lavoro, la sfera emotiva viene rivalutata accanto a quella razionale, la dimensione soggettiva riconquista un posto dignitoso accanto alla dimensione collettiva, l’estetica viene apprezzata non meno della pratica.

Assistita bocca a bocca da un esercito in rotta (composto da vecchi capi del personale ostinati nella riproduzione di inutili contratti collettivi, vecchi dirigenti organizzativi addestrati all’arte del controllo, vecchi ingegneri chiusi nella corazza delle scienze presunte esatte, consulenti adusi a giochetti mentali tanto più apprezzati quanto più infantili, commercianti di idee in viaggio continuo tra California e Giappone alla ricerca di mercanzie teoriche di seconda mano) la vecchia, già gloriosa azienda tayloristica stenta a morire. E, nei suoi sussulti terminali, incapace di motivare coloro che si ostina a controllare, produce per l’esterno disoccupazione e merci sempre più inutili, mentre produce per l’interno procedure sempre più insensate e persone sempre più infelici. Intanto l’efficienza delle macchine riduce incessantemente la necessità di lavoro umano fisico e intellettuale, avvicinando di giorno in giorno il sogno di Taylor: una fabbrica completamente automatizzata, capace di liberare l’uomo da tutto il lavoro, e di restituirlo all’Eden delle attività ideative o dell’ozio creativo.

Secondo Taylor il suo sistema organizzativo permetteva di “aumentare la produzione, ridurre i costi, e contemporaneamente incrementare i guadagni dei lavoratori, evitando tensioni, ma basandosi soltanto sulla forza silenziosa del desiderio di guadagnare di più”. Oggi una parte sempre più importante di quella “forza silenziosa del desiderio” non è più mirata al maggior guadagno ma alla migliore qualità della vita e del lavoro. La sfida vinta dall’uomo (grazie a Taylor che l’aveva additata)¸ di come produrre sempre più beni con sempre meno lavoro, facendo leva sulla forza silenziosa del desiderio economico, è stata praticamente superata all’ormai remoto scadere del ventesimo secolo. La nuova sfida, che segnerà il ventunesimo secolo, è come inventare e diffondere una nuova organizzazione, capace di elevare la qualità della vita e del lavoro, facendo leva sulla forza silenziosa del desiderio di felicità. 

_______________________________________________________________________

Iscriviti alla nostra newsletter: sarai aggiornato sulle attività del Prof. De Masi e del suo studio. Scrivi a info@domenicodemasi.it

Maria Gabriella Formicola

Communication Specialist - Enel Grids - Innovation

10 mesi

Quanto manchi Prof...

Monica Dotti

Sociologa Sanitaria-

3 anni

Grazie Prof. Masi per le interessanti suggestioni.  Se quanto e’ stato delineato ha certamente un senso per le aziende che producono “ beni / prodotti ” ,mi chiedo quale  potrà’ essere la  futura organizzazione del lavoro nelle aziende sanitarie pubbliche impegnate a  produrre un bene immateriale : la  “ salute” ,la cui capacità di “ produzione” e “ organizzativa” in termini generali , e’ stata messa ovunque a dura prova dalla pandemia che ci ha recentemente travolto . Ritengo che anche in questo settore ,L ‘organizzazione del lavoro sia destinata  a profondi cambiamenti sia per quanto riguarda i sanitari che altre figure professionali presenti …e che non sia stata determinata solo dalla introduzione ed incentivazione dello smart working…prima pressoché inesistente in questo ambito…. Cosa ne pensa? 

Monica Annesini

Mediatrice didattica per il metodo di studio e la metacognizione → Supporto specifico per Disturbi dell'Apprendimento → Mediatrice sistemico relazionale in ambito scolastico, familiare e aziendale

3 anni

Grazie Professore, c'è davvero bisogno di cambiamento e di benessere.

Tiziana Cordaro

Helping and supporting your business become International| Out of the box thinker | #ConnectingPeople #ImprovingLives#GPTW

3 anni

Grazie Prof De Masi , spunti molto interessanti, che hanno attivato un accesa discussione. La velocità e la continua evoluzione è quello che vogliamo? Ritorniamo sempre alla felicità, come fonte primaria della nostra energia la quale ci permette di creare organizzazioni di successo.

Massimo Pizzo

Sociologo e consulente web marketing, esperienze in ricerca sociale e analisi delle politiche pubbliche.

3 anni

Le organizzazioni attuali penso dovrebbero ridare senso a un vecchio schema di lavoro condiviso che può ancora dare la bussola all'intera azienda, se ripreso con grande serietà e trasparenza. Completamente svuotati di senso da anni, la Mission e la Vision dovrebbero proprio raccontare con continuità la direzione organizzativa che una grande azienda vuole darsi nel medio periodo e nel lungo. Lo storytelling rivolto contemporaneamente all'interno e all'esterno dell'azienda è l'unico sistema che può dare il senso e la direzione del cambiamento. Al centro la qualità della vita dei lavoratori, la sostenibilità ambientale e l'utilità di medio periodo dei prodotti. Grazie professore per i suoi interessantissimi articoli!

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate