MALEDUCATI

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I manager che contattano aziende per proporre prodotti o servizi sanno bene di cosa sto parlando. Alcuni dei manager che per lavoro ricevono proposte di prodotti e servizi, ci meditino sopra (se pensano di averne bisogno).

Quando il manager A contatta il manager B (su linkedin, via email…) per chiedere di presentare la propria azienda o i suoi prodotti sta offrendo un servizio informativo. Il manager B che è stato contattato dovrebbe essergliene grato. Un esempio: un marketing manager che ha bisogno di modalità innovative per comunicare dovrebbe avere fra le sue mansioni quella di cercarle sul mercato, e dovrebbe ringraziare il manager A che lo contatta per segnalargliene alcune.  

 Bene, è noto che non funziona sempre cosi. Spesso le email inviate restano senza risposta, molte promesse di un contatto successivo restano inevase. Non si perde neanche un minuto per declinare l’offerta: proprio non vengono date risposte. Il manager che non risponde mai perché ha “ben altro da fare” non sa ( e noi ci permettiamo di ricordarglielo) che rispondere a una domanda posta con educazione, cortesia e senza invadenza è solo una questione di buona educazione: se non lo fai, manchi di rispetto a chi ti scrive , e mancare di rispetto al prossimo (chiunque esso sia) è da maleducati.

Ma le aziende pagano i manager per essere efficaci, non per essere educati (in realtà dovrebbero pretendere anche questo dai propri dipendenti, e alcune lo fanno). E allora abbandoniamo il punto di vista della civiltà nelle relazioni, e guardiamo la cosa dal punto di vista aziendale.

Prima di farlo, alcune precisazioni necessarie (che copio e incollo dal whatsup di un mio caro amico con cui abbiamo discusso del tema di questo articolo. "Ai tempi del telefono fisso c’era il filtro della segretaria, con il classico e abusato “è in riunione”, abbandonato quando ci si accorse che era usato anche nelle carrozzerie. Le persone più in gamba superavano il filtro e riuscivano a parlare con l’interessato - un successone -spesso con lieto fine. Con le email il filtro è saltato, ne arrivano a vagonate e ognuno si difende come può. Ci sono i “vuoi migliorare il tuo modo di lavorare”, ma non spiegano come . Ci sono i “vuoi parlare per qualche minuto di …” e poi i falsi inviti a parlare a convegni (raffinati perché vanno a toccare le corde narcisistiche del Manager)" . Ecco, non stiamo parlando di queste fattispecie: ci riferiamo a richieste di contatto "sincere", intelligenti, che già dall'approccio fanno intuire che il potenziale interlocutore non è un pirla, ma un professionista.

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Un manager figo di solito è un tipo molto curioso, guarda il mondo anche fuori dal suo computer per trovare spunti, idee: insomma per nutrire il proprio cervello.

Investire una piccola parte del proprio tempo lavorativo dando ascolto a interlocutori che sono fuori del circuito tradizionale di fornitori/consulenti è uno dei modi per uscire dalle paludi dell’autoreferenzialità e dell’ancoraggio a routine consolidate.

Aprirsi al mondo anche concedendo un quarto d’ora a una persona che non si conosce (ma che si è presentata in modo adeguato: non mi riferisco a chi spamma la stessa email senza- neanche lui- perdere dieci minuti per personalizzarla sulle potenziali esigenze specifiche dell'interlocutore) ) può rivelarsi un’attività preziosa per un manager, sopratutto oggi che le cose girano velocissime e si rischia di restare indietro senza neanche essersene resi conto. Concedersi anche quando si lavora di cavalcare ogni tanto a pelo l’entropia del Caso oltre che a pianificare, programmare, proceduralizzare il proprio lavoro ci apre, in definitiva, alla Vita, e alle tante possibilità che la vita offre. “Se volete fare ridere Dio raccontategli i vostri progetti” recita un aforisma yiddish. Vale per la nostra esistenza, ma anche per il lavoro.

 Le persone più importanti della mia vita le ho incontrate, tutte, per puro caso. E’ cosi per tutti: quando siete andati a quella festa, magari controvoglia, e avete incontrato la donna che avreste poi sposato, sapevate forse che li avreste incontrato la vostra futura moglie? 

Molti dei miei incontri professionali più interessanti sono nati rispondendo alla telefonata di una persona che prima non conoscevo. E, devo dire, anche qualcuno che poi ha trovato utile avermi conosciuto lo ha fatto rispondendo a una email scritta da me, che cominciava con “Egregio dottor etc etc”.

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Ma è ovunque cosi? Non proprio. In alcune delle grandi multinazionali più di successo rispondono, sempre, anche i CEO (o chi è stato delegato da loro a farlo). E’ un fatto di cultura, as usual.

Noi italiani abbiamo l’imprinting, difficile da cancellare, del senso del potere Borbonico (e, per il nord Italia, della dominazione spagnola): il potere è privilegio, status: se fuori dalla mia corte qualcuno mi chiede un incontro, si tratta di una questua, e lo tratto col malcelato fastidio con cui si trattano, appunto, i questuanti.

Nei Paesi di cultura calvinista (Max Weber ce lo ha insegnato) non è, in genere, cosi. Loro la pensano come Spiderman: with great power comes great responsibility.

Roberto Minerdo

Presidente @𝙊𝙉𝙏𝙈 | Direttore Generale @𝙐𝙩𝙤𝙥𝙞𝙖 | Chief Institutional Affairs & External Communication Officer @𝙃𝙮𝙥𝙚𝙧𝙡𝙤𝙤𝙥 𝙄𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖 | Presidente @𝙀𝙢𝙤𝙗𝙮

3 anni

Caro Ercole, condivido pienamente la tua analisi e anche i suggerimenti. La capacità di ascolto è ancora una rarità mentre il narcisismo dilaga. Per cogliere opportunità occorre aprire la mente e togliere gli ostacoli che spesso di contrappongono e appartengono alla cultura manageriale della ricorsa cieca del risultato. Anche io,come te, ho avviato collaborazioni professionali che spesso sono diventate amicizie, con persone che non conoscevo e non necessariamente perché mi erano state presentate da qualcuno, alcune di queste anche attraverso la rete di LinkedIn.

Giorgio Sacconi

Managing Director @ JAKALA | Startup Advisor | GenAI Explorer | Data&Creativity | Holocracy and Progressive Orga enthusiast @Kopernicana

3 anni

Nei principi siamo sempre d'accordo ma il diavolo si nasconde nei dettagli (o era Dio?), se il manager A sta spammando (leggi copiaincollando la stessa mail alla sua rubrica o chiedendo connessioni a caso su LinkedIn) senza prendersi la briga di investire 1 minuto per capire quale siano le mie esigenze, senza neppure personalizzare il testo... Ecco in quei casi, che sono la maggior parte della mia aneddotica, non mi sento in dovere di rispondere :)

Andrea Certo

Chief Executive Officer presso LSI LASTEM - Environmental Monitoring Solutions

3 anni

Il principio e’ corretto. Il problema è la quantità di email che ciascuno di noi riceve ogni giorno. Anche con tutta la buona volontà della terra è materialmente impossibile rispondere a tutte anche solo per ringraziare....

Dario Conti

Specialista commerciale settore stampa

3 anni

parole saggissime caro Ercole!

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