MICHAEL JORDAN E LA LEZIONE DELLO SQUALO
#HISTORYTELLING - FALLIRE NON DIVORA: NUTRE
Oltre a essere un grande giocatore di basket, Michael Jordan è passato alla storia per questa frase che ha detto:
“Io ho sbagliato più di 9.000 tiri nella mia carriera, ho perso quasi 300 partite. Ventisei volte mi hanno affidato il tiro che avrebbe dato la vittoria alla mia squadra e l’ho mancato. Ho fallito tantissime volte nella mia vita. E alla fine proprio questa è la ragione del mio successo”.
La storia dei suoi inizi è ben nota ma è utile ricordarla. Nel 1978, all’età di 15 anni, lo studente Jordan fa un provino nella squadra di pallacanestro della Laney High School. Non è accettato, non per mancanza di qualità tecnica, ma perché c’è disponibile un solo posto e l’allenatore preferisce darlo a un altro giovane più alto e più potente.
Jordan ci rimane terribilmente male: piange, è consolato dalla madre che lo convince a non arrendersi. Ed egli non si arrende: comincia a macinare record e diviene il giocatore più premiato nella storia dell’NBA. Egli fa in modo che la bocciatura e la delusione, che ha provato, siano la spinta a diventare migliore.
Jordan ricorda: “Ogni volta in cui la stanchezza mi aggrediva e mi suggeriva di smettere, io chiudevo gli occhi e rivedevo la lista di coloro che avevano superato quel provino, in cui il mio nome non c’era, e questo mi ricaricava”.
LESSON LEARNED
Per molte persone il fallimento pubblico diventa una pubblica umiliazione e le porta a cedere. Per Jordan invece (e così per i campioni del suo livello) la paura del fallimento e la derisione pubblica si trasformavano in una spinta al successo.
L'esperienza insegna: una storia a supporto
Il caso di Jordan è confermato da ricerche sperimentali. Ce n’è una particolarmente interessante nell’ambito della biologia marina.
“Uno squalo fu posto dai ricercatori in una grande vasca e nell’acqua furono gettati anche numerosi piccoli pesci. Come prevedibile, lo squalo si aggirò nella vasca dapprima lentamente, poi con grande rapidità attaccò e divorò i piccoli pesci.
A quel punto i biologi inserirono nella vasca un grosso foglio di fibra di vetro, creando nell’acqua due aree non comunicanti. Poi in una delle due aree misero lo squalo e, nell’altra area, un nuovo sciame di piccoli pesci. Di nuovo lo squalo attaccò. Questa volta però andò a sbattere contro il divisorio di fibra di vetro e rimbalzò lontano. Impavido continuò a ripetere il suo tentativo ogni decina di minuti, senza alcun risultato. Intanto i pesciolini nuotavano tranquilli nell’area protetta. Dopo qualche ora di tentativi lo squalo desistette.
Questo esperimento fu ripetuto alcune decine di volte nelle settimane seguenti. Ogni volta lo squalo diventava meno aggressivo e riduceva il numero degli attacchi che portava ai piccoli pesci, finché finalmente si stancò di aggredire il divisorio e semplicemente interruppe i suoi attacchi. Adesso i biologi rimossero il divisorio, ma lo squalo non riprese i suoi attacchi. Lo squalo aveva finalmente appreso l’esistenza di una barriera fra lui e i pesciolini e i pesciolini da quel momento poterono nuotare indisturbati.
Morale: molte persone, dopo un’esperienza di fallimenti e delusioni, cedono emotivamente e smettono di tentare. Come lo squalo in questa esperienza, credono che poiché non hanno avuto successo nel passato non avranno mai più successo. In altri termini, ciò che avviene è che essi continuano a vedere il divisorio nelle loro teste, anche se in realtà non c’è più”.
Altri, però, come Jordan, attingono alla loro forza interiore, imparano dagli insuccessi e riescono a dominare le loro incertezze!
Questi sono, in tutti mestieri, i grandi campioni.
Edoardo Lombardi pubblica regolarmente articoli e corsi su V+, il magazine che dà più Valore ai professionisti Sales e Business.
Qui ad esempio un altro parallelo con lo sport - il calcio - per portare al successo il team:
http://www.venderedipiu.it/dagli-strumenti/facciamo-gol
Presidente Fondatore Fondazione Anna e Marco (ETS) - Imprenditore della finanza
6 anniLa differenza tra un normale giocatore e un fuori classe. Dei primi ci ricordiamo delle belle cose, dei secondi i loro ( pochi) errori. Biaggio è stato un fuori classe, tutti ci ricordiamo del suo rigore sbagliato ai mondiali 94.