Moda o bussola evolutiva? Buon Ikigai a tutti!

Moda o bussola evolutiva? Buon Ikigai a tutti!

In questi ultimi anni, il concetto di Ikigai sembra aver trovato il suo posto d'onore nei manuali di crescita personale, nei corsi motivazionali e persino nelle riunioni aziendali. “Trova il tuo Ikigai e tutto andrà per il meglio”, si sente dire. Ma davvero tutto si risolve così? Oppure è solo l'ennesimo trend che promette cambiamenti miracolosi senza affrontare le vere questioni che stanno alla base della crescita personale e aziendale?

Seguire il trend è facile, cambiare è difficile. C'è una certa comodità nel cavalcare le mode. Si parla di Ikigai come fosse una bacchetta magica che permette di trovare la propria ragione di vita, ma spesso è più semplice abbracciare un concetto esotico e “seduttivo” che non fare i conti con la dura realtà. Mettere mano a un ciclo di servizio inefficiente, affrontare la questione del turnover o imparare a comunicare davvero con i propri dipendenti richiede tempo, energie e, soprattutto, una buona dose di umiltà.

Il problema non è l’Ikigai in sé – un concetto profondo e stimolante che invita a riflettere su ciò che amiamo, su ciò in cui siamo bravi, su cosa il mondo abbia bisogno e su cosa possiamo essere pagati. Il problema è come viene strumentalizzato, trasformato in una soluzione preconfezionata per tutti i problemi esistenziali e lavorativi.

Non è la prima volta che concetti nati in Giappone – o reinterpretati in chiave occidentale – conquistano il mondo del business e della crescita personale. Pensiamo al Kaizen, il miglioramento continuo, che è diventato un mantra aziendale. Oppure ai concetti di mindfulness reinterpretati con un pizzico di marketing occidentale. Ma è importante ricordare che dietro queste idee ci sono filosofie che richiedono un impegno costante e spesso una trasformazione culturale. Non basta applicare una tecnica, serve un cambiamento autentico.

E qui viene il punto cruciale: il cambiamento autentico è impegnativo. Richiede la volontà di guardarsi dentro, di accettare che non tutto funziona come dovrebbe e di affrontare le sfide che contano davvero. Quante aziende preferiscono concentrarsi su corsi e slogan alla moda piuttosto che rivedere un processo interno ormai obsoleto? Quante persone scelgono di leggere l’ennesimo libro di auto-aiuto piuttosto che affrontare con coraggio quella conversazione difficile che evitano da anni?

La verità è che il cambiamento non avviene attraverso scorciatoie o voli pindarici. Non è una questione di trovare la tecnica giusta, ma di avere la perseveranza di applicarla nel tempo. Cambiare significa essere disposti a fallire, a imparare da quel fallimento e a ricominciare. Significa accettare che il percorso è spesso più importante della meta.

Allora, come possiamo iniziare a cambiare davvero? Prima di tutto, dobbiamo porci le domande giuste. Non “Qual è il mio Ikigai?”, ma “Qual è il problema concreto che sto evitando di affrontare?”. Non “Come posso essere ispirato oggi?”, ma “Che azione concreta posso compiere oggi per migliorare anche di poco la mia situazione?”. Il cambiamento inizia quando smettiamo di cercare risposte facili e iniziamo a lavorare sulle cose che contano davvero.

Prendiamo, ad esempio, il mondo del lavoro. Molte aziende si concentrano su iniziative di team building o introducono metodologie alla moda, ma quante si prendono il tempo di ascoltare davvero i propri dipendenti? Quante valutano il potenziale inespresso all’interno dei loro team? Riconoscere il valore delle persone e creare un dialogo autentico richiede più sforzo di un workshop motivazionale, ma i risultati sono di gran lunga più duraturi.

Anche a livello personale, il cambiamento autentico significa guardare oltre i trend. Invece di cercare l’ennesima soluzione rapida, possiamo iniziare chiedendoci quali abitudini quotidiane ci stiano impedendo di crescere. Possiamo dedicarci con pazienza a migliorare un aspetto della nostra vita alla volta, senza aspettarci miracoli, ma accogliendo con fiducia i piccoli progressi.

Ikigai, Kaizen e altre filosofie possono essere strumenti potenti, ma solo se accompagnati da azioni concrete. Il rischio è trasformarle in slogan privi di sostanza, utili per il marketing ma poco efficaci nella realtà. Perché non iniziare con il chiedersi: qual è la sfida concreta che posso affrontare oggi? Quali azioni posso mettere in atto per migliorare il mio contesto lavorativo o personale?

Cambiare non è mai semplice. Ma è proprio in quella complessità, in quell’impegno costante e quotidiano, che si trova la vera crescita. Se vogliamo davvero fare la differenza – per noi stessi, per le nostre aziende, per il mondo intorno a noi – dobbiamo essere pronti a scendere dalle nuvole delle mode e metterci al lavoro con impegno e determinazione. E allora, la prossima volta che sentiamo parlare di Ikigai o di un qualsiasi altro concetto alla moda, chiediamoci: sto cercando un’ispirazione momentanea o sono pronto a cambiare davvero?

Ricorda, ogni passo conta. Non serve fare tutto oggi, ma inizia. Inizia a costruire il cambiamento che vuoi vedere. Perché il vero cambiamento non è mai una moda, è una scelta consapevole.

Buona vita ... e buon ikigai!!

Fabrizio Zaltron

Wealth management-Fintech-private equity-investimenti alternativi-blockchain Gruppo Sella spa

6 giorni

Io sono quello che sono perché durante il mio cammino professionale ho incontrato dei maestri. Non mi hanno insegnato le scorciatoie ma il duro lavoro.

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