Papa Francesco: accogliere la testimonianza di Dante Alighieri
Un profeta di speranza, un testimone della fede, un ricercatore del desiderio umano di felicità, un annunciatore della possibilità di riscatto per ogni uomo. Sono queste le principali caratteristiche di Dante Alighieri che papa Francesco ha evidenziato nella Lettera Apostolica “Candor lucis aeternae” (Splendore della luce eterna) pubblicata il 25 aprile 2021 in occasione dei 700 anni dalla morte del poeta fiorentino.
Esaminiamo sinteticamente il documento pontificio.
Per quale motivo il Papa ha riservato al maggiore Poeta italiano una Lettera Apostolica? "Con questa Lettera Apostolica desidero anch’io accostarmi alla vita e all’opera dell’illustre Poeta per percepire proprio tale risonanza, manifestandone sia l’attualità sia la perennità, e per cogliere quei moniti e quelle riflessioni che ancora oggi sono essenziali per tutta l’umanità, non solo per i credenti. L’opera di Dante, infatti, è parte integrante della nostra cultura, ci rimanda alle radici cristiane dell’Europa e dell’Occidente, rappresenta il patrimonio di ideali e di valori che anche oggi la Chiesa e la società civile propongono come base fondamentale della convivenza umana, in cui possiamo e dobbiamo riconoscerci tutti fratelli".
Gli scritti dei Pontefici
Nella prima parte della Lettera, Papa Francesco, evidenzia un breve excursus di ciò di che hanno affermato i suoi predecessori nell’ultimo secolo. Benedetto XV sottolineò: “l’intima unione di Dante con la cattedra di Pietro” dedicandogli l’enciclica “In praeclara summorum”. San Paolo VI lo ricordò con la Lettera Apostolica “Altissimi cantus” nella quale affermò: “Nostro è Dante! Nostro, vogliamo dire della fede cattolica perché molto amò la Chiesa, di cui cantò le glorie, e nostro perché riconobbe e venerò nel Pontefice romano il Vicario di Cristo”. Anche san Giovanni Paolo II ha spesso riproposto l’itinerario dantesco, attingendo dalle sue opere spunti di riflessione e di meditazione. E, Benedetto XVI, nell’Enciclica “Deus caritas est” ha evidenziato l’originalità della visione dantesca nella quale comunica poeticamente la novità dell’esperienza cristiana, scaturita dal mistero dell’Incarnazione: “La novità di un amore che ha spinto Dio ad assumere un volto umano, anzi ad assumere carne e sangue, l’intero essere umano”.
Alcune caratteristiche della personalità e dell’opera di Dante
-La vita di Dante Alighieri, paradigma della condizione umana
Il Poeta, ricorda il Pontefice, riflette profondamente sulla sua situazione personale circondata dall’ incertezza personale e dalla fragilità trasformandola in un cammino interiore che non si arrestò mai fino a quando non giunse alla meta. Scrive il Papa: “Ci imbattiamo in due temi fondamentali di tutta l’opera dantesca: il punto di partenza di ogni itinerario esistenziale, il desiderio, insito nell’animo umano, e il punto di arrivo, la felicità, data dalla visione dell’Amore che è Dio”.
-La missione del Poeta: profeta di speranza
Dante fu "un profeta di speranza". Così lo descrive il Papa: "Dante esule, pellegrino, fragile, ma ora forte della profonda e intima esperienza che lo ha trasformato, rinato grazie alla visione che dalle profondità degli inferi, dalla condizione umana più degradata, lo ha innalzato alla visione stessa di Dio, si erge dunque a messaggero di una nuova esistenza, a profeta di una nuova umanità che anela alla pace e alla felicità".
-Cantore del desiderio umano
Il cammino interiore che Dante ha compiuto lo porta ad essere "cantore del desiderio umano". Afferma il Papa: "Dante sa leggere in profondità il cuore umano e in tutti, anche nelle figure più abiette e inquietanti, o lontane dalla vita di fede, sa scorgere una scintilla di desiderio per raggiungere una qualche felicità, una pienezza di vita. Egli si ferma ad ascoltare le anime che incontra, dialoga con esse, le interroga per immedesimarsi e partecipare ai loro tormenti oppure alla loro beatitudine. Il Poeta, partendo dalla propria condizione personale, si fa così interprete del desiderio di ogni essere umano di proseguire il cammino finché non sia raggiunto l’approdo finale, non si sia trovata la verità, la risposta ai perché dell’esistenza, finché, come già affermava Sant’Agostino, il cuore non trovi riposo e pace in Dio".
-Poeta della misericordia di Dio e della libertà umana
Per quale ragione poeta della misericordia di Dio e della libertà umana? Ecco la risposta di Papa Francesco. "Dante si fa paladino della dignità di ogni essere umano e della libertà come condizione fondamentale sia delle scelte di vita sia della stessa fede. Il destino eterno dell’uomo – suggerisce Dante narrandoci le storie di tanti personaggi, illustri o poco conosciuti – dipende dalle loro scelte, dalla loro libertà: anche i gesti quotidiani e apparentemente insignificanti hanno una portata che va oltre il tempo, sono proiettati nella dimensione eterna. Il maggior dono di Dio all’uomo perché possa raggiungere la meta ultima è proprio la libertà". Prosegue il Pontefice: “Il maggior dono di Dio all’uomo perché possa raggiungere la meta ultima è proprio la libertà, come afferma Beatrice: ‘Lo maggior don che Dio per sua larghezza / fesse creando, e a la sua bontade / più conformato, e quel ch’e’ più apprezza, / fu de la volontà la libertate’ (Par. V, 19-22)”. E Francesco precisa: “Non sono affermazioni retoriche e vaghe, poiché scaturiscono dall’esistenza di chi conosce il costo della libertà: ‘Libertà va cercando, ch’è sì cara, / come sa chi per lei vita rifiuta’ ” (Purg. I, 71-72).
Due osservazioni finali
- Le tre donne della Commedia: Maria, Beatrice, Lucia
Nella Lettera Apostolica il Papa si sofferma anche sulle tre figure femminili della Divina Commedia che sono guide per Dante: Maria, la Madre di Dio, che raffigura la carità; Beatrice, simbolo di speranza; Santa Lucia, immagine della fede.
-Francesco, sposo di Madonna Povertà
Il Pontefice conclude la descrizione del Poeta indicando la profonda sintonia tra San Francesco e Dante: "Il primo, insieme ai suoi, uscì dal chiostro, andò tra la gente, per le vie di borghi e città, predicando al popolo, fermandosi nelle case; il secondo fece la scelta, incomprensibile all’epoca, di usare per il grande poema dell’aldilà la lingua di tutti e popolando il suo racconto di personaggi noti e meno noti, ma del tutto uguali in dignità ai potenti della terra". Approfondendo il tema della sintonia tra i due, il Papa aggiunge: “La santità e la sapienza di Francesco spiccano proprio perché Dante, guardando dal cielo la nostra terra, scorge la grettezza di chi confida nei beni terreni: ‘O insensata cura de’ mortali, / quanto son difettivi silogismi / quei che ti fanno in basso batter l’ali!’ ” (1-3).
L’invito del Papa: Accogliere la testimonianza di Dante Alighieri
A questo punto delle domande sono d’obbligo. Dante può annunciare qualcosa a noi uomini del XXI secolo? Che cosa può comunicarci? Il suo messaggio è ancora attuale?
La risposta di Papa Francesco è positiva. "Al termine di questo sintetico sguardo all’opera di Dante Alighieri, una miniera quasi infinita di conoscenze, di esperienze, di considerazioni in ogni ambito della ricerca umana, si impone una riflessione. La ricchezza di figure, di narrazioni, di simboli, di immagini suggestive e attraenti che Dante ci propone suscita certamente ammirazione, meraviglia, gratitudine. In lui possiamo quasi intravedere un precursore della nostra cultura multimediale, in cui parole e immagini, simboli e suoni, poesia e danza si fondono in un unico messaggio. Si comprende, allora, perché il suo poema abbia ispirato la creazione di innumerevoli opere d’arte di ogni genere. Anche se Dante è uomo del suo tempo e ha sensibilità diverse dalle nostre su alcuni temi, come ad esempio il rapporto tra le religioni, il suo umanesimo è ancora valido e attuale e può certamente essere punto di riferimento per quello che vogliamo costruire nel nostro tempo.
Ma perché Dante Alighieri, possa essere anche oggi un maestro, dobbiamo conoscerlo. Di conseguenza la sollecitazione di Papa Francesco: “Esorto le comunità cristiane, le istituzioni accademiche, le associazioni e i movimenti culturali, a promuovere iniziative volte alla conoscenza e alla diffusione del messaggio dantesco nella sua pienezza".
Un ultimo insegnamento. “Pur vivendo vicende drammatiche, tristi e angoscianti – conclude la Lettera – Dante non si rassegna mai, non soccombe, non accetta di sopprimere l’anelito di pienezza e di felicità che è nel suo cuore, né tanto meno si rassegna a cedere all’ingiustizia, all’ipocrisia, all’arroganza del potere, all’egoismo che rende il nostro mondo ‘l’aiuola che ci fa tanto feroci’”.
Director of Music at Canons Regular of St. John Cantius
3 anniQui parlo dell’astro più fulgido della letteratura italiana a sette secoli dalla sua morte. https://lanuovabq.it/it/dante-e-la-commedia-un-inno-solenne-a-maria-mediatrice