Piangere? Si, grazie! E’ il mio punto di forza.

Piangere? Si, grazie! E’ il mio punto di forza.

Circa due mesi fa, durante un colloquio di warm up con un dipendente di un’azienda del nord Italia, chiesi alla risorsa coinvolta nella sessione, quale fosse secondo lui uno dei fattori chiave del suo successo in termini di produttività. La risposta fu sorprendente: “So piangere. Mi libero dalle tensioni e dalle emozioni attraverso il pianto. Dopo aver pianto mi sento più leggero e riesco a vedere la situazione presa in esame con più lucidità. Il tutto con nuove e rinnovate energie”.

Spieghiamo, partendo da questa rassicurante testimonianza, i motivi per cui si piange e il perchè di questo fenomeno di riequilibrio interiore.

Il pianto è un mezzo sostanziale attraverso il quale impariamo a comunicare. Si piange per commozione, dolore, per una forte emozione.

“Dai non piangere” è forse una delle frasi che più spesso vengono usate in presenza sia di bambini che adulti quando arrivano le lacrime. Quello che in molti non conoscono, o ignorano, è che in realtà piangere può essere una strategia molto utile alla nostra salute fisica e mentale. L’aspetto spirituale invece, altrettanto importante, lo tratteremo a parte, con un articolo dedicato.

Il pianto è la prima modalità con cui impariamo a comunicare da neonati, è la prima cosa che facciamo appena veniamo al mondo. A livello evoluzionistico piangere ha lo scopo di attirare l’attenzione di qualcuno che possa proteggerci e prendersi cura di noi, innescando nell’altro una serie di meccanismi psicofisici che lo predispongono all’accudimento. Crescendo apprendiamo molte altre modalità di comunicazione sicuramente più efficaci, ma il pianto resta connesso alla manifestazione e comunicazione di emozioni che percepiamo come intense. È importante ricordare che l’intensità delle emozioni non dipende dall’evento vissuto ma dalla sensibilità e dalla percezione di ognuno di noi. Nella nostra cultura però, dopo una certa età, piangere viene visto come un comportamento inadeguato, come segno di debolezza o incapacità, portando alcuni di noi a eliminare questa modalità espressiva, talvolta allontanandoci dalle emozioni stesse, cosa che ovviamente a lungo andare non è funzionale e può essere causa di malessere.

4 benefici del pianto a livello fisico

Quando piangiamo si innescano alcuni meccanismi a livello fisiologico che sono positivi per la nostra salute:

  • Riduce i livelli di cortisolo: il cosiddetto “ormone dello stress” viene espulso attraverso la lacrimazione di tipo emotiva (quindi non come quando sbucci le cipolle). Ad una riduzione del cortisolo segue quindi una riduzione dei livelli di stress mentale e fisico, con effetti benefici anche a livello gastrico.
  • Migliora il sistema immunitario: le lacrime contengono un enzima (il lisozima) che ha un ruolo importante nella lotta ai batteri, a cui occhi e mucose del viso sono molto esposti.
  • Riduce la percezione del dolore: piangere quando ci facciamo male non è da deboli ma è una reazione del tutto naturale che ci permette di aumentare il rilascio di ormoni come endorfine e ossitocina che hanno la funzione di antidolorifici naturali
  • Regola il battito cardiaco e migliora il riposo: dopo un pianto intenso il nostro corpo reagisce regolando il battito cardiaco a livelli ottimali, nonché la respirazione. Questo permette di generare uno stato di benessere e calma fisica, contribuendo anche ad una maggior qualità del riposo.

3 benefici del pianto a livello psicologico

Ovviamente i benefici del pianto non sono solo a livello fisico, ma si presentano soprattutto a livello psicologico:

  • Permette di gestire emozioni intense: proprio perché piangere aiuta a regolare il battito e la respirazione, ci aiuta a gestire e sfogare in modo più funzionale le emozioni intense. Qualsiasi emozione può essere sfogata tramite il pianto, dalla rabbia alla gioia, e ci permette di ritornare ad uno stato di attivazione ottimale.
  • Migliora il tono dell’umore: così come per il dolore fisico, ossitocina ed endorfine possono essere degli antidolorifici anche per il nostro dolore emotivo, permettendoci di aumentare il tono dell’umore ed il benessere mentale.
  • Genera empatia, supporto e condivisione: per i motivi che abbiamo visto nel primo paragrafo, piangere è un’importante modalità di comunicazione del nostro stato emotivo, che permette di generare nell’altro empatia, spinta all’accudimento, vicinanza e condivisione, rafforzando così i legami relazionali.

Piangere quindi si dimostra un’ottima strategia, che può realmente calmarci ed aumentare i nostri livelli di benessere. E’ un regolatore sistemico.

Piangere come passaggio evolutivo cruciale dell’uomo

Michael Trimble, neurologo dello University College London’s Institute of Neurology, nel suo libro intitolato “Why Humans like to Cry” identifica il piangere come passo fondamentale nell’evoluzione dell’uomo. Secondo Trimble gli uomini avrebbero iniziato a piangere per dimostrare le proprie emozioni prima ancora di iniziare a usare il linguaggio parlato.

Il neurologo sostiene che il momento in cui la lacrima è divenuta un grido di aiuto e un segnale di sofferenza emotiva sia stato fortemente collegato con la nascita dell’auto consapevolezza e con la crescita del cervello sociale. La lacrima insomma rappresenta uno spartiacque emotivo nell’evoluzione umana che ha iniziato anche ad affermarsi con il crescere dell’empatia verso gli altri esseri della nostra specie. E la consapevolezza che questi possono andarsene, magari per sempre.

Il pianto umano nasce come attaccamento emotivo agli altri individui, incoraggiato da una mimica facciale che negli umani è divenuta sempre più sofisticata con il passare del tempo. Nel libro il ricercatore precisa anche quali sono le aree cerebrali coinvolte. In sintesi sono in un collegamento tra la porzione anteriore della corteccia cerebrale e le aree cerebrali deputate alla rappresentazione delle emozioni: il sistema limbico e il sistema nervoso neurovegetativo che coordina la frequenza cardiaca, la respirazione e la parola, attività collegate al pianto.

Le lacrime contengono una grande quantità di elementi chimici in grado di comportarsi come messaggeri olfattivi, impercettibili ma sicuramente efficaci. Il pianto dunque come elemento di comunicazione emotiva ed affettiva, come strumento relazionale e segno di forza, non di debolezza. Gli unici esseri viventi che piangono con un contenuto emotivo sono gli essere umani e questa caratteristica esclusiva è così ancestrale da aver addirittura preceduto l’acquisizione del linguaggio.

Secondo l’eminente psicologo Daniel Goleman quando tratteniamo le lacrime, sono le nostre emozioni che lottano per esprimersi, reprimiamo la nostra rabbia e la nostra tristezza in modo da subire gli effetti di quest’ultima. Secondo il dottor Frey, biochimico e capo del dipartimento di psichiatria del Ramsey Medical Center, le lacrime sono un processo che consente al corpo di rilasciare tossine indotte dallo stress emotivo. In effetti, le lacrime secrete durante una situazione emotiva dolorosa sono cariche di proteine e ormoni legati allo stress (ACTH e prolattina), pertanto, l’esperto ritiene che le lacrime aiutino a calmare lo spirito. Piangere è catartico.

Sigmund Freud è stato il primo a realizzare degli studi sul pianto. Quando le parole diventano difficili da esprimere, il corpo può assumere il controllo e definire determinate emozioni; le lacrime sarebbero quindi un modo per evidenziare la sofferenza e il bisogno di consolazione. Alleviano alcune forti emozioni.

Quando si verifica un sovraccarico emotivo correlato a stress, angoscia o persino gioia, il pianto aiuta a liberare tutte le tensioni interne e ripristinare l’equilibrio emotivo. 

Sempre più scuole e aziende nel mondo invitano gli scolari e dipendenti a piangere per superare lo stress e migliorare la propria salute mentale. Secondo gli esperti, le lacrime di gioia o di tristezza aiutano a scaricare la tensione e a far rilassare il sistema nervoso. “Il pianto è un sistema d’autodifesa dallo stress costante”, - afferma il professore Junko Umihara della università medica giapponese Nippon Medical School. In Giappone, Hidefumi Yoshida, ex professore del liceo, che si definisce “namida sensei” (“professore del pianto”) da oltre 5 anni dà lezioni del pianto nelle scuole e nelle aziende del Paese, insegnando agli alunni “i benefici del pianto”. Secondo il “professore del pianto”, versare le lacrime porta più benefici nel togliere lo stress rispetto al sonno o alle risate. Il Giappone ha già introdotto sin dal 2015 il programma obbligatorio per il controllo dello stress per le aziende con 50 o più dipendenti. Da allora le lezioni di Hidefumi Yoshida vanno a ruba e soltanto negli ultimi due anni è stato ingaggiato da oltre 100 società.

Ma come si fa a provocare il pianto? Molto semplice: guardare film strappalacrime, ascoltare musica sentimentale o leggere libri passionali. Il "professore del pianto” non ha dubbi: se piangi una volta la settimana, avrai una vita serena priva di stress.

Come per qualsiasi altra cosa, però, anche l’atto di piangere, ai suoi estremi (cioè sempre o mai), può essere segnale di forte malessere, che necessita di essere accolto e supportato all’interno di una terapia psicologica.

E tu, che rapporto hai con il pianto? Se vuoi puoi scriverlo nei commenti.

Per saperne di più: corsi di formazione all’educazione emotiva by Gabrielli&Partner .

Antonio Palmarini

Imprenditore seriale e Founder di askjinn.ai

7 mesi

Mauro, Interessante, grazie per la condivisione!

Cristina Costaggiu

Amministratore presso Comark Italia

1 anno

È sicuramente uno dei miei punti di forza, quando succede mi svuoto e riprendo energia. In troppi lo sottovalutano o appunto trattengono…

Giuseppe Fernicola

Mi occupo di sviluppo organizzativo e personale delle PMI

1 anno

Bella elegia del pianto. Anche su questo fronte abbiamo molto da imparare dalle donne.

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